•Capitolo Quattordici•

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«Ci ha davvero mollati così?»
Harry ed Abigail osservavano confusi la loro sorella maggiore discutere in modo alquanto animato con la propria compagna di stanza, entrambe sedute ad un tavolo poco lontano dal loro; nonostante la distanza che li separava fosse relativamente poca, i due fratelli non riuscivano comunque ad udire una sola parola di ciò che le due erano intente a dirsi, a causa del fracasso che la faceva da padrone in quella mensa da una buona mezz'ora a quella parte, oramai.
«A quanto sembra.» rispose Harry, incrociando le braccia al petto ed appoggiandosi allo schienale della sedia «Ci credi che siamo qui da nemmeno un giorno e Miss. Darkettona ha già fatto amicizia? Pazzesco.» ridacchiò, scuotendo la testa e riuscendo a strappare una risatina anche alla sorella minore, la quale non attardò a replicare:
«Ed Io, invece, avrei scommesso che saresti stato tu quello che in meno di ventiquattr'ore avrebbe portato tutto il nascondiglio al proprio cospetto» lo stuzzicò, sorridendo e lasciando che il piccolo Andy, seduto in braccio a lei, giocasse con i suoi capelli.
Harry le fece una pernacchia, lanciandole contro un tovagliolo appallottolato. «Pft, é solo questione di tempo, sorellina. Solo questione di tempo.»
Abigail alzò gli occhi al cielo in tutta risposta, per poi lasciar andare un sospiro divertito. «Su questo, non ho alcun dubbio.»

***

«Quindi... mi stai chiedendo di insegnarti a leggere?»
Il tono di Jo era confuso, quasi esitante. Heather scrollò le spalle, come se quella fosse una richiesta del tutto sensata.
«È quello che ho detto, sì» rispose, appoggiando il mento sul palmo della mano e picchiettando le dita sul tavolo. «Non dovrai insegnarmi proprio tutto, non sono così ignorante, qualcosa io ed i miei fratelli abbiamo cercato di capirla da soli, nel corso degli anni. Tuttavia... dubito che le nostre lezioni da autodidatti siano anche servite a colmare le lacune più grandi. »
Jo la ascoltò attentamente la sua spiegazione, pensierosa; non aveva mai avuto contatti con altre persone eccezion fatta per suo padre, Corey e forse Andrew, e non sapeva se sarebbe stata per Heather una buona insegnante così come lo era stato per lei il suo vecchio.
"Però" si ritrovò a riflettere, abbassando lo sguardo sulla copertina del libro "chissà, magari mi servirà davvero una mano con questo, in futuro."
Dal canto suo Heather, ignara del tumulto interiore della giovane, fissava quest'ultima con una certa curiosità mista a trepidazione; era quasi del tutto certa che avrebbe accettato, anche se non sapeva se volesse qualcosa in cambio.
Sperava sinceramente di no poichè non aveva nulla che potesse fungere da merce di scambio, eccezion fatta per la propria disponibilità ed il proprio ingegno.
Confidava nel fatto che sarebbero bastati.
Nel tentativo di rompere il ghiaccio, Heather decise di prendere nuovamente la parola, schiarendosi la gola:
«Sta' tranquilla, sono una che impara in fretta.» disse, sperando che ciò servisse a rincuorare la propria compagna di stanza. Quest'ultima alzò lo sguardo dal libro per puntarlo nel suo e, fortunatamente, parve che le sue parole avessero sortito l'effetto sperato, o almeno in parte; la giovane infatti riuscì a rivolgerle un sorriso, mentre i dubbi parvero smettere di assillarla almeno per quel momento.
Fu così che, lanciando un'ultima occhiata al libro che aveva tra le mani, Jo proruppe:
«Non riuscirò ad insegnarti tutto ciò che so, confido che tu lo sappia.» Heather annuì. «Bene... e non posso nemmeno dirti che l'ho già fatto prima, poiché sarebbe una bugia.» la giovane fece una pausa, mordendosi brevemente il labbro inferiore, per poi tornare a guardare la compagna di stanza dritto negli occhi, raddrizzando la schiena e concludendo con un solenne: «Ma questo non significa che non ci proverò.»
Ed Heather non sapeva se trovare la cosa buffa o ammirevole.
Probabilmente - pensò mentre allungava una mano per stringere quella di Jo, in un muto accordo - entrambe le cose.

***

La porta della mensa si spalancò all'improvviso, producendo un fragore assordante al contatto con la muratura.
Immediatamente, l'intera sala si zittì; Sulla soglia comparve la figura imponente dell'allenatore Rayley, affiancato da altri due uomini in divisa e, proprio come la prima volta in cui Heather ed i suoi fratelli lo avevano visto, la sua stazza e la sua postura decisa incutevano un certo timore.
«Spero vi siate goduti la colazione» ed anche la voce, autoritaria e possente, non era decisamente da meno.
Ad Harry ricordava quasi uno di quegli agenti vestiti di tutto punto che aveva intravisto tempo addietro sulle copertine di quelle riviste vecchie ed impolverate presenti nella loro vecchia casa.
Lo sguardo dell'uomo passava alternativamente da un viso all'altro, senza eccezioni, soffermandosi talvolta su alcuni di loro. Heather provò uno strano senso di agitazione durante la breve pausa che precedette le seguenti parole di Rayley.
Perché diavolo la gente non va' mai direttamente al sodo, in questo dannato posto? Si ritrovò a pensare, picchiettando nervosamente le dita sul tavolo.
Quasi come se le avesse letto nel pensiero l'allenatore riprese la parola, ed immediatamente la giovane si pentì di aver desiderato che terminasse il discorso;
«In realtà, non m'interessa sapere se avete gradito o meno la vostra colazione. Sono qui perché è arrivato il momento che vi rimbocchiate le maniche e che mi seguiate, e anche in fretta.» quando si interruppe per riprendere fiato, lo sguardo dell'uomo incrociò quello di Heather, ed immediatamente un brivido gelido le percorse la schiena; che fosse causato da paura o anticipazione, solo il Cielo lo sa.
«Il vostro addestramento sta' per avere inizio.»

The Curse - La Maledizione della Terza MoiraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora