R; Nella notte

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Ti sentii, durante la notte,
spegnere le luci e vivere la tua unica realtà. Avrei voluto farne parte di nuovo, come una volta.
Rimuginare sul passato, però, non mi serviva a nulla; faceva riemergere particolari ricordi nei quali mi lasciavo cullare mentre tentavo di trovare pace sul divano.

Mi amavi, lo sapevo.
Mi amavi nonostante non lo volessi dimostrare, nonostante provassi a sostituire questo sentimento con uno opposto.

Mi avevi - giustamente, forse - fatto dormire sul divano ma, combattendo la tua rabbia, mi avevi portato il mio cuscino e una coperta, piuttosto che farmi dormire scomodamente.

Mi amavi e si vedeva.
Mi amavi e io non resistivo.

Mi ero alzato ed ero andato in camera nostra, dove ti vidi sonnecchiare sul nostro letto, sdraiato su un fianco.
Mi ci precipitai, non senza cercare di non far rumore e di non svegliarti.
Mi sdraiai sul letto, nel mio posto vuoto, affianco a te.
Avvicinai il mio corpo al tuo e ti circondai con un braccio. Posai una guancia sulla tua spalla nuda, sopra la tua pelle morbida, e inalai il tuo profumo che sapeva di buono, come sempre. Con l'altra mano ti accarezzavo i capelli.

Tremavi ma non faceva freddo.
Sentii una lacrima calda scivolare sul dorso di una mano. Eppure io non ti stavo facendo del male in quel momento.

«Non arriveremo mai ad una soluzione» dicesti.

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