V; Tra l'andare e lo scappare

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Mi ero congelato sul posto, ancora davanti alla porta, quando ti avevo visto uscire dalla nostra camera da letto con un borsone in spalla e un'espressione indecifrabile scolpita sul tuo bel viso.

Dopo tantissimo tempo, finalmente i tuoi occhi si erano posati sui miei e n'ero rimasto catturato, ipnotizzato.

Mi avevi chiesto: "Hyung cosa ci fai davanti alla porta?"

Ed ero precipitato dalle nuvole, che mi facevano sentire estraniato dal mondo e come se i miei pensieri non avessero alcun senso logico. Mentre smascheravi ogni mia insicurezza con il tuo sguardo, realizzavo lentamente che cosa avevo appena fatto. Volevo bloccarti in quella che preferivo considerare ancora casa di entrambi, non so per quale emotivo; se ti volevo parlare allora le parole s'erano prosciugate in bocca, se volevo farti qualcosa non ne ero più sicuro.

"Non voglio che tu te ne vada" ti avevo risposto, "Prima eri tu a dipendere da me e adesso guarda come mi hai ridotto"

Ti accusavo di cose create nella mia testa perché per me era più facile immaginarci come una volta, quando credevo di non poter sentire la mancanza di qualcuno, quando preferivo la solitudine e accettavo a malapena la tua compagnia, quando mi sentivo il più forte tra i due. L'orgoglio si feriva e io non capivo più cosa fosse giusto in un momento in cui mi sentivo avanzare con i paraocchi.

Tu avevi strabuzzato gli occhi per lo stupore ed il fastidio. Avevi posato il borsone ed incominciato a gesticolare. "Non ho più voglia di ascoltare i tuoi discorsi. Cosa sono per te? Un giocattolo che ricordi di avere solo quando ti annoi?"

Mi ero avvicinato e preso le tue piccole mani tra le mie. "Ti prego, resta ancora oggi" ti guardavo supplichevole, "Solo oggi, per favore"

Avevi lasciato le tue mani lì, senza alcuna protesta, e mi era scoppiato un sorriso fiducioso sulle labbra.

"Ti prego" mi guardavi negli occhi, "Lasciami andare da Jin hyung"
Ma non era quello che volevo sentirti dire.

"Noi ci amiamo, perché non possiamo stare insieme?" ti avevo chiesto, toccando appositamente il nostro punto debole per scoprire cosa ne pensavi.

La sapevamo entrambi la risposta. Ti amavo e amavo vederci insieme ma nel nostro rapporto mancava l'ultimo pezzo del puzzle, l'ultimo tassello capace di costruire l'armonia mancante.

"Lasciami in pace" mi avevi detto.

Ma io, in risposta, ti avevo spinto verso il divano, obbligandoti a sdraiarti. Mi ero posizionato a cavalcioni sopra di te bloccando ogni tua via di fuga.
Il tuo sguardo era freddo e duro, io vedevo i tuoi occhi ma non osavo guardarli più di tanto perché mi avrebbero fatto pensare e ripensare a ciò che stavo facendo e volevo, almeno per una volta, non cascarci e finire ciò che stavo iniziando.

"Jimin, ho bisogno di te" ti avevo detto, "Ho bisogno del tuo corpo"

E le mie mani s'erano fiondate sui tuoi capelli, sul tuo petto, sulle tue cosce; bramavano qualcosa che non avrebbero più avuto.
E avevo posato le mie labbra sul tuo collo iniziando a baciarlo e a succhiarlo. Eri mio e solamente mio.

Le tue mani spingevano sul mio petto coperto dal maglione che mi avevi regalato lo scorso inverno. "Non ho nessuna intenzione di fare qualcosa con te" ammonivi.

Ti avevo fermato prima che potessi dire qualcos'altro posando un dito sopra le tue incantevoli labbra. Non avevo più voglia di ascoltarti.

"Non ho intenzione di passare altro tempo con te, Min Yoongi"
Min Yoongi? Dimenticavo che mi chiamavi in questo modo quando eri arrabbiato.

Avevo replicato, usando il tuo stesso gioco di parole. "Non ho intenzione di prestare attenzione a ciò che mi stai dicendo"

Subito dopo ero tornato a lasciare baci umidi lungo tutto il tuo viso.

"Hyung pensaci bene" continuavi insistentemente ad allontanarmi da te.

"No Jimin, ho già pensato per troppo tempo" ti avevo detto e, mentre ti accarezzavo i capelli, eri scoppiato a piangere. Sapevi fare solo quello.

Continuavi a puntare i tuoi occhi pieni di odio su di me ed era un peccato perché i miei, invece, erano pieni di amore.

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