Il fiato mi si blocca in gola, mentre schizzi di sangue caldo mi lambiscono la fronte. Mi fa male la testa, ho voglia di urlare. Molly cade a terra, incosciente. Non riesce a parlare, l'ibrido continua a lacerare il suo collo. Senza pensare prendo il coltello e uccido l'animale che ha ridotto la mia amica in uno stato inimmaginabile.
Prendo il pennuto da terra e gli tiro il collo strappando l'animale il due pezzi e inizio a urlare. Mi accovaccio vicino a Molly, ma appena le ginocchia toccano terra il cannone spara. La guardo un' ultima volta, la voragine di apre per tutto il collo, gli occhi sbarrati, i capelli ancora lucenti. Mi allontano barcollante, non coscente. Percorro quelli che mi sembrano un paio di chilometri di corsa e poi mi accovaccio sulla sponda di un torrente.
Avremmo dovuto trovarla insieme, l'acqua, penso mentre prendo un legnetto e lo lancio nella fonte. Mi sdraio sull'erba e guardo le nuvole mentre piango. Penso a Molly, a quanto velocemente sia entrata a far parte della mia vita e a quanto altrettanto velocemente se ne sia andata.
Non ho già più voglia di stare nell'Arena, di partecipare a questo stupido gioco. Voglio tornare a casa, anche se in una bara, ma voglio tornarci.
Mi alzo in piedi e mi guardo nel riflesso dell'acqua. Noto che sono già più magra e sporca. Tuffo la faccia nell'acqua fresca e urlo con tutta la forza che mi rimane. Medico il braccio, il cui dolore non fa male se confrontato a cosa sento quando penso a Molly. Poi prendo il coltello e, con l'altra mano tendo una ciocca di capelli e taglio all'altezza delle spalle. Lo faccio con tutte le ciocche, che cadono come grano nell'acqua limpida. Il risultato è un taglio corto, che fa davvero molto schifo. Ma chi se ne importa? Guardo i capelli proseguire il viaggio nel fiume e appena vedo l'ultimo mazzo biondo sparire detro una roccia, mi salta in mente qualcosa, qualcuno. Forse l'unica meta che mi resta qui nell'Arena. Hervey.
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I 63' HUNGER GAMES
FanfictionNon avevo mai odiato il mio nome così tanto. Il modo in cui era eccheggiato nella piazza. Il modo in cui aveva annunciato che sono io. Che sono io che devo morire.