CAPITOLO 8 - II

78 21 20
                                    

Qualche giorno dopo, Dele salì al cottage col calesse, un abito leggero ed un cappello di paglia per proteggersi dal sole, di ritorno da una visita al villaggio. Cercava sempre di avvicinarsi al cottage con cautela, facendo quanto più rumore possibile e chiamando il nome della figlia dall'esterno, per non correre il rischio di sorprenderli in quelli che riteneva abbastanza a ragione i frequenti momenti di intimità, ma quella volta le notizie che aveva ricevuto al mercato le frullavano in testa e si limitò a impastoiare distrattamente il cavallo del calesse ed entrare in casa senza annunciarsi.

Il gregge che di solito accudiva Matias non era in vista, probabilmente al pascolo in qualche altro prato, e l'intero poggio era avvolto in una quiete quasi innaturale. Il cottage era deserto, il silenzio rotto solo dai ronzii annoiati delle mosche, ed Enyd non era in vista da nessuna parte. Un po' preoccupata, Dele tornò all'aperto, chiamando la figlia un paio di volte senza ottenere risposta. Possibile che si fosse allontanata? Sapeva bene che le pendici del poggio erano impervie e pericolose, e non sarebbe mai andata al lago da sola. Con l'agitazione che le cresceva nel petto, fece il giro della casa: il ruscello scorreva tranquillo nel suo letto; l'orto era il consueto disastro di cavoli rachitici e porri già quasi fioriti; poco distante, l'ascia di Matias era piantata di traverso nel ceppo su cui il ragazzo spaccava la legna per l'inverno, ma dei due nessuna traccia. – Enyd! – gridò ancora Dele, ormai quasi nel panico. – Matias!

Nessuno rispose. Col cuore che batteva all'impazzata raccolse le gonne e si mise a correre attorno alla casa, in cerchi sempre più larghi, guardando con apprensione giù per i pendii più ripidi e dietro ogni albero, finché notò, in una pozza d'ombra ai margini del bosco, una chiazza chiara. Col fiato grosso e immagini di incidenti, disastri e parti prematuri dietro gli occhi si mise a correre in quella direzione fino a quando, ad una decina di passi di distanza, non si trovò a calpestare, verde nel verde dell'erba, il tessuto di un abito. Si fermò, raccolse l'indumento, lo riconobbe e rialzò gli occhi sulla macchia chiara che, ormai a pochi passi da lei, aveva ritrovato tutti i suoi dettagli: Matias giaceva disteso su di una grande chiazza di muschio, con le spalle appoggiate ad un albero, le braccia avvolte attorno al corpo di Enyd che gli stava raggomitolata accanto col capo poggiato sul suo petto. Entrambi parevano profondamente addormentati, ed entrambi erano completamente nudi.

Dele arrossì violentemente, poi nascose il volto tra le mani, scossa da risate di sollievo ed imbarazzo. Lasciò cadere il vestito dove l'aveva trovato e voltò loro le spalle, tornando di corsa al cottage.

Qualche tempo dopo, abbrustolendo qualche fetta di pane sulla pietra del camino, sentì le loro risate avvicinarsi, e poi tacere improvvisamente. Dovevano aver notato il calesse.

– Mamma? – chiamò Enyd da fuori.

– Sono qui – rispose lei affacciandosi alla porta. – Sono appena arrivata – mentì.

Enyd entrò in casa sistemandosi i lacci del corpetto, Matias era a torso nudo ed entrambi erano scalzi. Il sorriso radioso che illuminava il loro viso raccontava chiaramente il loro stato d'animo.

Dele si scoprì a provare una punta di invidia per la felicità della figlia, per la bellezza del ragazzo che era suo marito, per la loro gioventù sfacciata e per la libertà di cui godevano, lassù sul poggio. La libertà di poter vivere come meglio credevano senza altre responsabilità che la rispettiva felicità, e di far l'amore in ogni momento prendesse loro la voglia, come animali o spiriti dei boschi.

– Dove sei stata? – domandò Enyd venendo a ficcanasare nelle attività della madre.

– Al villaggio. Avevate finito il pane, ve ne eravate accorti?

Loth - Parte Prima: TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora