Un anno dopo.

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Sono in un letto mentre Matthew mi tortura, sento l'odore marcio di quella specie di canto e sento la paura scorrermi nelle vene, conosco questa sensazione e non mi piace,il mostro si avvicina puntandomi un coltello alla gola, preme forte .. Mi sveglio.
Rielaboro la verità:
Sono Alyce Lawer, vivo a Taranto in una casa gigantesca ed al mio fianco c'è Riccardo che mi sta abbracciando consapevole che ho avuto un altro dei miei rituali incubi.
È passato un anno da quando hanno liberato Riccardo, quindi ben due anni e mezzo da quando Matthew mi ha rapito, ma gli incubi non se ne sono mai andati, dal momento in cui ho iniziato a non dormire da sola, ma abbracciata alle braccia di Ricky sono diminuiti, ma mai spariti del tutto.
È un trauma piuttosto grosso da mandare giù, la gente non mi può ancora toccare del tutto, solo lui può..Ho imparato a camminare per strada da sola, ho cominciato a lavorare in un bar e intanto sto studiando all'università, ma la notte è sempre un dilemma, mi addormento tranquilla, al sicuro tra le braccia del ragazzo che amo, ma poi quando dormo la mente viaggia dove vuole è la maggior parte delle volte arriva a quel maledetto giorno.
"Come ti senti?" Mi chiede Riccardo, mentre mi accarezza i capelli imperlati di sudore.
"Scossa, ma sto bene. Scusa se ti ho svegliato di nuovo."
"Stanotte è il mio turno." Replica tristemente, perché sì, anche lui di notte vive in preda al panico, tra il ricordo delle cinghiate di sua madre e delle notti chiuso in cella, anche lui non è al massimo delle sue forze, ma insieme stiamo crescendo e piano piano migliorando.
"Che ore sono?" Chiedo.
"Le sette meno venti."
Sbadiglio e mi alzo, la sveglia sarebbe suonata ugualmente tra 5 minuti, tra mezz'ora devo uscire di casa per andare ad aprire il bar.. Mi gratto la testa, do un bacio al mio fidanzato e mi alzo: prendo un paio di slip, il reggiseno, un jeans e la maglia del lavoro , vado in bagno e mi lavo, ma il sapone non basta a levare i ricordi.
Sono pronta, non lo saluto perché si è riaddormentato, perciò gli scrivo un bigliettino:
"Sono andata a lavoro, ti aspetto in pausa. Scusa ancora, ti amo."
Lo lascio sul suo telefono e me ne vado.
Posteggio la macchina nel retro del bar, entro dal mio ingresso, apro il bancone ed in due minuti corro ad aprire la serata..Tempo zero ed il locale si riempie di persone che fanno colazione e che vogliono parlare, di mattina, alle sette e mezza.Ma che problema hanno?
"Scusa, posso disturbarti un attimo?" Mi chiede una donna: giovane, alta e dall'aria stanca.
"Certo."
"Mio figlio ha 13 anni, torna alle 16.30 da scuola, ma io fino alle 19.00 sono a lavoro.. Va a scuola qui vicino.. Vorrei fare un accordo col titolare ma non lo incontro mai."
Voglio capire dove vuole arrivare, perciò le do corda dicendole di proseguire, spiegandole che il proprietario abita al nord e che questo locale lui non lo visita praticamente mai.
"Allora parlo con lei?"
"Sì o con il mio collega."
"Okay.. Nulla , mi chiedevo.. Se vi dessi un tot di euro al mese, potreste farlo stare qui, preparandogli una merenda e tenendolo un po' d'occhio"
"Signora.. Questo è un locale pubblico, può venire chi vuole, per quanto riguarda la merenda va bene, non è un problema.. Sul fatto di tenerlo d'occhio io non posso assicurare nulla.. Se capita una giornata piena non so quanto io possa riuscire a guardarlo."
Lei mi fissa, senza dire nulla, tira fuori il portafoglio, mi lascia l'euro del caffè e poi mi dice:"Hai la faccia di una che sa cos'è la vita. mi fido di te."

***

Point of view Giada.

"Ti prego,basta, per piacere, abbi pietà di me, ti imploro." Nulla, Alyce non la smette di piangere.. La sto cullando più o meno da 1 ora intera, ma nulla sembra bastarle: le ho dato da mangiare, ho provato a farla addormentare, l'ho messa a pancia in giù sul mio braccio nel caso avesse una colica, tenuta per le mani per farla "camminare" ,ma niente.. Tentativi buttati al vento.
"Ehi guarda chi arriva ?" Cristian apre la porta e ci viene incontro, mi da un bacio sulla bocca e prende sua figlia in braccio.. Il silenzio. Voleva semplicemente il padre? Non le bastavo io? Non basto nemmeno a mia figlia?
"Hai visto? Si è calmata!" Cristian stravede per Alyce, la ama sopra qualsiasi altra cosa, la bacia, la stringe, le compra tutine e si spezza di lavoro tutto il giorno per poterla mantenere come si deve, io per adesso di mestiere faccio la mamma, ma voglio cominciare a lavorare anche io prima o poi, dovrà essere viziata e avere tutto ciò che io e suo padre non abbiamo mai avuto quando eravamo figli e non genitori.
"Come mai con me piange e con te no?"
Cristian mi guarda, capendo che nonostante tutto ci sono rimasta male davvero, mi da un bacio sulla testa e mi dice:
"Amore.. Ha un anno e 10 mesi appena, ti vede tutti i giorni e tutto il giorno.. È normale che ci sia un momento della giornata in cuoi vuole il suo papà ..Hai lo stesso vizio anche tu.. Con me."
Sorrido, in fondo anche sta volta ha ragione.. Ci sono giornate che quando mi accorgo che sono le 17.30 e capisco che tra un ora sarà a casa, vado a truccarmi e a profumarmi solo per dargli un degno ben tornato dato che per adesso è grazie a lui se mangiamo, ci vestiamo e conviviamo con una bambina bellissima.
"Dai piccola, tirati su.. Che programmi hai per oggi?"
Ci penso, nulla di organizzato.
"Pensavo di andare al bar da Alyce, così vedo come sta.. Mi sembra ancora turbata, magari sento anche Marco. Non so"
"Saluta tutti okay? Adesso vado. Ti amo."
Mi da la bambina,che dopo aver preso una buona dose di braccia di papà non piange più, mi saluta con un bacio e si dirige verso la fabbrica a mezz'ora di macchina da qui. Lo amo. Lo amo da impazzire.

Point of view Marco.

"Buongiorno tesoro."Mi volto e lo vedo, Federico mi sorride con gli occhioni ancora mezzi chiusi e non ancora pronti a sostenere la luce del sole, ma considerando che io vedo Federico, la luce del sole è meno abbagliante.. Okay , dopo questa vomito arcobaleni da solo.
"Ehi, buongiorno."Gli schiocco un bacio sulla bocca e mi accoccolo tra le sue braccia, ebbene sì, io e Federico stiamo insieme all'incirca da un paio d'anni, ma insieme siamo un disastro, ci amiamo, ma siamo una pessima coppia.. Siamo egoisti, testardi ed orgogliosi e di conseguenza ogni litigata è una guerra civile che dura un paio d'ore, per poi finire in un letto a litigare... E fare pace.
"Passa tua mamma oggi?" Federico ha quasi ristabilito tutti i contatti con sua madre e lei, dopo aver visto quanto sono stata vicino a suo figlio mi ha accettato, ovviamente non gradisce scambio di effusioni tra di noi e per rispetto evitiamo di farlo per il più delle volte, ma mi accetta e mi tratta quasi come se fossi un figlio, come avrebbe dovuto trattare Fede per gli anni precedenti della sua vita.
"Mi sa di sì."Risponde.
"Non troppo entusiasmo amore eh." Gli dico stuzzicandolo, so dove vado a parare, deve parlarmi di più su questa cosa, deve sfogarsi con me,so che soffre ancora la mancanza di sua madre quando era più piccolo, ma finta di niente e non mi piace, io sono il suo uomo e mi deve raccontare le sue emozioni.
"Marco non cominciare."
"A fare?"
"Lo sai."
Sì, lo so, ma devo e voglio farlo.
"Ma guarda che io non ho ancora detto nulla." Fingo innocenza.
"Appunto, ancora! Non cominciare nemmeno, non ho voglia."
Sto zitto, solo perché è prima mattina anche per me.
***
Point of view Riccardo

Apro gli occhi e subito cerco il cellulare per sentire Alyce, anche se Matthew è rinchiuso non sono mai sicuro quando è da sola, prima ancora di prendere il telefono, sopra di esso trovo un foglietto, la sua calligrafia ed un ti amo finale. Sono così fortunato.
Le scrivo:
Ti amo anche io, ci vediamo a pranzo.
Una volta inviato mi preparo, il mio lavoro è cambiato, non sono più nel bar della mia vecchia scuola, ma sono commesso in un negozio di scarpe di conseguenza apro più tardi rispetto a prima: solita routine, solita mattina, solite persone che provano trecento paio di scarpe e poi non ne comprano mai.
Verso le 11.00, arriva una ragazza che da lontano mi sembra di conoscere, il berretto le copre il viso eppure giuro che sono convinto di sapere chi è, la porta suona il drin dron dell'ingresso, lei saluta:" Buongiorno."
Alza gli occhi, mi vede e si blocca.
"Riccardo?"
Lei è già tornata, doveva stare via sei anni, ed invece è qui dopo appena tre .. Esattamente come me la ricordavo, fisico slanciato, troppo magra, gli occhi verdi ed incavati ed un pallore estremo sul viso che infatti cerca di coprire con una terra troppo rossa sulle gote. La trovavo splendida una volta, ma adesso non è niente di particolare, anzi.
"Serena." Rispondo.
"Oh mio Dio! Come stai?"
"Bene." Mento, perché in questo momento vorrei sotterrarmi. "E tu?"
Sorride innocente, come se non sapessi la mente malata e perversa che ha.
"Ti servivano delle scarpe?" Domanda idiota, lei entra in un negozio di scarpe per cosa? Perché vuole un caffè?
"Perché sei così imbarazzato?" Mi chiede nella sua finta semplicità.
"Non lo sono."
"Dai Ric, ti conosco."
"Ti sbagli, non mi conosci affatto."
Ci rimane un po' male e poi inizia ad essere la Serena di una volta:
"Forse, non conosco te, ma conosco cosa ti piace almeno?" Riferimento puramente mirato al sesso.
"Serena, sto lavorando."
"Ed io sto parlando con un commesso, che gentilmente deve rispondermi.. Potrei lamentarmi della scorbutica del suo dipendente."
Sbuffo.
"Conoscerai anche quello che mi piace, ma non basta a conoscere una persona."
Annuisce e si gira, viaggia tra gli scaffali, guarda le scarpe:" Puoi venire un attimo?"
Mi dirigo verso di lei ed inizio a preoccuparmi, non mi fido di lei, non più.
Mi blocca tra due scaffali, mi posa una mano sui jeans proprio nel posto dove le sue mani non dovrebbero stare: "Ricordo dei vecchi tempi?"
Deglutisco, non voglio farlo. La odio ed amo Alyce, ma lei è così persuasiva.
"Grazie, ma preferisco quelli nuovi." Ma sono un coglione, perché non mi sto spostando.
"'Non si direbbe affatto." Ed ha ragione, la mia erezione dice un'altra cosa.
"Ti prego smettila. Sono innamorato di un'altra ragazza."
"Riccardo, io sto strusciando la mia mano, non ti sto tenendo con la forza, puoi andartene se vuoi."
E lo faccio, nella mente lo faccio, ma nella realtà faccio un'altra cosa: prendo la sua mano e la porto in bagno.

****

Angolo autrice.
Eccomi.. Alyce e Riccardo sono tornati, le vicende che devono accadere sono veramente tantissime .. Ma non voglio spoilerarvi niente.
Sono così felice di avere iniziato il sequel di questo libro che stavo andando a sbattere contro un albero per pensare alla loro storia.
Spero vi piaccia il primo capitolo a presto il secondo e poi il terzo, il quarto ed il quinto ecc ecc..
Fatemi sapere che ne pensate.
Un bacio, So'. ❤️

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