2°: Avrei dovuto bussare

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«Ci si vedrà allora domani! Ciao Clean!» mi saluta Dawson prima di vederlo scomparire tra la folla.

Dopo che finalmente anche noi ci incamminiamo fuori, mi volto verso mia madre. Si sta guardando intorno, come se questo aereoporto non lo conoscesse già a memoria.
Poi probabilmente le viene un tocco di genio e  inizia a camminare e a camminare fino a trovarci davanti la nostra vecchia e grigia auto. I miei nonni spesso la mettevano in moto, tanto per non tenerla sempre spenta. Quindi non abbiamo problemi a partire.
Il viaggio verso casa? Silenzio. Nessuno osa fiatare, anche perché... quali discorsi potremmo affrontare in questo momento? Da che eravamo in cinque a che siamo malapena in tre. Grande, padre.

★★★

La nostra casetta, in periferia, quando dovevamo partire per LA, la intestammo ai nonni -materni- e gliela lasciammo. Diciamo che l'abbiamo fatto più perché una casa come la loro non si era mai vista. Il soffitto si scrostava e cadeva sul pavimento in legno... che tutto sembrava tranne che di legno. Avevamo davvero paura che quella casa si sarebbe potuta trasformare nella casetta di Gesù di Nazareth... non scherzo. Così, ora ci abitano loro.

Mentre i nostri nonni paterni, dopo essersi sentiti in colpa per ciò che ha fatto mio padre, hanno deciso di 'scusarsi' comprandoci la nostra nuova attuale casa: una villetta non male dalle foto che ho visto. Sono al corrente dei nostri problemi economici, quindi fanno il possibile per aiutarci anche se mamma non vuole. Lei non lavora, io devo andare a scuola e Carter... beh, lui gioca ai videogames.

Mentre mamma ci dice che va a trovare i nonni per parlare e sistemare parecchie "cose da grandi", Carter decide di andare al campetto da football vicino al bar in centro, mentre io ne approfitto per prendermi un frullato alla banana, il mio preferito.

«Non allontanarti troppo, non fare conoscenze dirette e scambi di saluti vari e non parlare agli sconosciuti, intesi?» commenta Carter con tono autoritario. Cos'è, mi sono separata da un padre per trovarne un altro?

«Tranquillo... mi dai cinque dollari?» Ottimo, Clean. Impoverisci il fratello.

«Scordatelo, sorellina.» rifiuta la mia impeccabile richiesta d'aiuto. Ma io ho un'arma. Occhioni dolci al mio 3. 2. 1.

«Okay... ma fatteli bastare.» mi fulmina con lo sguardo per poi rovistare nelle tasche dei pantaloni e poi me li consegna, ma appena vado per prenderli ritira la mano.

«Ah! Come si dice?» mi domanda portandosi una mano dietro l'orecchio. E' una proposta ad urlarglici dentro, forse?

«Oh, idiota!» prendo i soldi e mi metto a correre verso il bar, poi gli urlo un "grazie" ma penso che la sua testa stia già vagando per le sale giochi e il campetto. Stupido fratello.

Sissignore, non ci vuole nient'altro adesso che un buon frullato!
Entro senza degnare di uno sguardo nessuno, il cibo non può aspettare. Mi chiedo ancora come io non sia diventata un lottatore di sumo.

Mi precipito al bancone e appena la commessa mi rivolge il suo sguardo, ecco che una piccola aureola compare sulla sua testa.

«Vorrei un frullato alla banana, grazie!» Immediatamente, aggiungerei. Il mio stomaco sta facendo a pugni, lì dentro.

Sono ormai a Miami da due orette e già ho il sonno che cerca un letto. La mia vita? Avete presente Garfield? Si, ecco. Potrebbe perfettamente essere il mio gattone domestico. Passerei le mie giornate spaparanzata sul divano a guardare la tv, mangiando lasagne e bevendo frullati alla banana -okay, questo il gatto non lo fa, ma tralasciamo- e dormire. Datemi queste cose e prometto che nessuno si farà del male.

«Clean!!!»

Sento qualcuno urlare il mio nome. Una scossa di energia mi attraversa il corpo in un baleno. Spalanco gli occhi e alzo le spalle, come se qualcuno mi avesse appena scoperta rubare qualche gemma preziosa. 

Mi volto lentamente verso un tavolo in cui sono seduti alcuni ragazzi... Dawson, Andrew, Naville, Caleb! Un altro ragazzo è con loro, ma non lo conosco e poi una sedia vuota mi lascia immaginare che qualcuno se ne sia appena andato. Non ci posso credere! Da quanto tempo è che non li vedevo? Una scarica di felicità mi riscuote.

«So di essere affascinanate, ma non pensavo mi pedinassi fino qui!» scherza Dawson ed io mi avvicino subito a loro.
Sono ritenuti i più carini della Senior. Al centro del gruppo indovinate chi erano i più "da sballo"? Mason Louis Howen, Mason Louis Howen e ancora Mason Louis Howen.

Ho stretto subito amicizia con loro in prima, principalmente perché costante alle partite di Basket e guarda caso, loro sono nella squadra, tranne Naville, il più strampalato. E il più divertente, aggiungerei.

Il primo che spinge tutti è proprio lui. Vado per abbraccialo, ma lui mi blocca. Rimango spiazzata lì per lì, ma poi comincia a parlare.

«Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Clean.» mi scruta. «Questa nuova Hill è figa!» alza la voce ed io immagino di diventare un palloncino rosso. Vola, palloncino, vola.
Al che mi stritola in un abbraccio, poi uno dopo l'altro fino a che il misterioso ragazzo di cui non ne conosco l'esistenza, mi tende la mano dicendo «Ethan». I ragazzi si siedono di nuovo ed io, svelta, li abbandono un attimo per andare in bagno.

Strano vedere il bagno di un bar pulito vero? Infatti questo non lo è affatto, ma lo specchio abnorme nella parete mi piace un sacco. Comunque non voglio metterci troppo, voglio sapere come sono andate le cose senza me.

Apro la porta della toilette ma me ne pento immediatamente. Un ragazzo di spalle ha appena tirato lo sciacquone. Divento paonazza, solo per il fatto che se fossi entrata un secondo prima sarebbe stato moolto più imbarazzante di così.

Brava, Clean, tu sì che sai cosa vuol dire bussare. Maledetta me.

«Oh, scusa... credo che avrei dovuto bussare...» Credi?

«Lo credo anch'io.» dice girandosi e piazzandosi davanti. Abbasso immediatamente gli occhi imbarazzata. Per favore spostati.

«Emh... posso?» chiedo. Me la sto giusto facendo addosso, sai.

«Addirittura il permesso?» ridacchia a braccia conserte. Alzo pian piano lo sguardo, ma non lo guardo negli occhi, sono troppo imbarazzata per farlo.

«Prima te ne devi andare». Sicuramente non faccio un doppio carpiato per superarlo.

«Prima ti devi spostare.» Lo guardo. Il mio cuore perde un battito. Sarà l'imbarazzo?

«Oh emh, certo...» dico spostandomi. Lui resta un instante a fissarmi e poi a passo svelto esce dalla toilette. Giuro su dio che io quel ragazzo l'ho gia vis... no. no. NO.

Dio, diventerò suora, lo giuro, ma non dirmi che quello che ho appena visto era... oh no.

Nothing like usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora