Skeleton Pages

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P R E F A C E

Settembre 2016

Pagine che fanno male al cuore, te lo stritolano e lo divorano, affogandolo nell'inchiostro ormai invecchiato; quelle pagine maledette, quelle che inglobano ricordi, il passato, forse traumi.

Tutti noi abbiamo sfogliato almeno una volta nella vita delle pagine strapiene di scheletri del passato. Ed ecco un elemento che farcisce una buona fetta delle nostre debolezze: vecchi effetti personali.

I ricordi ce li costruiamo – pure ora, proprio in questi istanti – e anche prima che avevo gli occhi fissi a guardare lo scatolone degli oggetti che ho dovuto tirare fuori. Dopo tutto questo io porto il mio culo via da qui. Dopo Cassidy io stacco da queste mura, questa vistosa e bella casa – io adesso vado a cercarmi un angolino di Orlando migliore di questo, nudo e privo di tutta questa schifosa patina di sentimentalismo che ricopre ogni mattonella.

Non avevo messo in conto che il trasloco caccia fuori gli scatoloni impolverati, però. E mi ero persuaso che mi avrebbe aiutato osservarmi un po' intorno. Guardarmi in questa casa e conoscermi e ricordarmi meglio. Ricordarmi di me – che sono sempre io ma che sto facendo errori che ho già fatto in passato. Che a proposito, quello talvolta lo reprimo...

Ma all'animo debole degli esseri umani, ho scoperto, è sufficiente un pezzo di passato a demolire, demolire e demolire.

Distruzione ovunque e al centro una scatola di oggetti. Vecchie ricevute, una penna mangiucchiata, un'altra con dei peli rosa e impolverati all'estremità – quella era di Savannah – un vecchio snapback di Zayn e degli occhiali di capodanno, i due zeri centrali di 2000 incanalano le lenti fluorescenti.

Sulla pila di oggetti c'è il tomo che avevo dimenticato di possedere.

1999 – L'ultimo annuario del liceo.

La rilegatura è ancora immacolata, intoccata – ma a chi interessa dell'annuario? A nessuno. A me no di certo – neanche mi ero fermato a leggere le stronzate degli studenti.

Ma lo apro lo stesso e vaffanculo. Lo apro anche se dico che non m'interessa.

Prima pagina; non posso ancora leggerla, c'è un foglio svolazzante. E' a righe. Usavo solo le righe, se potevo. L'inchiostro era blu ma ora sembra quasi violetto. Il bianco è ingiallito agli angoli.

Maledico l'inferno in cui sono circa ogni minuto di ogni giornata in ogni respiro e in ogni tuo sguardo perso e consapevole. Sempre che lo sai, tu. Eh?

Desidero la tua attenzione ogni istante della giornata. Desidero che tu non sappia già cosa stia per accadere ogni volta – ogni cazzo di volta. Vorrei che non sapessi esattamente cosa quali emozioni ti stanno per ingannare il petto. Vorrei che non avessi provato nulla di tutto questo – e invece.

E invece.

La mia grafia è sempre la stessa.

Ho riso alla cancellatura (la parola cosa non andava bene, non andava bene) e poi ho sorriso guardando la chiazza scura su un angolo a indicare che una sigaretta accesa si è avvicinata troppo al foglio.

Resto impietrito quando scopro altri fogli svolazzanti fra le pagine dell'annuario maledetto.


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