capitolo 2

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Mi mancò il respiro e non so dire se fosse per il fatto che Cassie e sua madre sarebbero arrivate in città quel fine settimana o per l'espressione che alloggiava sul viso di Justin al momento.

Quando mi alzai per andargli incontro lui fece un passo indietro dondolando sui talloni e si passò le mani fra i capelli.

Sembrava avesse il fiatone e mi chiedesse in silenzio di non avvicinarmi.

"Non dirlo, Ev ti prego" disse sospirando pesantemente."Justin-" gemetti, "Non è il modo giusto di prendere la cosa" dissi scuotendo la testa.

Un'ombra di disapprovazione gli attraversò lo sguardo che si fece più vitreo e freddo.

"E qual è il modo giusto?" domandò lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, "Dovrei fare finta di nulla?" domandò socchiudendo gli occhi.

Rabbrividii e scossi la testa, non sapevo cosa avrebbe dovuto fare con sua madre, Cristo!"Ci comporteremo come delle persone normali" dissi facendo un ulteriore passo nella sua direzione.

"No" scosse la testa, "Non puoi pretendere che faccia vedere mio figlio a mia madre, non ha saputo prendersi cura di me e adesso vorrebbe farlo con un bambino che non è nemmeno suo?!" sbottò.

Non sapevo quanto avesse sofferto Justin per la rottura dei suoi genitori, sapevo che era piccolo stata dura e che lui era finito con suo padre e Cassie con sua madre che non si era praticamente mai fatta sentire.

Aprii la bocca per rispondere quando dalla camera da letto arrivò il suono inconfondibile del pianto di un neonato.

"Ecco, adesso si è svegliato" disse roteando gli occhi, "Scusa, posso solo immaginare quanto possa esserci voluto per farlo addormentare" disse abbassando il tono della voce.

"A dire il vero non molto" sorrisi cingendogli il collo con le braccia, "Va a farti una doccia, ci penso io" dissi baciandolo sulle labbra.

Me lo lasciai alle spalle andando in camera, Danger piangeva dalla culla che ci avevano regalato Chaz, Chris ed Hanna, scalciava e gridava.

"Sssh" mormorai prendendolo fra le braccia e stringendolo al petto.

Impiegai una buona mezz'ora per riuscire a fargli prendere sonno un'altra volta ma alla fine si accoccolò alla mia spalla e smise di piangere.

Quando tornai in salotto Justin era disteso sul divano, si era cambiato indossando dei jeans ed una maglia a mezze maniche, teneva le mani sugli occhi chiusi e le testa reclinata al'indietro sul bracciolo.

"Tutto bene?" mi sedetti accanto ai suoi piedi nel momento in cui lui si tirò su a sedere.

Scosse la testa, "Non non va tutto bene" rispose puntando lo sguardo al soffitto ancora una volta.

"Non cambierà niente, Justin" socchiusi gli occhi e una smorfia contraria gli attraversò il viso, "Non sarà un loro ritorno a distruggerci".

"Non capisco perchè" disse scuotendo la testa, "Non si è mai interessata a me, perchè vuole tornare?" domandò ma sapevo che quella domanda non era rivolta a me.

Ebbi la sensazione che Justin avesse paura di poter perdere ciò che si era costruito da quando Cassie e sua madre erano partite, non sapevo se soffrisse per il fatto di doverle vedere o se le sue erano paranoie da possessività.

"Come ha saputo di Danger?" domandai.

"Ha chiamato mio padre al cellulare e la chiamata era in vivavoce, Jaxon si è messo a gridare qualcosa a proposito di Danger e mia madre ovviamente ha chiesto chi fosse" disse stringendosi nelle spalle, "Così mio padre non ha potuto mentire".

I'm Danger 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora