Finita la scuola stavo per avviarmi verso casa quando mi bussò una macchina e vidi solo John. "Dai, salta su nana. Ti accompagno a casa o magari a mangiare qualcosa" mi disse sorridendo. Il suo sorriso era così dannatamente perfetto. "Mi stai chiedendo forse di uscire con te? Vuoi rimediare per caso?" chiesi scherzando, anche se in fondo lo pensavo davvero.
"Potrebbe essere. Allora vieni a no?" "Si, ma solo perché ho fame." Sorrisi e mandai un messaggio a mia madre per avvertirla. Aspettavo da giorni che lui mi venisse vicino e si comportasse normalmente. Non riuscivo a rimanere arrabbiata con lui. Mi mancava, lo ammetto. "Si, certo hai fame. Comunque ti porto in un ristorante italiano proprio perché sei italiana come me." Mi sorrise e fece l'occhiolino "Poi andiamo a casa mia e facciamo quella maledetta ricerca."
"Ah quindi anche tu sei italiano? Ti giuro che non lo sapevo. E da dove vieni?" "Bhe appena lo dico tutti mi iniziano a guardare in modo diverso...Napoli!"
"Che bello! Ma allora eravamo vicinissimi, io abitavo ad Amalfi e Napoli è bellissima." "Wow la prima persona che conosco che non si allontana appena sente Napoli. Io adoro la mia città." gli brillavano gli occhi. "Comunque questo è il ristorante, andiamo"
Il ristorante era davvero carino, piccolo e accogliente. Appena arrivati prenotammo un tavolo per due e lui mi spostò addirittura la sedia per farmi sedere. Ordinammo una semplice pizza. Parlammo di tantissime altre cose, avevamo molte cose in comune. Lui non era il duro che voleva far credere. "Quando siamo soli sei diverso..." Non volevo rovinare un bel momento, ma John aveva quel qualcosa in più che mi piaceva e non volevo affezionarmi per poi essere presa in giro, non di nuovo. "Sono me stesso, semplicemente. Senza bisogno di fingere. Hai un potere enorme su di me." Sorrise e io diventai rossa. "Sei più carina quando arrossisci" mi rispose avvicinandosi un po' di più a me. "Ehm, grazie" abbassai lo sguardo "Si sta facendo tardi, dobbiamo andare ora" dissi timidamente, cercando di cambiare velocemente argomento. "Oh certo, quella stupida ricerca. Andiamo" disse lui un po' seccato. Eravamo in macchina quando lui abbassò il volume dello stereo e mi disse "Perdonami Bea."
"Ti perdono John ma promettimi che al più presto mi spiegherai tutto e promettimi di non ignorarmi più, ti prego." Dentro di me pensavo che non dovevo fidarmi di lui, infondo non lo conoscevo bene; ma il desiderio di passare altri momenti con lui era molto più forte. Arrivammo a casa sua e salimmo nella sua camera. Era grandissima, c'erano foto, poster e cartelloni ovunque ma la mia attenzione fu catturata da una bellissima chitarra.
"Oddio John, ma tu suoni?" chiesi sbalordita. "Suonavo tempo fa, ora non più" abbassò lo sguardo e divenne improvvisamente triste. Mi avvicinai a lui, lo guardai negli occhi e dissi "Ho detto qualcosa che non dovevo?"
"No, tu sei stata perfetta. E' una cosa che riguarda me." Si avvicinò a me e mi diede un bacio sulla guancia, come per ringraziarmi di essermi preoccupata di lui. Rimasi sbalordita, avevo tutto lo zoo dentro di me. Fu proprio in quel preciso momento che capii che quel ragazzo aveva bisogno solamente di una persona disposta a stargli accanto. Passammo tutto il pomeriggio a scrivere la ricerca, mancava davvero poco quando lui mi tolse il foglio di mano e disse: "Manca un altro rigo, ma si è fatto tardi, quindi a domani"
"Andiamo John, manca solo un altro rigo finiamola ora così domani stiamo tranquilli"
"La finiamo ora solo se tu mi prometti che domani passerai tutta la giornata con me.." "Perché?" risposi un po' spiazzata.
"Perché voglio passare una giornata con te. Sei venuta da poco e voglio farti divertire un po'. Allora ti va o no?" "Oh, va bene. Però promettimi che non ti comporti così solo per quella scommessa. Non voglio essere presa in giro, non di nuovo." Si avvicinò a me, mi prese per i fianchi e disse:" Non mi interessa un cavolo di quella scommessa, e poi è una cosa solo nostra!" Stavo guardando intensamente i suoi occhioni verdi quando mi ritrovai all'improvviso in braccio a lui. "Che stai facendo? Dobbiamo finire la ricerca" urlai sorridendo "Oh hai accettato l'invito ma per la ricerca c'è tempo. Ora divertiti un po', ne hai bisogno, lo leggo nei tuoi occhi."
Eccome se sapeva leggerli i miei occhi!. Io nel frattempo sentivo solo lui che rideva come uno stupido, mentre io cercavo di scendere dalle sue spalle. All'improvviso vidi che mi aveva portato in giardino e in un secondo ero già bagnata dalla testa ai piedi. Mi aveva buttato come una pera secca nella sua enorme piscina. "Ma sei stupido?" dissi ridendo mentre lui mi guardava sorridendo in piedi a bordo piscina.
"Non pensare di passarla liscia" afferrai le sue caviglie e lo trascinai in acqua con me. Ci schizzavamo come due bambini e per la prima volta eravamo davvero felici entrambi. Io mi sentivo accettata da lui in quel momento, nonostante tutto, e nei suoi occhi non si leggeva più la tristezza di sempre. All'improvviso si avvicinò a me, guardandomi intensamente negli occhi. Quanto amavo i suoi occhi.
"Sei ancora più bella bagnata." Disse accarezzandomi la guancia e continuando a guardarmi. Non risposi, non sapevo cosa dire. Era tutto nuovo per me.Mi limitai a sorridere.
Lui lentamente mi prese il mento e stava per baciarmi. Sentivo già le farfalle nello stomaco, ero felice di dare a lui il mio primo bacio. All'improvviso, però, si bloccò quando sentimmo entrambi il rumore di una motocicletta che si era fermata davanti al cancello...
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Ti prego resta almeno tu.
ChickLitBeatrice, come preferisce lei Bea, è una sedicenne insicura e molto timida. Costretta a lasciare Amalfi, la sua amata terra, a causa del lavoro del padre si trova catapultata in una nuova vita: Los Angeles, una nuova scuola, nuovi amici e molti pro...