Chapter 9.

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Sabato, 22 ottobre 2016, ore 4.36.

Iniziava a fare un po' freddo. Juliet già dormiva da un pezzo, io non ci riuscivo. Ero seduta davanti alla finestra con il plaid addosso sulle gambe ed una bella tazza calda di thè a guardare fuori il paesaggio. Quanto è romantica Londra di notte, piena di amore e malinconia. Era così rilassante stare lì a guardare il panorama mentre nella mia mente si affollavano pensieri di ogni tipo.

Perchè proprio William, perchè... non era meglio innamorarmi di Richard? Non avrei mai sofferto così, sarebbe stato troppo semplice... ma in fondo l'amore è fatto per essere complicato.

Giuro di non aver mai visto tanta bellezza e dolcezza in un ragazzo... era un angelo. Era lui, la mia ancora di salvezza, l'uomo che ho sempre sognato, che ho creato nella mia mente da bambina ed ora si è incarnato perfettamente; all'inizio credevo fosse un miraggio - la prima volta che i miei occhi si posarono su di lui mentre sorrideva non lo dimenticherò mai... e quando i nostri sguardi si sono scontrati per la prima volta sulle scale, il mondo attorno a noi per un attimo si fermò...-

"Jen che fai in piedi a quest'ora?" Juliet chiese avvicinandomi a me mentre si strofinava gli occhi. Mi spaventò un po' la sua presenza, poiché interruppe pesantemente i miei pensieri. Mi girai all'istante. Sospirai e risposi.

"Hai presente quando i pensieri nella tua testa sono talmente tanti che non senti più il silenzio, la pace, la tranquillità?"

"Stai male?" Si stranì, quasi rise alla mia domanda. Fece per sedersi di fronte a me.

"No, assolutamente... è solo che da quando che sono qui è tutto diverso, io... io mi sento diversa."

"Forse è la nostalgia di casa, ti manca la tua famiglia? I tuoi amici?"

"Beh, di amici non ne avevo tanti, ne ho solo una vera di lì.. ormai non sono più come quelli di una volta... e la famiglia, sinceramente non tanto; la vita lì stava diventando pesante ed oppressiva per me, già in Italia non stavo bene, figurati in Australia... io ho sempre avuto bisogno dell'aria che si respira qui, in Inghilterra."

"E allora cos'è che ti turba, che cosa non ti fa dormire la notte?"

"Non lo so... me lo sto chiedendo anche io"

"Sei troppo dolce e romantica secondo me" Affermò.

"E malinconica..." Aggiunsi.

"C'è Will di mezzo?" Chiese all'improvviso. Spalancai gli occhi alla sua domanda. Come fece a smascherarmi all'istante?

"Sì, lui... dalla prima volta che l'ho visto non riesco a togliermelo dalla testa!" Confessai.

"Ma com'è possibile... neanche lo conosci... ci hai parlato almeno una o due volte!!" Disse quasi rimproverandomi.

"Non so spiegarmelo... ma so che provo qualcosa di grande e forte per lui, soprattutto quando lo vedo"

"Allora dobbiamo cimentarci su Will!"

"No, assolutamente no. Sono troppo timida per farlo!" Il mio tono di voce si allarmò a tali parole.

"Tranquilla... un passo alla volta... " Mi accarezzò le nocche sorridendomi. Quel gesto mi rassicurò molto, tanto da sentirmi più sollevata. Poi aggiunse "E allora rimedieremo prima alla timidezza, oggi pomeriggio shopping per la festa di stasera a casa sua perciò adesso smetti di pensare e andiamo a letto, che domattina devi essere in forma smagliante!" Borbottò.

"Andiamo!" Risi.

Mi alzai e posai la tazza in cucina, poi andai a letto anche io.
Ci addormentammo poco dopo.

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