Soltanto Savannah e Zayn potevano capirsi così bene durante uno dei noiosi soliloqui di Harry in cui ciarlava di una donna.
Il giorno dopo, con lo zigomo viola e l'occhio porpora, a scuola Harry parlò di Akiko ai suoi due amici. Uno che guardava Zulay vagare per il corridoio con la gonnellina da cheerleader svolazzante, l'altra che guardava Zayn guardare Zulay vagare per il corridoio.
Essenzialmente nessuno stava realmente ascoltando Harry – solo quando cominciò ad avere dubbi relativamente a chi dei due stesse prestando attenzione a ciò che diceva, Savannah gli chiese: "E questa tizia qua, Akiko, sull'occhio nero che t'ha detto?"
"Dev'essere abituata a certe cose. O a farsi i cazzi suoi, perché non mi ha chiesto niente".
Harry così, in quel momento era particolarmente loquace, Zayn sbavava, Savannah soffriva. Che giornata di merda! E quando poi Harry disse a Savi che suo padre conosceva le ragioni per quel richiamo dal preside, lei s'infuriò tanto da persuadere pure Zayn a incazzarsi con Harry.
"Non è che visto che il tuo papino è il tuo migliore amico allora deve conoscere tutti i cazzi miei. E' una cosa umiliante, Harry!" Ma lui era stato messo alle strette dal padre, perciò non aveva avuto altra scelta se non quella di parlargliene. Il tono di Savannah e lo sguardo di rimprovero di Zayn lo ferirono, ma la ragazza non poteva capire appieno perché era troppo condizionata dall'umiliante realtà che aveva vissuto e che avrebbe voluto con tutta se stessa restasse intima, solo fra di loro.
Il litigio fu inevitabile; così, quel pomeriggio non condivisero l'erba che aveva Harry. Non avevano voglia di sputarsi ancora veleno addosso (chiaramente l'indomani mattina poi avrebbero fatto pace con le dovute scuse e chiarimenti, ma quel pomeriggio, evidentemente, doveva andare così). Quel pomeriggio Savannah rimase sola in casa, a rimuginare su quanto accaduto, Zayn riuscì a farsi una chiacchierata con Zulay, rimase in palestra per assistere agli allenamenti e per constatare che la dolce e bella cheerleader, della sera del Valentino Alcolico, non si ricordava proprio nulla e nessuno tanto era fatta, così almeno si era tolto un pensiero e avrebbe potuto ricominciare col piede giusto, o almeno provarci.
Harry invece aveva queste trentadue cartine tutte belle splendenti nel pacchetto Rizla Argento, le sue preferite, un blocchetto di filtrini con sei cartoncini ancora intatti che aveva trovato nel cassetto delle mutande e l'erba da fumarsi. Cosa fece con tutto quel ben di dio? Prese la linea R7, si riempì le tasche delle sue cose belle e nuove ma che non vedeva l'ora di consumare e, prima di salire sul pullman, si accertò di avere i capelli a posto – ovvero, disordinati nel modo giusto. La linea R7 dopo 35 minuti di viaggio ti mollava alla fermata, quella lì alla stazione di servizio che a Harry piaceva tanto, ma solo perché c'era un nesso con Aki. Arrivò e aspettò. Aspettò un'ora. Un'ora e mezza. Un'ora e quarantasette. Un'ora e cinquantanove. Due ore e dodici. Ma che stava facendo? Che sperava di recuperare da lì?
Due ore e mezza erano passate insieme alle sei di pomeriggio. E insieme alla macchina di Aki.
Uno scenario che a Harry fece rimbombare il suono del suo stesso respiro nelle orecchie. Uno scenario pazzo, che lui non aveva pensato di vivere perché stava solo temporeggiando con un libro che non gli interessava manco per niente seduto a un tavolino e a guardare la vetrata di quel malandato posto. Eppure Akiko era arrivata, parcheggiando quella macchinona nera che Harry avrebbe detto fosse praticamente abitata, per tutte le cianfrusaglie che conteneva. Harry uscì fuori mentre si affrettava, impegnandosi a non far tremolare le dita per non dare nell'occhio che, la sigaretta che teneva in mano, aveva altre proprietà, proprietà che se le inalavi ti facevano ridere.
Harry uscì fuori mentre rullava coi polpastrelli stretti stretti sulla cartina, le maniche larghe del solito maglione slabbrato a coprire le piccole manovre impercettibili che faceva. Si mise accanto a una colonna del parcheggio che stava davanti al piccolo edificio, appoggiò il piede al muro e cacciò la lingua dalla bocca.
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Soft Sound (Young Styles/14+)
Historia Cortab e f o r e s o f t p o r n ; Molto prima della sua Cassie, circa 16 anni antecedenti alla sua nascita, Harry bazzicava in giro per la sua soleggiata città insieme a Zayn e a Savannah. Godeva di relazioni divertenti, credeva lui. Di nottate pien...