Los Angeles

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Dopo un lungo giro per le strade di Los Angeles decido di fermarmi in un motel. Entro, "buona sera vorrei una camera, solo per questa notte" la signora dietro il bancone mi guarda e senza dir nulla mi consegna delle chiavi. Esco fuori e mi avvio lungo le arcate che portano alle camere, la mia non dovrebbe essere molto lontana è la numero 323. Arrivo finalmente alla porta, apro con il mazzo di chiavi rosse e ispeziono quella che dovrebbe essere la mia camera per questa notte, piccola ma accogliente, un mobiletto con una televisione vecchio stile, un letto matrimoniale con un copriletto bordeaux,un comodino con una lampada beige, un armadietto nero e in fondo a sinistra un bagno con le piastrelle blu quasi fino al soffitto,un piatto doccia con una tendina bianca, un lavabo con tanto di specchiera ed infine un water. Mi svesto e vado a lavarmi, tanto per rilassarmi un po e pensare a come mandare avanti la missione. Eric crede che lo faccia per lui, ma, quando ha detto che con questo diamante c è la possibilità di riportare nel mondo dei vivi una persona morta,ho pensato subito a mia sorella Cloe. Non posso crederci che finalmente avrò l occasione di stringere la mia piccola sorellina. Esco dalla doccia e il ricordo di quelle sere mi assale,tutti sapevano chi ero diventato e la piccola cittadina del lontano 1884 mi cercava per piantarmi un paletto nel cuore così scappai di casa, dopo tre giorni ritornai ma non sapevo cosa mi avrebbe atteso. Entrai e trovai un disastro infernale, mobili rotti, sedie sparse, le cadele ormai finite erano spente, c era stato sicuramente una lotta, ricordo anche il silenzio tombale. Chiamai mia madre e mia sorella più volte ma non ebbi nessuna risposta, era tutto deserto. Salii lungo la scalinata di legno che portava al piano superiore dove c erano le camere,entrai nella mia e trovai l inquietante spettacolo mia madre e mia sorella  giacevano immobili in un lago di sangue, erano state aggredite da un vampiro erano maciullate in gola. Entrambe. Mi chinai sui loro corpi inerti piacendo e tentando inutilmente di svegliarle. Ad un tratto sentii un rumore di un vetro rotto al piano inferiore ,presi coraggio e andai. Scesi lentamente la scala e mi diressi in salotto dove qualcuno era seduto in poltrona di spalle rivolto al camino. "Chi sei?" dissi con un tono più coraggioso del solito, lui si alzò e notai subito il rivolo sangue che gli pendeva lungo il mento, quello delle due donne che avevo amato di più. Quell uomo era mio padre.

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