CAPITOLO 7 - IV

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Placata la tempesta dell'incontro e della promessa suggellata, finalmente Matias si soffermò a guardare Enyd, notando quanto fosse cambiata in quegli ultimi sei mesi. Il modo sfacciato in cui il vestito metteva in mostra i seni scatenava in lui un'agitazione difficile da tenere a bada, ma non era quella la ragione del suo stupore. Enyd aveva guadagnato un po' di peso, il viso era più rotondo e la pelle luminosa come mai era stata, ma quello che fino a quel momento gli era completamente sfuggito, messo in secondo piano dalla bellezza di lei e dalla gioia di rivederla, era la forma della sua pancia. La gravidanza ormai avanzata era impossibile da nascondere, ed il vestito seguiva la curva del ventre con naturalezza e quasi con ostentazione. Seguendo lo sguardo della ragazza, Matias le poggiò esitante una mano sul ventre, e lei intrecciò le proprie dita con le sue.

Un attimo dopo, il bambino scalciò ancora.

– Ti ha riconosciuto, Mat – sussurrò lei, mentre lui la guardava con occhi vacui, incapace di esprimere il diluvio di emozioni che gli attraversavano la testa ed il cuore.

Enyd non seppe mai quanto vicina fosse alla verità in quel momento.

*

– Ragazzi, Che ne dite se procediamo con il resto delle cerimonie? Io comincio ad avere fame. – La voce di Oghun Maclea strappò Matias ed Enyd ai loro sogni ad occhi aperti.

Con lo scambio delle dichiarazioni davanti alle famiglie il matrimonio era praticamente concluso e valido sotto ogni punto di vista, ma le consuetudini prevedevano ancora due passaggi.

– Vuoi la benedizione? – domandò Matias prendendo Enyd per mano. Se lo desideravano, i novelli sposi potevano presentarsi davanti al sacerdote per ricevere la benedizione dagli dei e dalle forze che regolavano i cicli della natura e la vita degli uomini. Matias non prendeva molto sul serio questo genere di cose, e l'accensione dei fuochi nella grotta era stata più una mossa per far colpo su Enyd che una vera e propria necessità sentita nel profondo, ma sapeva che a lei avrebbe fatto piacere.

Enyd annuì. – Sì, – rispose rispecchiando inconsciamente il suo pensiero, – questa volta non possiamo fare da soli. – Insieme, si avviarono verso il centro del cerchio, seguiti dal resto della compagnia.

L'anziano, un uomo decrepito che in gioventù doveva essere stato alto e robusto ma che ora era solo uno spilungone gobbo ed incartapecorito, li accolse ai piedi dell'albero di maggio fasciato di nastri colorati. Al suo fianco c'erano due giovani ancelle ed un basso bacile montato su di un treppiede. Tutti indossavano abiti di grezza tela sbiancata, stretti in vita da semplici corde di canapa, ed erano a piedi scalzi nell'erba. – Venite, figlioli – disse l'anziano. – Siete gli ultimi, per oggi.

Enyd e Matias si avvicinarono al vecchio tenendosi per mano e, come avevano visto fare numerose volte da altri sposi prima di loro, alzarono le mani unite ed intrecciate ai polsi, nel gesto che rappresentava l'unione delle anime e dei corpi.

L'anziano prelevò dal bacile un ciuffo di erbe verdi legate con un filo bianco. – Gli dei veglino su di voi – recitò poi con una voce insospettabilmente profonda e ferma, agitando il fascio d'erbe e aspergendo la coppia con piccoli spruzzi d'acqua – e rendano la vostra vita degna di essere vissuta. L'inverno vi dia pace, la primavera vi dia forza, l'estate vi dia lavoro e l'autunno vi dia frutti. L'aria, l'acqua, la terra ed il fuoco vi diano la vita per godere dei doni delle stagioni, e vi concedano la gioia di una prole sana e felice. Sebbene, – concluse – ho l'impressione che gli elementi in questo siano stati un po' frettolosi.

– Spiritoso – commentò a mezza voce, ma perfettamente udibile, Maclea. L'ultima frase non faceva parte della formula, e strappò un sorriso ai ragazzi.

Loth - Parte Prima: TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora