Z; Alle lame, addio

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Te n'eri andato senza risolvere qualcosa. A quanto pare, non c'era più niente su cui discutere.
Bisognava accettarlo.

E, infatti, tu non mi avevi più rivolto la parola dopo quel giorno.
E io non ti cercavo; non volevo disturbarti e sapevo che tu stavi andando avanti con la tua vita e che se avessi provato a contattarti avrei rovinato il piccolo momento di sollievo e quasi felicità che stavi costruendo.

Era colpa mia se adesso mi ritrovavo da solo, se quella casa non era più viva come prima.
Ti avevo ferito e non solo con quello stupido bacio; non ti avevo dato l'amore che meritavi, non ero riuscito a ricambiarlo appieno, a gestirlo. Avevo dato per scontato la tua presenza.

Non mi andava più di uscire con gli altri. Se vedevo Jin hyung mi ritornava in mente il fatto che tu vivessi da lui e la mia inutile gelosia mi spingeva a trattarlo male - proprio lui che aveva solo provato ad aiutare.
Taehyung non meritava la mia parola: se lui se ne fosse stato zitto quel bacio sarebbe sparito tra i nostri ricordi. Avrebbe potuto farsi i fatti suoi.

Hoseok ed io stavamo provando a frequentarci, come se non ci fossimo mai visti prima. Mi aveva raccontato che quel bacio era stato come una piccola dichiarazione nei miei confronti. Ma, per me, era stato semplicemente uno stronzo, sapeva come stava andando la nostra relazione e ne aveva approfittato per dare il colpo finale. Era felice adesso, Hoseok. Stava ottenendo quello che aveva sempre desiderato.
Lui negava ma io gli ripetevo che non saremmo mai stati qualcosa di concreto. Speravo che fosse in grado di colmare il vuoto che sentivo dentro - il vuoto che mi avevi lasciato tu - ma non n'era in grado.
In realtà non volevo un sostituto, semplicemente volevo te.
Mi dispiaceva per Hoseok ma continuavo a paragonare ogni cosa che faceva al modo in cui le vivevi tu.

Hoseok piangeva poco, diciamo che se lo faceva tendeva a nasconderlo il più possibile. Non voleva dimostrarsi debole di fronte a me.
Lui non aveva neanche un cactus su cui piangere se si fosse seccato e le torte di mele che gli compravo lo facevano sorridere.

Hoseok non mi faceva impazzire, era piuttosto tranquillo e non mi creava problemi come te. Non perdevo più i capelli e non dimenticavo il getto della doccia acceso. Le mie omelette mi venivano sempre bene e non scambiavo più il sale per lo zucchero e il caffè era gustoso.
Non dovevo più scaricare la colpa su qualcuno.

Per Hoseok gli abbracci erano molto importanti e ogni volta che mi circondava con le sue braccia mi sentivo rilassato.

Hoseok non riempiva casa nostra di mie foto scattate con una Fujifilm perché non ne aveva una. Non aveva nemmeno un fratello lui.

Il sentimento che provava Hoseok non era surrealismo ma più realismo, talvolta anche impressionismo.
Lui era una pennellata immediata.

Non aveva paura dei miei baci, dei miei morsi, di me. Lui mi voleva e non lo nascondeva.

Anche Hoseok mi preparava gl'infusi ma, a differenza tua, lui sapeva regolarsi con il miele. I gusti non si alteravano ed era delizioso.

Hoseok era sempre in cerca dei miei consigli, voleva sempre sapere la mia opinione. Condividevamo così i nostri pensieri.
Hoseok non parlava sempre di sé ma voleva ascoltare anche ciò che avevo da dire, come andavano le mie giornate, come stavo.

Hoseok non era permaloso, ficcanaso, testardo e fintamente insicuro di se stesso. Lui non doveva dimostrare niente a nessuno. Non ero costretto a dirgli quanto fosse bello ed intelligente, lui lo sapeva già.

Hoseok non credeva nel per sempre, non era come te. Insieme vivevamo il presente senza pensare ad un ipotetico futuro.

Hoseok ed io non avevamo una canzone. Gli estranei non ci allontanavano perché noi ci tenevamo stretti per mano.

I suoi genitori mi adoravano.

Ed era tutto questo il problema. Hoseok era perfetto per me, per chiunque. Era fin troppo il ragazzo ideale, il giusto equilibrio tra cosa e cosa.

Tu, Jimin, eri concreto. Tu eri quella macchiolina d'inchiostro su un foglio bianco. Tu eri come un concetto spaziale di Fontana.
Tu mi avevi reso vivo e ancora, al solo pensiero di te, mi sentivo fremere.

Di te sentivo una nostalgia folle. Mi mancava il tuo corpo, il tuo respiro sulla mia pelle. Avevo paura che questi ricordi diventassero vaghi e di non riuscire più a sentirli vivi. Non volevo ammetterlo a me stesso e credevo di poter impazzire. Vedevo tutto offuscato, soprattutto le decisioni che dovevo prendere.

In casa avevo ancora le tue e le nostre foto appese. Avevi dimenticato un cappotto e io l'avevo lasciato lì, dentro l'armadio, come ricordo.
Due cose mi facevano impazzire ed imbestialire allo stesso modo: dopo tutto quel tempo, il tuo profumo era rimasto impresso ovunque e l'anticamera del bagno era ancora dipinta di oro.

Hoseok ed io avevamo discusso abbastanza riguardo quel colore. Non doveva permettersi di cambiare casa nostra ma lui non lo capiva e continuava ad insistere.

"Lui non tornerà mai, smettila"
Ma quello non c'entrava. Io mi sentivo unito a quell'oro.

L'ultima volta avevo scoperto Hoseok buttare nella spazzatura il volantino del Jazz Festival. Probabilmente era quello che mi avevi fatto vedere tu.

La rabbia mi aveva investito.
"Che cazzo hai fatto? Perché l'hai buttato?"

"Ma Yoongi, era stropicciato e ho creduto fosse spazzatura"

"E non hai pensato che potesse essere importante per me?"

"Stai esagerando, è solo un volantino"

Tenevo stretto tra le mani il cartoncino rosso, leggendo distrattamente le date e scoprendo che il Jazz Festival incominciava proprio quel giorno. "Non è solo un volantino" e guardai l'ora sul telefono: erano già le dieci di sera e sarebbe iniziato tra poco.

"Aspetta" aveva detto Hoseok "Non c'entrerà mica Jimin?"

Mi stavo già infilando la giacca quando me lo aveva chiesto. Inutile dire che mi metteva a disagio ammetterlo, sarebbe stato come dire apertamente che mi mancava e che ancora ci stavo pensando.

"Oddio, non ci credo" ripeteva esasperato "Dove stai andando? Da lui?"

Avevo infilato il portafoglio ed il cellulare nelle tasche della giacca.

"Ti piace ancora?"

Mi era venuto da ridere. Piacere, che cosa stupida Jimin, io ti amavo.

"Quindi quando facciamo l'amore pensi a lui?"

Mi dispiaceva, sul serio, per lui.
"Ho fatto l'amore solo con una persona in tutta la mia vita, il resto è stato soltanto sesso"

Hoseok aveva abbassato lo sguardo e capito, quando ero uscito non aveva detto più nulla. Mi aveva lasciato andare.

Mi sentivo libero e correvo. Correvo in cerca di te, per venirti incontro.
E quando avevo raggiunto la piazza in cui si sarebbero esibiti quei musicisti jazz, studiavo la folla sperando di poterti notare.
Tra le luci dai mille colori scintillanti, lo stridio delle chitarre elettriche, i suoni tribali, il vociferare di tutti quei spettatori forse non troppo interessati, io ti avevo visto. Per un momento, mi ero sentito fortunato: avevo davvero sperato di poterti incontrare seriamente ed eccoti lì.

Ti eri girato, chissà se avevi percepito la mia presenza. I nostri occhi s'erano incrociati. Eri esattamente come mi avevi lasciato.

Gli occhi improvvisamente più umidi del normale; altre lacrime provavano a minacciarti.
Ti eri passato una mano tra i capelli, scombinadoli.

Il suono del tuo delicato respiro appesantiva l'aria. La musica ovattata. C'eri solo tu per me.

La folla scorreva tra di noi.

Ed il mio cuore ricominciava a battere più forte di prima.

Incredibile, mi stavo innamorando di nuovo di te ma tu -
tu ora ti eri voltato e mi davi le spalle.

×××
Non so cosa pensare riguardo quest'ultimo capitolo. È (finalmente) la prima volta che porto a termine una storia, seppur breve. Mi auguro di non avervi troppo deluso! Vi ringrazio per tutte le letture e i piacevoli (tranne nei punti in cui volevate farmi fuori) che ho ricevuto. Ma davvero, grazie mille!


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