•Capitolo Cinque•

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Quando i quattro fratelli uscirono finalmente dal loro nascondiglio, fu come se fossero stati catapultati improvvisamente in un altro mondo; il dolce torpore della loro casetta fu sostituito da un freddo secco e gelido, di quelli che facevano tremare anche le ossa.
Nel cielo, nemmeno uno spiraglio di luce.
Solo nubi, freddo e solitudine.

«Beh, mi aspettavo di peggio.»
A rompere quel silenzio quasi innaturale fu ovviamente Harry, il quale si strinse ancor di più nel giubbotto di pelle che indossava. Quando apriva la bocca per parlare o respirare, le sue labbra emettevano una nuvoletta di vapore.
«Harry, il tuo ottimismo non serve a nulla.» commentò acidamente Heather, per nulla turbata dal freddo. Le era sempre piaciuto.
La neve, sopratutto, era per lei la cosa più bella che esistesse al mondo.
Quando quest'ultimo era... beh... ancora abitabile, lei, i suoi genitori e i suoi fratelli passavano ore intere a giocare nella neve: costruivano pupazzi e facevano tantissime battaglie a palle di neve. Poi, quando ormai il sole era calato dietro l'orizzonte, l'allegra famigliola rientrava dentro casa e Mandy preparava la sua leggendaria cioccolata calda per il marito e i figli.

A pensarci ora, osservando quel paesaggio desolato, spento, Heather si sentì male; fu come se il suo cuore fosse stritolato senza pietà, come uno di quei giocattoli di gomma che si usavano vendere alle bancarelle.

«Ehi Heather, che ti prende?» le chiese Abigail, poggiandole una mano sulla spalla. «Ci stai ripensando?»
Heather sbattè più volte le palpebre, guardando la sorella; sembrava speranzosa. Magari credeva che avesse avuto dei ripensamenti.
«No.» rispose quindi la corvina, nel modo più deciso possibile. «No. Assolutamente.» dopodiché oltrepassò Abigail e raggiunse Harry a passo svelto. La bionda emise un sospiro preoccupato; sarebbe stato un lungo viaggio.

***

Il mondo, per farla breve, era un maledetto casino;
Distese e distese di alberi spogli e smorti, e nessuna forma di vita si riusciva ad individuare nel raggio di kilometri. Le nubi scure non accennavano a diradarsi, anzi, sembravano essere aumentate di consistenza, formando una grossa coltre che somigliava a fumo grigio. Sporco e opprimente.
Heather si voltò, iniziando a camminare all'indietro, osservando la città allontanarsi, mentre ad ogni passo che faceva la terra scricchiolava emettendo un suono come di ramoscelli spezzati.
La corvina provò una fitta al cuore; quella città era stata il loro rifugio per dieci anni, avevano trovato il mercato ed erano riusciti a condurre una vita quantomeno accettabile.
Ma, con la distruzione del mercato e la possibilità di nuove tempeste che, prima o poi, avrebbero fatto cadere quella città come un castello di carte, la fuga era la scelta migliore.
«Credete troveremo un nuovo rifugio?» proruppe all'improvviso Abigail, stringendosi nel giubbotto. «Insomma... queste nuvole sembrano minacciose, e non credo avremo molto tempo per-»

«Ci sarà sicuramente una grotta, da qualche parte.» fece Harry, tenendo per mano il piccolo Andy. «Quindi ora stai buona e goditi il panorama.»

«E chiamalo panorama...» fece Heather con tono sarcastico, non staccando lo sguardo dal territorio circostante.
Niente da fare. La terra era diventata ormai nient'altro che terreno secco e inabitabile, l'ombra di ciò che era stata un tempo.
Gli alberi smorti, il tempo impazzito, macerie e detriti di vecchie città sparsi ovunque...
Tutto poteva essere descritto con la parola distruzione.
Heather, invece, non poteva fare altro che definirla una vera e propria apocalisse.
Rabbrividendo, la giovane spostò lo sguardo sul fratello, il quale camminava deciso davanti a loro, facendo da guida; aveva un'aria da leader ed era la prima volta che Heather se ne rendeva conto.
La postura dritta, gli occhi attenti e l'espressione concentrata gli davano quasi l'aspetto di uno che sapeva il fatto suo... se non fosse stato per la zazzera di capelli neri perennemente scompigliati, l'aria trasandata ed i vestiti strambi, bè, chiunque avrebbe potuto scambiarlo per un uomo d'affari.
Sorridendo lievemente a quel pensiero, Heather arrivò alla conclusione che in quel momento, sembrasse lui il fratello maggiore, il capo branco.
Quanto ad Abigail, si comportava più da lupo spaesato - o pecora, a seconda dei punti di vista -  che non poteva fare altro che seguire il branco.
Heather sapeva quanto la sorella odiasse interrompere un'abitudine e che di conseguenza detestasse i cambiamenti. Il suo sdegno era facilmente riconoscibile nella smorfia infastidita che le increspava le labbra, nell'aggrottare le sopracciglia una volta sì e l'altra pure, e nel passo svelto ma nervoso.
Heather si trattenne a malapena dal ridere. Era davvero buffa.
«Almeno hai una minima idea di dove ci stiamo dirigendo?» disse la diretta interessata, con tono lamentoso.
Harry alzò gli occhi al cielo.
«Certo.» rispose.
Heather dovette mascherare una risatina con un colpo di tosse.
Certo.

The Curse - La Maledizione della Terza MoiraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora