Capitolo due

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Leya's point of view

Mi son fatta consigliare da mio fratello qualche posto interessante dove andare. Oltre alla spiaggia c'è un piccolo parco vicino al liceo e in città ci sono tanti bar e negozi carini. A circa un'ora da essa, col bus, è raggiungibile l'acquario.

Ho deciso di visitare il parco, amo la natura. E poi chissà che non scatti qualche bella foto e la trasponga su carta. Mi piace disegnare.

Il parco è davvero piuttosto piccolo, con pochi, rari alberi e ampi spazi erbosi. Saranno le dieci e mezza del mattino, perciò non c'è in giro quasi nessuno. La temperatura per ora mi risulta sopportabile; la consueta brezza leggera mi agita i capelli e mi rinfresca il collo.

Cammino per un po', beandomi dell'ambiente rilassante. Ogni tanto qualcuno che fa jogging mi supera, correndo. Anche a me piace andare a correre, quando mi capita, però generalmente preferisco ammirare il cielo terso o un affascinante paesaggio in una tranquilla passeggiata.

Alla fine mi fermo sotto un albero e lo osservo. Non è parecchio alto, ha il tronco marroncino e i rami larghi, robusti e anche piuttosto sporgenti, come le radici. Le foglie sono lucide, di un bel verde scuro.

Mi ci arrampico, prima di avventurarmi sul ramo più sporgente e solido e appendermi ad esso a testa in giù. Ricordi improvvisi costellano la mia mente.

'- Dragan!

- Ah, sei tu.

È seduto contro un albero alto forse più di papà e mamma messi assieme, ed alza a malapena lo sguardo dal libro che sta leggendo per lanciarmi una rapida occhiata di saluto.

- Cosa leggi? - gli chiedo, sedendomi a gambe incrociate davanti a lui.

- Un libro nella mia lingua - risponde distrattamente.

- Come s'intitola? - insisto. Sospira, e i suoi occhi color liquirizia, profondi come il buio della sua casa, incontrano i miei 'chiari come il ghiaccio', la definizione che tutti danno di essi.

- Lascia perdere - sospira di nuovo, inserendo il segnalibro e chiudendolo. Appoggia il libro a terra, di fianco alla sua gamba. - Sai salire sugli alberi?

M'illumino. Da piccola, quando giocavo con tanti altri bambini, a volte ci arrampicavamo sugli alberi. Nel farlo mi strappavo sempre i vestiti e i miei capelli si riempivano di foglie e la mamma mi sgridava, ma era così divertente!

- Certo!

Si alza senza dir nulla e inizia a farsi strada lungo il tronco possente con agilità inaspettata. Lo sbircio da terra e lui da un ramo mi guarda come ad invitarmi a raggiungerlo, dunque lo imito.

Una volta che sono accanto a lui si sposta cautamente sul ramo e poi... sorpresa, si aggrappa attentamente ad esso e si appende a testa in giù.

- Prova, se vuoi - dice. - Ma non me ne assumo la responsabilità, se dovesse accaderti qualcosa.

Lo ripete spesso, eppure ho l'impressione che non l'intenda davvero.

Quindi provo ad imitarlo di nuovo, incuriosita. È fantastico, da qui posso vedere un sacco di cose da una prospettiva bizzarra.

- Si chiama punto di vista, Leya - spiega, dondolandosi appena. - Ogni tanto, da terra, prova a pensare come sarebbero le cose dal ramo di un albero. E se non riesci a immaginare... sali su un albero.'

Mi riscuoto quando inizio a sentire braccia e gambe dolermi e cedere gradualmente e il sangue andarmi alla testa e un muso di cane mi compare all'improvviso davanti agli occhi.

Juliet & JulietDove le storie prendono vita. Scoprilo ora