Capitolo undici

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Donna viene a prendermi all'alba. Sono ancora nella camera di Hervey, ma non sembra sorpresa. Lui, invece, farà il viaggio verso l'Arena con un uomo di cui non conosco il nome.
-Ci si vede- mi dice Hervey, mentre mi abbraccia.
Quando esce dalla camera, il vuoto mi si apre all'interno.
-Seguimi- dice Donna. Andiamo sul tetto del palazzo, dove mi aspetta un hovercraft. Una volta all'interno faccio colazione, ma rimetto tutto nel gabinetto. Voliamo per circa una ventina di minuti, nei quali non riesco a parlare o a muovermi.
Mi inseriscono il localizzatore nel braccio, ma non fa dolore se lo confronto a quello che sento dentro.
Quando ci avviciniamo all'Arena si oscurano i vetri e l'hovercraft si abbassa. Mi fanno scendere insieme a Donna e percorriamo un sotterraneo fin che non arriviamo alla mia camera del lancio (dove verrò introdotta nell'Arena).
Donna mi aiuta a indossare la divisa, la stessa per tutti i tributi. Pantaloni grezzi ma resistenti, casacca nera per il freddo, camicia e stivali.
-Come stai?- mi chiede alla fine.
-Cosa avete tu e Hervey? Non potete chiedere a un tributo come sta! Specialmente tu, che ora te ne torni nella tua bellissima camera a Capitle City!- le ringhio contro, tremante dall'ira.
-Hai ragione- risponde e, inaspettatamente, mi abbraccia.
La tensione esplode e comincio a piangere mentre la stringo forte. Perché devo subire tutto questo?
Mi intreccia i capelli biondi sulla testa.
Sto quasi iniziando a calmarmi, quando una voce annuncia che mancano 20 secondi al lancio. Mi viene la nausea, sono scossa da brividi.
-Saluta mia sorella, quando tornerai al Distretto- dico, tremante.
Raggiungo il cilindro di vetro, che si apre. Ci vado dentro. Dopo poco tempo, la piattaforma comincia a salire.

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