CAPITOLO 3 - I

146 36 59
                                    


Anno 512 dalla Fondazione, novembre

L'alba scivolò gelida giù dall'orlo dell'altopiano diffondendo lentamente una luce grigia e fredda sull'intera valle.

Molti nel cerchio dormivano, appoggiati come loro con la schiena alle pietre o distesi sulla nuda terra, avvolti nei mantelli, ma Matias non era riuscito a prendere sonno. Un nodo di ansia e dolore gli stringeva lo stomaco, mentre i pensieri si susseguivano nella sua mente come nuvole d'autunno. Ora che la proposta era stata fatta, che tutto era stato reso esplicito, la prospettiva di trascorrere l'intero inverno nel teach lontano da Enyd lo riempiva di angoscia. Le parole di suo padre rodevano la sua convinzione come tarli, e si rese conto che nonostante l'entusiasmo con cui la ragazza aveva accolto la sua proposta, non c'era nessuno che avrebbe potuto garantirgli che quel sentimento sarebbe sopravvissuto all'inverno, nemmeno la stessa Enyd.

Quando vide Dele avvicinarsi, sola, Matias sospirò di sollievo. Non avrebbe sopportato un altro scontro con Oghun Maclea. Scosse leggermente la spalla di Enyd.

- Che c'è? - bofonchiò lei, ancora mezza addormentata.

- Tua madre - sussurrò lui. - Devi andare.

Enyd si ritrovò immediatamente sveglia. Gli occhi spalancati erano arrossati, le guance pallide rigate dai segni delle lacrime.

Dele Maclea si inginocchiò accanto ai ragazzi e prese il volto della figlia tra le mani. - Ciò che avete fatto è stato molto pericoloso, e molto stupido, - disse, - ma anche molto dolce. Non abbiate paura di quel che vi aspetta: qualunque cosa succeda, il ricordo di questa notte sarà sempre con voi.

- Non voglio il ricordo - mormorò piano Enyd. - Voglio Matias.

- Lo so, bambina mia, ma per poter vivere con lui dovrai dimostrare a tuo padre e a tutti quanti di essere abbastanza forte da vivere senza di lui.

Le lacrime tornarono ad affollarsi alle palpebre di Enyd, e lei le lasciò scorrere, gelide sulle guance. - E poi?

- E poi l'inverno passerà. Sii forte, e io sarò al tuo fianco. Lasciati andare alla disperazione e piangerai da sola.

Enyd si terse le guance con la manica del vestito, tirò su col naso ed annuì. - E tu, Matias? Saprai essere forte?

- Devo esserlo - rispose lui con gli occhi che bruciavano. - Sono quello coraggioso, ricordi? - Insieme scoppiarono in una leggera risata priva di allegria.

- Mi mancherai - disse lei accarezzandogli una guancia. La mano era fredda come il ghiaccio.

- Allora ti lascio qualcosa che ti terrà compagnia. - Matias si sfilò dal collo la sottile cordicella cui era appeso un piccolo ciondolo ovale e glielo porse.

- No, non devi - disse lei rifiutandolo. - Era di tua madre. - Aveva visto spesso quel piccolo gioiello al collo del ragazzo, e sapeva che cosa rappresentava.

- Ora è mio, e voglio che lo abbia tu. Me lo restituirai quando diventerai mia moglie.

- Come vuoi - disse lei. Chinò il capo e raccolse i capelli, mentre lui glielo faceva scivolare attorno al capo. Lei raccolse il medaglione, lo sfiorò con le labbra e lo nascose tra i seni. - Lo terrò qui, sul cuore. Ma ora io non ho nulla da darti per ricambiare.

- Non ho bisogno di un pegno da te - sussurrò lui baciandola sulle labbra. - Tua madre ha ragione: non c'è nulla che mi sia più caro del ricordo di questa notte. Mi scalderò con esso, nelle notti d'inverno, e la solitudine sarà meno dura.

Enyd gli balzò al collo, stringendolo forte, e lui ricambiò la stretta sentendo, a dispetto delle parole, un'angoscia nera come la notte farsi strada dentro di lui. Sentiva il tremito di Enyd e sapeva che, perlomeno, quell'angoscia era condivisa.

Loth - Parte Prima: TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora