«Questo è Corey Knyving.»
Quel semplice nome, pronunciato con tanta serietà, sembrò rimbombare nella mente della ragazza per un tempo che le parve infinito.
Rimase a fissarlo per qualche istante, la bocca spalancata e qualcosa che sembrava muoversi nella sua testa, quasi come se stesse cercando di evadere dalla prigione che era la sua mente.
"Corey Knyving, cercate Corey Knyving."
Fu allora che la voce di suo padre, chiara e cristallina, le arrivò alle orecchie, costringendola a sussultare in modo impercettibile.
Possibile che fosse lui, l'uomo che il suo vecchio le aveva chiesto di cercare?
'Certamente in giro non ci sono molti uomini con questo nome. O meglio, in giro non ci sono proprio uomini' le suggerì una vocina nella sua testa.
Heather annuì tra se e se, spostando nuovamente lo sguardo su Corey.
I suoi occhi, azzurri come il mare, la squadravano attentamente, analizzandola proprio come, in precedenza, aveva fatto Andrew.
Pensato questo, Heather non potè fare a meno di esclamare:
«Beh, non avete mai visto una donna in vita vostra?»
Non sapeva se l'avesse immaginato o meno, ma a Heather parve di aver sentito Andrew emettere un suono lontanamente simile ad una risatina.
Corey, invece, rimase impassibile.
«Andrew, puoi lasciarci soli?» fece all'improvviso, girando il capo verso l'interlocutore.
Quest'ultimo annuì subito, quasi come se si fosse aspettato quella richiesta; scese dalla scrivania e si diresse verso la porta, uscendo e chiudendosela alle spalle.
Heather lo guardò andarsene, prima di spostare nuovamente lo sguardo su Corey, che intanto si era accomodato sulla scrivania davanti a lei.
«Sei Heather, giusto?» le domandò, e la ragazza annuì, mordendosi la lingua per non farsi sfuggire qualche commento sarcastico e decisamente poco consono alla situazione.
Corey annuì, congiungendo le mani in grembo e chinandosi per guardarla negli occhi.
«E dimmi, Heather... sai chi sono io?»
La ragazza esitò, pensando a quello che le aveva detto Andrew poco prima:
«Dovresti essere il capo di... qualcosa.» disse con fare esitante.
«Beh, Capo è una parola grossa.» rispose l'uomo, raddrizzandosi con un bel respiro. Heather notò delle occhiaie scure sotto gli occhi, e si chiese da quanto tempo non dormisse. «Io amo definirmi una guida, qualcuno che gli altri possano prendere come esempio.» si fermò, come se stesse pensando a qualcosa, prima di guardarla. «Mi dispiace. Per prima, intendo. Andrew non voleva colpirti così forte...»
Heather si domandò per un attimo a cosa si riferisse, prima di ricordarsi del colpo subìto nella Radura, mentre era intenta a "discutere" animatamente con il corvo dagli occhi scuri come abissi.
«Quindi è stato lui a...?»
«Sì.» rispose Corey, con una certa nota di divertimento nella voce. «Ma gli avevo detto esplicitamente di farlo con più delicatezza.»
«Strana idea di delicatezza che ha quel tipo.» rispose sarcasticamente la ragazza.
«In effetti le buone maniere non sono da Andrew.» disse Corey, appoggiandosi al tavolo. «e nemmeno le parole. Deve aver pensato che se avesse cercato di trattarti con le buone, avrebbe dovuto darti spiegazioni. Cosa che odia fare.»
«Così giustamente mi ha colpito alla testa a costo di ammazzarmi.» continuò Heather, la voce satura di sarcasmo. «Molto maturo.»
«Beh, tu avresti opposto comunque resistenza, giusto?» ribattè l'uomo, inclinando la testa di lato. Alcuni dei suoi riccioli gli ricaddero sulla fronte, donandogli un aspetto sbarazzino. «Sarebbe arrivato a colpirti comunque.»
Heather parve rifletterci su, mentre un pensiero improvviso la faceva tornare immediatamente con i piedi per terra: «E i miei fratelli? Dove sono? Stanno bene? Hanno colpito anche loro?» le domande uscirono dalla sua bocca come una cascata in piena, mentre la preoccupazione le attanagliava il cuore in una morsa.
Corey parve capirlo, perché la guardò con qualcosa simile alla comprensione, mettendo una mano davanti a se per zittirla.
Sorprendendosi di se stessa, Heather obbedì.
«Stanno tutti bene.» disse, e la ragazza si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo senza nemmeno rendersene conto. «I miei ragazzi gli stanno facendo compagnia.»
«I... I tuoi ragazzi?» gli domandò Heather, confusa.
Corey annuì: «I Sopravvissuti alla Caduta. Sono una cinquantina di ragazzi orfani, addestrati a difendersi contro qualcosa più grande di loro.» fece una pausa, guardando il vuoto come se la sua mente fosse stata attraversata da un ricordo spiacevole. «Qualcosa più grande di noi.»
«Che vuoi dire?» Heather non riusciva a smettere di fare domande. Erano passati così tanti anni dall'ultima volta che aveva avuto una conversazione con qualcuno che non fossero i suoi fratelli. Era... strano ma piacevole, in un certo senso.
Corey si guardò le mani, soprappensiero. Secondo Heather, prima o poi gli sarebbero venute le rughe, a furia di pensare.
«È... una lunga storia.» rispose infine, con la voce ridotta ad un sussurro. Heather dovette chinarsi in avanti per sentirlo.
«Beh, io ho tutto il tempo del mondo.» fece la ragazza, indicando con il capo il suo corpo legato.
Corey la guardò, e un piccolo sorriso gli increspò le labbra.
«In realtà...» disse, alzandosi e dirigendosi con passo felpato verso di lei. «Andiamo un po' di fretta.»
La ragazza lo guardò confusa, mentre l'uomo si apprestava a sciogliere la corda che la teneva legata alla sedia di legno massiccio. «Ma... non hai paura che possa scappare?»
Corey si lasciò sfuggire una risata, e Heather non potè fare a meno di pensare che fosse davvero bella. I suoi occhi azzurri divennero per un istante più luminosi, la dentatura bianchissima che risplendeva nel buio.
Sembrava essere ringiovanito di qualche anno.
«Sei una ragazzina intelligente, Heather.» disse, sciogliendo del tutto la corda. «Non fuggirai. Sarebbe una mossa davvero stupida, dato che qui ci sono i tuoi fratelli.»
Heather abbassò lo sguardo, massaggiandosi i polsi. La testa le faceva ancora male, ma il dolore era sopportabile.
«Va bene.» disse infine, alzandosi. «Dove andiamo?»
Corey la guardò con un sorriso.
«Sembri avere fretta di vedere i tuoi fratelli. Io ed Andrew ti porteremo da loro.»
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The Curse - La Maledizione della Terza Moira
Fantasía《Hai mai sentito parlare delle Fate del destino?》le domandò lui. Kaya scosse la testa, così il giovane continuò:《Sono delle dee che vivono sull'Olimpo e che decidono in merito al destino dell'uomo. Vengono altrimenti chiamate Moire o Parche, ma...