CAPITOLO 4 - II

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Una dopo l'altra le altre ragazze sfornarono i propri biscotti e la lasciarono sola ad aspettare il suo, in ritardo di una mezz'ora buona sugli altri. È il ritornello di questi giorni, essere in ritardo, ironizzò con se stessa mentre tirava fuori la piccola teglia dal forno. La pasta era dorata al punto giusto, e le bacche non si erano bruciate. Erano solo ornamentali, ma rappresentavano le gocce di sangue che la Regina dei Ghiacci aveva versato perdendo il duello contro la Primavera, perciò dovevano mantenere il loro colore rosso, e una volta tanto era riuscita a non trasformarle in pezzetti di carbone. Spezzò il biscotto in spicchi e li dispose su un piatto, quindi attraversò il teach fino alla camera dei suoi genitori, bussò piano, ed entrò senza aspettare risposta, come voleva la tradizione. Suo padre russava forte, ma sua madre, la testa posata sul cuscino ed i capelli scarmigliati sul volto, era sveglia e le rivolse uno sguardo dolce ed un sorriso. – Oghun – mormorò poi scuotendo il marito per una spalla, – sveglia. È il solstizio.

L'uomo emerse lentamente dal sonno, biascicando e facendo schioccare la lingua. Aveva bevuto parecchio, la sera precedente, ed il suo alito era tutt'altro che fresco. Enyd attese che ritrovasse un po' di lucidità poi porse loro il piatto coi biscotti ancora caldi.

– Padre, madre, – recitò – porgo a voi questo cibo, per augurarvi un nuovo anno prospero e felice.

– Grazie, cara, – rispose Dele. – Che possa essere tale anche per te, ora che non sei più una bambina. – I genitori presero ciascuno uno spicchio e lo sgranocchiarono con gusto, poi Dele sollevò un lembo della trapunta. – Vuoi venire qui con noi? Avrai freddo.

– No, mamma, grazie – rispose Enyd seria. – Ho il maglione. – Si sentiva ancora lo stomaco in subbuglio, aveva trangugiato malvolentieri il suo pezzo di biscotto ed il suo umore era peggiorato. La prospettiva di discutere di nuovo con suo padre sulla faccenda del matrimonio, aggravata dalla novità della gravidanza, non la rallegrava affatto. In effetti, nella stanza faceva freddo, ma cercò di ignorarlo meglio che poteva.

Sua madre le rivolse uno sguardo accigliato. – Come vuoi, ma non sarà più facile.

– Che cosa dovrebbe essere più facile? – domandò Maclea raccogliendo le briciole cadute sulla trapunta col dito umido. – Peccato che questo sia l'ultimo biscotto del solstizio, ti è venuto proprio bene.

Enyd sorrise per il complimento, ma l'imbarazzo e la paura la immobilizzavano. Era il momento. Enyd si strinse le spalle con le braccia, mentre un volo di farfalle le esplodeva nello stomaco. – Padre, c'è una cosa che devi sapere.

Questa volta fu Maclea a guardare Enyd con le sopracciglia aggrottate. La sua solennità non prometteva niente di buono. – Che c'è di nuovo? Guarda che lo so che oggi compi sedici anni eccetera, eccetera, ma non credere che questo cambi le cose. Il contratto con...

– Sì, Oghun, – intervenne Dele, – lo sappiamo. Enyd ha qualcosa di più importante da dirti.

Maclea si buttò sui cuscini, le braccia conserte al petto. – E va bene, sentiamo che c'è di nuovo.

Enyd esitava. In fondo, anche se quello che stava per dire era la chiave per la sua liberazione, aveva comunque timore della reazione di suo padre. Tutto quanto era successo nel modo più sbagliato possibile, e non era per nulla certa che, nonostante tutto, si sarebbe risolto per il meglio.

Notando la sua esitazione, sua madre le rivolse uno sguardo di incitamento, e le porse una mano. Enyd la sfiorò, la prese, la strinse. Era calda, rassicurante. Fece un respiro profondo. – Il mio sangue è in ritardo di cinque settimane. Ormai sono quasi sicura di essere incinta. – Le parole lasciarono la sua bocca tutte insieme, lasciandole dentro uno strano senso di vuoto. Era fatta: tutte le sue carte erano sul tavolo, e non restava altro da fare che attendere il verdetto.

Loth - Parte Prima: TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora