9°: Dai, combatti

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«A che ora sarebbe quel tuo film?» mi chiede sbuffando e chiudendo il libro. Poi lo lascia cadere a terra e si mette le mani dietro la testa.
«Invece di stare sdraiato perché non cerchi di capire questa disequazione?»
Tipiche frasi di una mamma in una giornata di sclero.
«L'ho capita! E' x<5!»
«No Mason, X<7...» mi copro la faccia con le mani. E' inutile. Non capirà mai.
Ad un tratto mi sento colpire alla testa e quasi non cado a terra. Lo guardo ridere e rimango un attimo sbigottita. Poi capisco: mi ha colpito. Con un cuscino. Questa è guerra.
«Non dovevi farlo!» gli tiro due pupazzi che teneva sul letto. Uno lo schiva, l'altro lo centra in faccia. Che mira, gente.
«Hai osato colpirmi, Hill?»
«Evidentem...»
Non riesco a finire la frase che una specie animale di tipo Howen mi si getta sopra a farmi il solletico.
«No! Ti prego!» inizio a ridere come quelle pazze in manicomio e sono certa che se non la smette inizieranno a uscire le lacrime. Succede sempre, quando mi fanno il solletico. Ride anche lui. Penso sia contagiosa la mia risata. No, non è vero. Chiunque ride con me poi pensa ad un modo per fuggire via. E non li biasimo, sembro una foca asmatica ogni volta.

Comincio a contorcermi in vari modi ma non la smette. Le sue mani mi stuzzicano dal collo alla pancia facendomi muovere neanche avessi una crisi epilettica.

Finché cadiamo dal letto.

Ci guardiamo un attimo per poi scoppiare di nuovo a ridere e per la prima volta dopo tanto tempo riesco a non pensare ad altro che a quanto stia bene. Qui. Con lui. Adesso.
Si alza. Ha la maglia leggermente sollevata e i capelli scombinati. Il che lo rende molto più attraente. Si sistema i capelli e poi mi tende la mano.
«Dai principessa, alzati.»
Non appena mi prende la mano e mi alza quel poco,  il suo sorriso si fa diabolico e molla presa facendomi cadere a peso morto di nuovo.
Il mio povero sedere! Maledetto.
«Mason!» urlo massaggiandomi il gomito. Lui se la ride e la sua risata echeggia in tutta la stanza facendomi sorridere.
Poi noto una cosa nascosta nell'armadio e Dio, mi si illuminano gli occhi.
«Che... che hai visto?» domanda.
Mi alzo di scatto e con l'educazione di uno scimmione apro l'armadio.
«Non ci posso credere!»
«Sì, ho vinto parecchi trofei a football, pensavo lo sapessi... Insomma io... No, quelle non sono mie.» Alza le mani in segno di difesa mentre tiro fuori una spada di Star Wars.
«Le ho sempre volute!» inizio a improvvisarmi una professionista di arti marziali che nemmeno Jackie Chan.
I suoi occhi mi scrutano con una faccia divertita e sì, so cosa state pensando. Mi sto mettendo in ridicolo, ma accidenti, queste spade le ho chieste nel Natale del 2000! E in cambio mi hanno regalato la casetta delle Winx. Vogliamo mettere?
«Non so se sia più triste il fatto che in realtà sono mie, o che a te piaccia Star Wars.» ride prendendo l'altra spada. «Dai, combatti.»

Voi volete un ragazzo che vi chieda di mettervi con lui in ginocchio accompagnato da musica soave di sottofondo e qualche rosa? Dilettanti. Io mi accontento di una sfida con delle spade di Star Wars. Cosa voglio di più?
«Dai Hill, non è una richiesta di matrimonio. Smettila di mangiarmi con gli occhi. Ti spiego come si fa...» Si avvicina alla mia spada e inizia a gesticolare come facevo io qualche minuto fa spiegando gli teoremi di Matematica -che non ha appreso- . «Con questo pulsante ti si illumina la spada, questo vuol dire che sei viva. Se ti colpisco, la tua spada si spegne, vuol dire che sei morta. Puoi colpirmi dal petto alla vita, altre parti non valgono.» alza un pollice come per accertarsi che ho capito, ed io di risposta faccio lo stesso.

Accende la sua spada che si illumina di verde.

Lui attacca per primo, mentre io indietreggio. Continuiamo a ridere, mentre schiva ogni mio colpo. Ho fatto scherma da piccola, inutile dire che lo stesso giorno mi hanno sbattuta fuori dalla palestra perché mi ero scagliata su una bambina minacciandola con la spada. Aveva le treccine! Le volevo anche io! Così le ho detto che se non me le avesse fatte l'avrei probabilmente uccisa.

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