La nuova religione: individualismo

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Con la «civiltà morente» caratterizzata dal «dominio dell'individualismo» rende inevitabile un ritorno alle antiche tradizioni e religioni spirituali individualistiche.

Secondo O. Roy nel suo libro "La santa ignoranza- religioni senza cultura", l' avvento della modernità, attraverso i processi di secolarizzazione e pluralizzazione, ha profondamente modificato il panorama religioso mondiale, rendendolo sempre meno descrivibile e circoscrivibile all'interno di una società o di una cultura.

Questa secolarizzazione e mondializzazione del "goccia dopo goccia" hanno scisso la religione dal suo contesto culturale:
l'hanno portata a pensarsi come autonoma e a ristrutturarsi in uno spazio che, non essendo territoriale, non risulta più soggetto alla politica o alla cultura, dando origine così a quello che l'autore definisce « neo-religioso puro».

I due concetti chiave attraverso i quali è possibile descrivere questo mutamento sono la "deterritorializzazione" e la "de-culturazione".

La prima è favorita dalla circolazione non solo delle persone ma soprattutto delle idee, degli oggetti culturali, delle informazioni e dei modelli di propaganda e consumo.
La seconda dipende dal fatto che l'oggetto religioso, per circolare, deve apparire universale, non legato ad una specifica cultura che bisognerebbe comprendere per arrivare al messaggio.

È solo quando il religioso esce dalla cultura, che può essere pensato attraverso categorie comuni, esportabili in qualunque ambito o contesto.

L'effetto combinato derivante dall'azione dei processi di "de-territorializzazione" e di "deculturazione" permette di dare una spiegazione della nascita e del diffondersi delle «religioni da esportazione» (neobuddismo, neoinduismo, neoconfraternite sufi), che esistono unicamente nella loro forma esportata e che sono completamente scisse dalle loro origini.

Il credente di una volta così, appare assurdo, se non addirittura fanatico, al pseudo non credente neo religioso.

Il rifiuto della cultura inoltre, se spinto agli estremi, può trasformarsi anche in diffidenza verso lo stesso sapere religioso, conducendo a quella che viene definita la «santa ignoranza».

Nel regime della santa ignoranza la cosidetta "Parola di Dio" si fa strada senza la mediazione del sapere, ma anche senza la conoscenza che viene trasformata non solo non necessaria per raggiungere la salvezza ma può risultare addirittura dannosa per il nuovo spiritualista.

Tale questione viene messa a tema dal volume di A. Matteo, "La prima generazione incredula. Il difficile rapporto tra i giovani e la fede" ( pag 114).

L'autore si interroga su come, paradossalmente, proprio nel momento in cui all'interno della Chiesa la differenziazione di offerta e di proposte rivolte ai giovani è massima, vi sia nel contempo una diminuzione della domanda da parte dei giovani stessi.
L'autore individua tre principali indicatori di disaffezione: la profonda ignoranza della cultura biblica, sconforto e delusione creata dalla società.

Jean-Pierre Le Goff, filosofo e sociologo di sinistra che nel suo ultimo libro "Malaise dans la démocratie" scrive, all'interno di un suggestivo capitolo dedicato alle nuove forme di religiosità diffusa:

«Questa libertà per l'individuo di scegliersi la spiritualità che gli conviene può essere considerata come un progresso della democrazia. Ma si può rovesciare la prospettiva: queste nuove religiosità diffuse sono sintomatiche di un malessere nelle democrazie e di un individualismo privo di appartenenza e autocentrato».

Malaise dans la démocratie (non ancora tradotto in italiano) descrive i fenomeni che secondo l'autore hanno reso fragile la società francese, sull'orlo della disgregazione interna e incapace di difendersi dalle aggressioni esterne ma che benissimo possiamo riscontrarlo in ogni nazione:

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