11°: Sai benissimo quale sia il suo scopo

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Appena Jack cade al suolo scoppio in un pianto infrenabile. Era così premuroso, mentre lei era detestabile, avrebbe dovuto chiamare qualcuno al posto di starsene lì a frignare per lui. Oh se fossi stata io in lei sicuramentenon lo avrei lasciato morire così.
Odio quando i registi fanno morire i miei personaggi preferiti. E lo fanno sempre. Maledetti.
Tanto loro guadagnano, mentre io mi rovino le giornate a pensare ad un finale diverso da quello che fanno loro.
Ho ancora un conto in sospeso con  J. K. Rowling... io non dimentico la morte di Dobby, chi dimentica è complice. No, ce l'ho ancora in testa. Per non parlare di John Green! Disgraziato come si è permesso di far morire Gus. O vogliamo discutere di...
«Tesoro...?» Qulcuno apre la porta della mia stanza e osa interrompere i miei pensieri su quanto io possa essere migliore anche di Stephen King a scrivere romanzi.
«Non ora, mamma. Non vedi che Jack è morto?» gesticolo, come se fosse ovvio.
«C'è papà al telefono.» dice in un sussurro. Quasi mi affogo con la mia stessa saliva.
Metto subito pausa. Se pensa davvero che mollerei la mia serie tv per parlare con... quella persona, può sognarselo. Poi Jack, si tratta di Jack.
«Digli che sono morta anch'io» scherzo -per evitare scenate-, mettendo play.
Questa è ancora che piange e non chiama i socc...
«Smettila, su. Vuole parlarti. È pur sempre tuo padre.» entra in stanza. Il suo disturbo mi sta irritando. Non voglio essere disturbata quando guarda la tv o leggo e lei decide di rovinarmi i piani, sempre. Incredibile. Tanto meno se io motivo è 'parlare con mio padre'.
«Ho detto no. E ora vai via. Non ci voglio parlare, smettila.» alzo la voce.
La sua mano copre il microfono, quindi lui non sente quello che sto dicendo. Sfortunatamente.
Poi si porta il telefono all'orecchio e mentre esce la sento dire: «È uscita... con amici.» Brava madre, questa è la tecnica giusta. Quindi torno a Jack e ai miei fazzolettini, ma quando i pianti di Leticia si trasformano in Shawn Mendes, capisco che, oltre alla morte di Jack, all'entrata indesiderata di mia madre e la chiamata inaspettata di mio padre, qualcun altro vuole mettere alla prova la mia pazienza, chiamando al mio di telefono.
Dopo svariati movimenti da morta vivente, agguanto l'aggeggio e leggo -Howen-. Non so se lanciare il telefono perché mi ha chiamata o lanciarlo perché maledetto mi sto perdendo il film. Nel dubbio non faccio niente e rispondo.
«Se stai morendo e hai bisogno di qualcuno che ti salvi la vita io sto guardando una serie tv, quindi non ho tempo.» avviso immediatamente, prima che pensi che ho tutta la giornata a disposizione.
Si affretta a rispondere. «Cinque minuti?»
«In cinque minuti può succedere di tutto.»
«Okay.. emh... sei ancora incazzata?» chiede.
Dio si. «Forse, perché?»
Schiocca la lingua e mi immagino di vederlo sorridere trionfante. «Ho una notizia per te.»
«Bella o brutta?» affermo estremamente impaurita. La mia vita è fatta solo di brutte sorprese e poi da Howen quali notizie potrei sentire?
Si schiarisce la voce con un colpo di tosse finto. «Bella, diciamo.»
«Ora niente può cambiarmi d'umore.» ammetto, guardando verso il televisore. Finalmente quella racchia ha chiamato i soccorsi. Se li avessi chiamati io sarebbero arrivati più rapidamente.
«Ieri ti ho promesso alcune cose... e per quanto riguarda frullati alla banana siamo apposto.» dice soddisfatto, poi continua «può essere che io ti abbia trovato un lavoretto, come promesso...»
Un cosa? Davvero lo ha fatto? Io non... cioè lui... accidenti!
Faccio uno strilletto e lo immagino allontanare il telefono dall'orecchio. «C-cos'hai fatto? Sei serio?» mi siedo sul letto.
«Beh... se non è un problema.»
«Accetto qualsiasi cosa» rispondo immediatamente «anche fare il pino nel giardino dei tuoi, o la contadina dai tuoi nonni» urlo.
Lui ridacchia dall'altra parte del telefono, facendo allargare il mio sorriso.
Mentadent.
«Qui a casa mia stiamo cercando una babysitter per Jack...» comincia a dire.
Jack!
Guardo la tv e vedo i titoli di coda. Merda, è finita la puntata di ieri. Ed io non so come.
Intanto Mason parla al telefono e tra una parola e l'altra non ho ascoltato niente.
«Scusa, ripeti.» dico nervosa.
Lo sento sbuffare. «Mi stai ascoltando?»
«Mi hai fatto perdere la puntata. Tu e il senso temporale non siete molto concordati.»
«Dicevo che mia madre non si fida a lasciarlo a me... sono peggio di un bambino, dice lei. Poi gli allenamenti.. Quindi tu stavi cercando un lavoro... una cosa tira l'altra...»
«Accetto!» urlo entusiasta, interrompendolo.
Lo vedo sorridere in quel modo fastidioso. «Perfetto... incominci domani, ti va?» chiede dopo un tonfo di sottofondo. Ho la vaga intenzione che si sia lanciato sul letto.
«D'accordo. Grazie Mason, io non...»
«Tranquilla, ricambierai il favore in qualche modo.» Ride e attacca.
Devo avvisare mamma!
Dopo aver guardato la fine di Jack, ovviamente.

«Sono sicura sia un'ottina idea! È un gran gesto, quello di Mason!» batte le mani mia mamma. Sta ancora cercando lavoro e il pensiero che io mi sia procurata due lavori, o meglio, che Mason mi abbia procurato un lavoro, la riempie di orgoglio.
Se non fosse per Carter. Non ha detto una parola, se ne sta zitto a inforchettare la sua bistecca fulminandola con gli occhi. Spero sappia che quel povero maiale non sia Mason.
«Forse per ringraziare la sua famiglia potremmo invitarli a cena, una sera di queste» esordisce questa donna dai capelli biondi e gli occhi verdi che luccicano.
Il commento di mamma in questo momento è totalmente fuori luogo.
Ecco che Carter lascia cadere la forchetta a terra attirando la nostra attenzione, poi si mette in piedi di scatto e punta il dito contro nostra mamma.
« Non oserai invitare Howen a casa nostra mamma!» urla. «Hai il sangue al cervello? Che ti prende? Non deve mettere piede qui e se lo fa giuro su Dio che non esce vivo da quella porta!» il suo dito si sposta a indicare l'entrata di casa.
La situazione sta precipitando e anche mamma si alza, mentre io rimpiango di aver accettato quella proposta, o quasi. È assurdo che io faccia da babysitter al fratello del nemico numero uno di Carter, ma è pur sempre un lavoro accidenti.
«Devi ringraziare quella famiglia, signorino. Ti hanno sempre trattato bene, se non fosse per loro avresti smesso di giocare a football. Ricordi?»
Quando Mason e mio fratello tempo fa giocavano nella stessa squadra, mamma e papà non riuscivano a pagare tutti i soldi che richiedeva lo sport. Quindi all'inizio del campionato Carter confidò al suo migliore amico che probabilmente avrebbe smesso di giocare. Il giorno dopo la famiglia Howen si preoccupò di pagare tutto due volte: per Mason e per Carter. Inoltre gli comprarono delle scarpette molto costose, dato che era ormai due anni che Carter metteva sempre le stesse. Poi è successo qualcosa, di cui sono all'oscuro e Mason cambiò squadra. Da lì l'inferno, finchè mesi dopo ci siamo trasferiti.
«È stato tanto tempo fa. Ora non voglio sentirli nominare. Quanto a te...» sposta il dito dalla porta a me. «Smettila di andarci dietro come un cagnolino. Sei pietosa.»
Rimango a bocca aperta. Io cosa?
«Non gli vado dietro, smettila con sta storia.» mi lamento.
«Smettila tu! È da almeno quattro anni che ci stai dietro, è ora di farla finita.» Si appoggia con entrambe le mani sul tavolo sporgendosi e con un sorriso sfrontato continua il suo discorsetto da Oscar. «Tanto non hai chance con lui. Non ti guarda neanche e se ti rivolge attenzioni... beh sai benissimo quale sia il suo scopo.»
Mamma si rimette seduta senza intromettersi.
«Ma tanto che ti importa? Tu sei fatta così, aspetti solo che accada questo. Giusto?»
Con questa frase sento che ogni mia forza per rispondere sia crollata. La mente è offuscata e nessuno, e dico nessuno mai, aveva osato dirmi qualcosa del genere. Sentirlo da mio fratello, poi, è la cosa più brutta che ci possa essere. Sento gli occhi bruciare, ma non voglio piangere davanti a lui e tanto meno davanti a mia mamma.
È infatti shoccata quasi quanto me e sta per dire qualcosa, quando la interrompo al nascere. «No. Va bene così...» non aggiungo altro. La mia voce è strozzata e i miei occhi si riempiono di lacrime.
Mi alzo da tavola e mi affretto a salire al piano di sopra.
«Clean... aspetta...» la voce di Carter è ormai ovattata perché non voglio sentire altro. Il tempo che chiudo la porta della mia camera e le lacrime cominciano a rigarmi le guance.
Le parole fanno male di per sè, figurati se sono dette da chi ami.

***
Buongiorno! Non è un granché come capitolo, I know, però serviva a dare qualche informazione in più sul rapporto tra Carter e Mason. Grazie per le visualizzazioni, sono quasi 1k! Vi amo❤ Fatemi sapere cosa ne pensate della storia o di un capitolo in generale e passate delle bellissime vacanze! Adiosss💕

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