J; Deja-vu

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Un giorno, mi dicesti:
«Vorrei dipingere le pareti dell'antibagno di un bel colore luminoso perché in quella stanza non ci sono finestre e i mobili patiscono l'assenza di luce».

«Che stai dicendo?».

«Ti sto dicendo che vorrei proprio dipingere le pareti dell'antibagno di un altro colore».

«E perché?».

«Perché è triste».

«Non può essere triste».

«E perché?!». Ripicca.

«Perché una stanza non può essere triste, Jimin! I mobili non patiscono il buio».

«Cosa ne vuoi sapere?».

«Lo so e basta, Jimin cresci un po'».

«Crescere? Ma Yoongi, che cosa c'è di male in tutto questo?
Io preferisco essere come sono e credere  in ciò che è in grado di rallegrarmi. 
Piuttosto, tu, fa attenzione a ciò che stai diventando
perché non ti ho mai visto così
banale; le tue idee sono sciatte e i tuoi pensieri insignificanti.
Hai perso tutto quello che ti rendeva il ragazzo che mi ha fatto innamorare.
Ora, il mondo, lo vedi solo con le sfumature dei grigi.
Proprio tu che, all'inizio, mi sembravi essere la persona più creativa che avessi mai conosciuto».

Sussurravi: «Hyung, io ti amo
ma non mi piaci più»
e tutto ciò mi suonava molto come
un déjà-vu.

Jazz Festival & TristessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora