Juvia e Gray

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Lucy

"Voi due siete proprio dei bambini! Due irresponsabili!" Continuava gridare la scarlatta in armatura, mentre i due demoni si guardavano in cagnesco.

Io intanto, che mi ero cambiata, osservavo da vicino seduta al tavolino di casa, con Happy che dormiva beatamente sulle mie gambe, dopo che l'avevo curato. Accanto a me il marito della scarlatta-perché, sì, erano sposati- che con gli occhi perennemente chiusi gustava tranquillamente il tè che avevo servito, come se le urla di sua moglie non lo infastidissero.

Da quello che avevo visto Erza, così mi pare si chiamasse, aveva un carattere deciso e autoritario ed era anche l'unica in grado di mettere in riga Natsu e l'altro demone,suo marito era l'opposto. Calmo,pacato e silenzioso. Mi chiedevo come facessero a piacersi se erano così diversi caratterialmente. Ma, come si dice, 'gli opposti si attraggono'. È normale.

"Che sia chiaro, non voglio vedervi bisticciare un'altra volta! Sono stata chiara?!" Disse la scarlatta con uno sguardo omicida, più di quello di Mira-san, Natsu e l'altro demone annuirono spaventati mentre si massaggiavano i bernoccoli causati dalle innumerevoli botte di Erza.

"Spero che tu non ti sia fatta male Lucy" disse tranquillamente rivolta a me, annui con fare distratto mentre la osservavo armeggiare con la tazza, nel disperato tentativo di farla stare dritta sulla sua mano

"Erza, le tazze giapponesi non sono come quelle americane, si tengono così" disse suo marito, in modo talmente tanto calmo che non sembrava accorgersi delle persone intorno a lui. Mi chiesi come faceva a vedere cosa facesse la moglie, dato che non l'avevo mai visto aprire gli occhi.

"O-Oh! Ecco perché non trovato il manico" disse Erza con un espressione alquanto imbarazzata. "Ehm, Erza-san vuoi che vada a prendere un'altra tazza?" Lei scosse la testa in diniego. A quanto pare era anche molto orgogliosa.

"Comunque, come fai a conoscere Natsu e...?" Chiesi soffermandomi sull'altro ragazzo, che mi fissava in maniera fredda. "Gray" rispose in tono secco distogliendo lo sguardo e tornando a fissare male Natsu.

"È semplice. In America loro due erano piccoli demoni mandati al mio tempio per addestrarsi, e a chi è toccato occuparsi di loro?" Chiese retorica, poggiando con in maniera impeccabile la tazza che fino a pochi secondi fa non riusciva a tenere in mano, indicandosi con un grosso sorriso sulle labbra. Ovviamente lei.

"Comunque, adesso dovremmo andare" disse alzandosi in piedi e prendendo Gray per un orecchio e trascinandolo via con sé. Suo marito la seguì,ringraziandomi per l'ospitalità e accarezzando la testa di Happy prima di uscire anche lui.

"Credo che domani avremmo dei problemi" mugugnò Natsu con sguardo stanco "Perché non vai a riposare? Sarai stanco immagino, dopo tutte le botte che hai preso" dissi controllandogli un'altra volta le fasciature che coprivano tagli e graffi non molto profondi, causati dallo scontro con Gray.

"Ci sono abituato, e poi sono preoccupato per Happy" disse fissando il micio tra le mie braccia e accarezzandosi il cerotto che avevo messo sulla sua guancia "Non preoccuparti, entro domani sarà di nuovo in piena forma" gli dissi in tono dolce poggiandogli una mano sulla spalla. In quel momento mi sembrò che i suoi muscoli si fossero irrigiditi sotto al mio tocco e le sue guance si fossero colorate di un tenue rosso.

"Adesso andiamo a dormire che è tardi" disse frettolosamente e dirigendosi a passo svelto verso la sua stanza. Che strano.

Il giorno dopo a scuola dovetti affrontare le sgridate delle mie amiche sul perché non gli avessi detto che conoscevo Natsu. Ma in quel momento non stavo ascoltando Levy, che continuava a parlarmi, perché compresi la frase detta da Natsu il giorno prima.

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