Capitolo due

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Molto spesso, quando mi trovo nel boschetto di abeti vicino a casa, salgo su un albero, in alto. La parte difficile è sempre tornare a terra, infatti di solito riesco ad arrivare solo a metà tronco aggrappata alla corteccia. Poi mi lascio cadere giù, abituata al salto. Alcune volte, però, succede che mi lascio da troppo in alto. Una volta sono caduta di schiena, ci ho messo un bel po' per riprendere fiato.
È così che mi sento ora. Non riesco a respirare. Sento le gambe che fremono come non hanno mai fatto.
Hanno davvero chiamato me? Tra tutte? La risposta mi arriva immediata, appena vedo l'espressione indefinibile di mia sorella. Non dice nulla.
La voce di Gensul Moil, la presentatrice, è ancora più insopportabile ora.
-Wendy Wilson?- chiama al microfono. Non ho scelta.
Comicio a camminare verso la specie di palco, con gli occhi di tutti che seguono i miei movimenti. Salire i due gradini che lo precedono sembrano la cosa più difficile del mondo da affrontare.
-Che coraggio! Fate un applauso alla ragazza che avrà l'onore di rappresentare il distretto sette ai 63esimi Hunger Games!- esclama Gensul.
Quando la gente applaude mi è davvero difficile non piangere. Sento il lamento di qualcuno nella folla indistinta. Sarà mia madre? Clary?
Gensul accorre alla boccia per i ragazzi. Spero solo di non conoscere chi verrà scelto.
-Hervey Jills-.
Scruto tra la gente e poi lo vedo. L'ho ancora visto, ma non lo conosco. Cammina verso il palco, barcollante ma sicuro di sé. Ho già paura. Sono così esile confronto a lui.
Quando ci fanno stringere la mano, noto che la sua trema. Lo guardo negli occhi, sperando che capisca che non mi dispiacerebbe fare squadra con lui. 
In fondo, siamo tutti nella stessa barca.
Scortano me e Hervey dentro un vagone del treno dove potremmo vedere per l'ultima volta i parenti.
Il vagone che assegnano a me è ricoperto da una stoffa dorata e blu. Mia madre è la prima ad entrare, con mia sorella Clary.
Si lanciano su di me, stringendomi in un abbraccio asfissiante. Quando si staccano non abbiamo ormai molto tempo.
-Mamma scusa per tutto. Anche a te, Clary- dico, cercando di mantenere saldo il labbro inferiore.
Passiamo un altro minuto abbracciate e poi entra un Pacificatore per farle uscire.
-Tempo scaduto-.
Loro cominciano a ululare, oramai in un mare di lacrime. Vedo un'ultima ciocca bionda di mia sorella sparire dietro la porta e comincio a piangere anche io. Le rivedrò mai di nuovo?
Poi entra mio padre, a mia sorpresa. Non aveva assistito alla mietitura, nonostante i rischi che questo fatto provoca.
Come sempre non dice niente. Si siede accanto a me e chiude gli occhi.
Il Pacificatore arriva troppo presto. Mio padre di alza, mi bacia la testa ed esce, senza dire nulla. So che soffre.
Anche Holly e la sua famiglia vengono a dirmi addio. Anche Susan e Mike, i miei cugini.
Quando le persone che vogliono salutarmi sono terminate, attendo seduta su una sedia che mi scortino in un altro vagone e che il treno inizi il viaggio per Capitle City. Sento le lacrime scendere ancora sulle guance. Sembra uno scherzo. Eppure è successo. Penso a quando Gensul è andata alla boccia delle femmine e ha preso proprio la mia targhetta.
Non avevo mai odiato il mio nome così tanto. Il modo in cui era eccheggiato nella piazza. Il modo in cui aveva annunciato che sono io. Che sono io che devo morire.

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