Capitolo quattordici

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So che non mi farà del male, nemmeno qui nell'Arena. Se verrò uccisa, meglio dire quando, non sarà Molly a farlo.
Ci abbracciamo, forse prese da un senso umano profondo. È bello avere qualcuno accanto, soprattutto se è nella tua stessa condizione.
Molly mi racconta del bagno di sangue, a cui ha partecipato. Non ha ottenuto molto, ma almeno è riuscita a raccattare un'ascia.
-Chi è morto?- le chiedo, mentre ci sediamo su un tronco caduto per terra.
-Solo cinque persone. La ragazza del Distretto Dodici, la ragazza del Nove, entrambi i tributi del Sei, il ragazzo dell'Otto- dice.
Mi si stringe lo stomaco: i Favoriti sono ancora vivi, tutti.
-Ah, e poi ho sentito il cannone, stamattina- continua.
-Sì, il ragazzo del Dieci. L'ho ucciso io-. Mugugno.
La sua espressione è stupore assoluto, ma poi si dissolve.
-Un punto a favore per gli Sponsor- dice, alla fine.
Sì, gli Sponsor, giusto. I ricchi di Capitle City che sponsorizzano i tributi. Non ci avevo pensato. O meglio dire, non ho voluto riflettere su questo lato davvero poco umano dei giochi.
Trascorriamo la giornata a cacciare dei fagiani, che poi mangiamo alla sera. È più facile prenderli, con l'arco e le frecce di Molly. Facciamo attenzione a non fare molto fumo col fuoco, che lei accende, e poi saliamo su un albero.
-Lo hai visto?- le chiedo, mentre cerco di mettermi comoda su un tronco vicino al suo.
-Chi? Hervey?- chiede.
Annuisco.
-No. Alla Cornucopia credo fosse sulla piattaforma accanto alla mia, ma non sono sicura in quanto c'era buio-.
Mi guarda un attimo,  i capelli rossi raccolti sotto al cappuccio.
-Tranquilla. Lo scopriremo subito se è morto- dice alla fine, puntando il cielo tra le foglie. Di tutta risposta il sigillo di Capitle City comincia a splendere nel cielo, accompagnato dall'inno. Ogni sera lo faranno splendere seguito dai volti dei tributi morti. E con mio grande sollievo, il viso di Hervey non compare.
Ci diamo la "Buona notte", meglio dire una "notte da ancora vivi", ma entrambe non dormiamo. Iniziamo a parlare di casa, sempre attente a non fare commenti sbagliati sulla Capitale.
Riflettiamo su tematiche personali, come la famiglia. Le descrivo Clary, le racconto di quanto sia simile a me e di quanto sua buona gentile. E tralascio il fatto che mi manca un sacco.
Lei a casa vive da sola, là nel Distretto Cinque, ma è assuefatta a questo tipo di vita. È ormai tardi quando scivolo nel sonno. In un sonno inquieto, pieno di pensieri, di riferimenti agli Hunger Games. E sono consapevole che quelli, se sopravviverò, rimarranno comunque per sempre.

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