Settembre 2016
Strafarsi di memorie a volte nuoce la parte del cervello che promette di custodire i ricordi. Tutti lo sanno. Chi è che non lo sa? Se c'hai troppe cose in tesa ti perdi i pezzi. Ed è così che è successo a Harry oggi mentre sta lì a rovistare tra i suoi effetti di adolescente. Lui quel primo incontro con la ragazza dai grandi occhi hazel non se lo ricorda proprio. Quelle due grosse pietre color miele e melma verde nelle sclere gli avevano permesso di etichettarla nella sua testa come hazel, appunto, prima ancora che lei le dicesse che poteva chiamarla Aki. Harry, comunque, continua a non ricordarsi nulla di quel primo incontro con Aki.
"Mi chiamo Akiko perché sono nata in Novembre, in Giappone."
"E che vuol dire?"
"Il mio nome?" Non era certa che Harry si riferisse a questo, ma lui annuì, allora lei gli spiegò: "Akiko è Bambina d'autunno. Bambina splendente d'autunno, per l'esattezza."
Questo Harry se lo ricorda solo perché il suo nome funge da promemoria, e perché Harry tutt'ora sa che quello è un nome stupendo, per una ragazza come lei. Ricorda anche un po' della sua storia, della sua hazel.
Akiko diceva di avere solo quattro cose per sé: i suoi miseri 22 anni di esperienze, una chitarra sgangherata, un walkman e la macchina di suo padre perché era l'unica cosa che gli era rimasta, che era morto e pure sua madre. "Andati. Puff". Così aveva detto. Lei viveva in un buco ammuffito qui alla periferia di Orlando, casa dello zio, ma lui non ci stava mai in quello sgabuzzino di merda. Era sempre alla stazione di servizio, quella dove lei, Harry, Zayn e Savannah si incontrarono la prima volta alle prime luci dell'alba. Suo zio andava lì perché ci lavorava, poi forse si ubriacava, se gli girava così, e allora lei andava a recuperarlo e i camionisti la prendevano per una prostituta perché troppo giovane per stare lì in quel posto, a quell'ora.
"Che altro se non puttana?" Come rideva Aki di quelle nomine che le avevano affibbiato.
Tutto questo erano cazzate, a lei non importava, infatti ne rideva. Harry sa tutto ciò di Aki, ma non riesce a ricordare quand'era che lei glielo avesse confidato, quell'incontro non riesce a potarlo nuovamente a galla. E' come se una parte dei suoi ricordi fosse stata rubata. Non capisce neanche come fosse possibile che una ragazza che non fosse studentessa si trovasse lì, nel bel mezzo del cortile interno dell'università senza dover seguire le lezioni.
Harry non si può dar pace. Non riesce a ricordare come fosse accaduto, come si fossero dati l'un l'altra, poi, in seguito. Si ricorda soltanto della fine di tutta quella storia, così rovista ancora tra le pagine del suo annuario dell'ultimo anno, sperando di poter trovare altri pezzi di Aki, la sua hazel. Cerca nello scatolone. Cerca ancora quando non trova niente, fino a una singola graffetta che tiene insieme due fogli svolazzanti. Harry vuole leggere la prima lettera, l'aveva scritta proprio lui per lei, poi constata che il secondo foglio è la risposta di lei, e allora prende a leggere dalla prima.
Mi piacerebbe, ogni tanto, che tu sentissi la mia pelle. Vorrei poter vedere carne accondiscendersi.
Vorrei che tu provassi a dimenticare quelle memorie che ti massacrano i ricordi sani, quelli autentici, e che ti limitassi a sentirne semplicemente la consistenza.
Della mia pelle e i muscoli al di sotto, intendo. Penso che potrebbe piacerti costruire dei ricordi veri, con me. Penso che la mia sia un'effettiva richiesta di averti tutta per me, per una notte, per vederci e capirci, sapere come va e se potesse essere di tuo gradimento costruire dei ricordi con me. Penso che sia una follia scriverti un biglietto che, sarò obbiettivo, questo non è un biglietto... Sai cosa, cazzo? Non ho alcun talento, io.
Non posso cucinarti una cena e conquistarti con sapori speciali. O afrodisiaci. Non posso impressionarti con un'esibizione artistica di qualsiasi genere, non posso usare la voce perché non mi ascolti mai e non dovrei neanche scriverti perché non sono molto bravo a farlo. E non conosco neanche l'arte della persuasione.
Non possiedo alcun talento particolare, insomma. Ho solo queste mani. Questa testa che mi galleggia in aria quando questi occhi ti vedono. Questa pelle che forse potrebbe piacerti, a provarla, toccarla, percepirla. Ne sono quasi certo, sai? E ho i muscoli per sollevarti se ne avrai bisogno, se dovessi essere a terra, e se neanche questa saprà essere forte abbastanza per poterti supportare, anche se so che non perderai mai la tua fiducia nella natura, l'erba tra i piedi e nei capelli. Forse non ho tutti gli anni che vorresti io avessi, già, quella è proprio una maledizione. Ma ho occhi solo per te, mani per tenerti, carne per accarezzare la tua e so che ti piace il mio sorriso. Lo vedo. E so, anche, che ora stai leggendo e sorridendo e pensando "Quant'è presuntuoso", quindi sì. Sono un po' presuntuoso, ma è solo che ti voglio e non posso continuare limitandomi a sorriderti, constatando che ti piace se ti sorrido.
Non voglio pensare che ignorerai questo messaggio. Non voglio prendere in considerazione questa opzione; voglio solo te.
Harry.
Quando nota l'assenza di una data gli viene un solo ricordo in mente.
Il parabrezza.
Lui aveva lasciato quel foglio sul parabrezza della sua macchina poco dopo quell'incontro all'università, forse qualche settimana, quando ormai Harry e Akiko avevano già assaggiato le loro lingue, quando avevano già ascoltato musica insieme e quando si desideravano senza pesare sui limiti che sapevano li vincolassero.
Così lei gli aveva fatto avere la sua risposta il giorno dopo a scuola, un foglio spiegazzato nel suo armadietto con allegata una margherita col gambo infilato in una delle tre fessure del metallo.Ho pensato all'apertura della tua lettera – (questa è una lettera Harry, non un biglietto). Ho pensato che non avrei potuto spiegarti che la pelle tua io non l'ho mai sentita addosso e che, non appena ho letto quella frase mi sono accorta che piacerebbe anche a me sentirne la consistenza. Non conosco alcuna ragione sensata e logica per cui tu abbia innescato in me questa assurda e inappropriata curiosità.
Eppure c'è.
Non conosco la tua pelle – posso forse immaginarla. Posso forse pensare che anche tu intendi immaginare la mia? Vorrei che tu stesso sapessi com'è che prende a rabbrividire la mia, di pelle.
Alcune volte, specie dopo la doccia, passo i palmi su di essa, lungo tutto il corpo, per poter idratarla con prodotti per l'uso, e penso di poter dire che forse ti piacerebbe, la mia pelle. Forse è proprio come te la stai immaginando giusto ora. Che mi vedi, vero?
Questa la sento sotto le mani ogni giorno, però, e ormai me ne sono stufata. Starsene dentro la mia stessa pelle è un massacro psicologico e ogni carezza su di essa è un ricordo nuovo. Una nuova sensazione di consapevolezza. Un'altra piccola emozione nauseante per la continuità barbosa della mia vita.
Un altro maledetto déjà-vu.
Sei un cucciolo d'uomo che quando crescerà sarà speciale. Io non faccio per te, Harry. Non rimpiangerò la mia decisione malgrado il tuo bel sorriso che è vero che mi piace. E' proprio un bel sorriso, il tuo.
Aki.
Adesso Harry si ricorda un sacco di cose. Adesso Harry si ricorda, che Aki non poteva. Non sapeva ricordare.
+
Siete confuse su Aki. Lo so. Col prossimo capitolo penso che avrete ogni spiegazione. Vi adoro un sacco, inventedhead.
![](https://img.wattpad.com/cover/81069501-288-k746063.jpg)
STAI LEGGENDO
Soft Sound (Young Styles/14+)
Historia Cortab e f o r e s o f t p o r n ; Molto prima della sua Cassie, circa 16 anni antecedenti alla sua nascita, Harry bazzicava in giro per la sua soleggiata città insieme a Zayn e a Savannah. Godeva di relazioni divertenti, credeva lui. Di nottate pien...