Capitolo uno.

1.8K 33 2
                                    

"Rachel! Muoviti! Faremo tardi." Sento urlare mia madre.
Ho la prima seduta dallo psicologo tra poco, non sono tanto convinta di questa decisione. Non me la sento ancora di parlare con qualcuno di quello che accadde quella sera. Sento ancora il suo odore addosso, quello sguardo che ogni notte mi tormenta facendomi svegliare urlando e piangendo.
Rachel forza, non ci pensare, altrimenti scoppi in lacrime di nuovo. Penso tra me e me, infondendomi coraggio.
"Si mamma, metto le scarpe e arrivo." urlo a mia volta per farmi sentire.
Stamattina il cielo è sereno qui a Portland, ma molto freddo, alla fine non si può pretendere il bel caldo estivo, dal momento che siamo a novembre.
"Racheeeel." urla ancora più forte mamma.
"Sto scendendo." Dico.
Mi do una veloce occhiata allo specchio, indosso un paio di jeans scuri e una maglietta grigia con il collo a V, una felpa dello stesso colore, un giubbotto nero, un paio di Adidas bianche, i capelli raccolti in uno chignon con qualche ciocca che esce qua e là e infine del trucco leggero.
Devo dimagrire un po', penso ogni volta che mi guardo allo specchio.
Prendo la borsa e scendo le scale velocemente, altrimenti chi la sente mamma.
"Finalmente! Che hai fatto tutto questo tempo?! Arriveremo in ritardo alla tua prima seduta!" L'ascolto alzando gli occhi al cielo.
"Mamma, non iniziare con le prediche, andiamo altrimenti facciamo ancora più tardi."
Lei mi sorride e andiamo in auto.
Mamma è perfetta, sempre impostata, la classica donna in carriera.
Ha la carnagione molto più chiara rispetto alla mia, lentiggini, labbra sottili, gli occhi scuri, i capelli corti di un biondo chiaro e il corpo snello. Invidiabile. Da giovane faceva la modella, smise a causa del nostro arrivo. A volte penso che forse se ne sia pentita.
Nel tragitto in macchina stiamo in silenzio, quindi decido di accendere la musica.
Parte Warrior di Demi Lovato, alzo il volume, adoro quella canzone. La mia preferita.
Mamma mi guarda infuriata "Adesso lasci spento. Ogni volta ti devo dire di tenerla bassa e non lo fai mai! Magari facendo così impari." E spegne.
Non le rispondo, faccio l'offesa mettendomi a braccia conserte, e guardo fuori dal finestrino.
Fuori ha iniziato a piovere, amo la pioggia, rappresenta il mio stato d'animo la maggior parte delle volte...
I ragazzi che stanno andando a scuola hanno iniziato a correre.
Io al posto loro avrei continuato a camminare con tutta la tranquillità di questo mondo.
Il cellulare mi distrae dai miei pensieri, al suono di un messaggio.
È Alison.
Alison è la mia migliore amica, lei è tutto il contrario di me.
È amata da tutti, i ragazzi sopratutto, non è timida, tutti sono ai suoi piedi e la rispettano. Quasi tutti la considerano la stronza della situazione, ma è la ragazza più dolce che conosco. Ha un corpo perfetto, i capelli biondo scuro, gli occhi azzurri e un ragazzo che la ama.

"Rachel, non vieni neanche stamattina a scuola? Mi manchi... :( "

Mamma mi guarda stranita " Tesoro che succede?" Mi chiede preoccupata.
Con mamma ho un bel rapporto, ci raccontiamo ogni cosa, è come un amica oltre che madre per me.
" Alison mi ha chiesto se anche stamattina non ci sono a scuola.. Mi dispiace risponderle ancora di no, da quando è successa quel fatto ho allontanato un po' tutti.. E mi mancano.." Una lacrima mi scende dal viso.
Mamma è avvolta dai suoi pensieri e poi dice " Tesoro, vediamo come va la seduta, magari stasera la inviti a cena, così passate del tempo insieme raccontandovi un po' di cose."
"d'accordo, ma.. Cucino io ovviamente." Le dico ridendo.
Lei alza le mani a modo di resa.
Siamo quasi arrivate e ne approfitto per rispondere ad Alison.

"Non ci sono Alison. Ma stasera a cena da me alle sette, ci stai? Mi manchi anche tu."

Alison:
"Non rifiuto un invito della mia migliore amica. a stasera." Sorrido.

"Siamo arrivate Rachel." Mamma sembrava più agitata di me.
"Mamma tranquilla, devo solo parlare con una persona." Sbuffo
"Lo so, ma sono preoccupata per te, non dormi, sei sempre immersa nei tuoi pensieri, so che ciò che è successo è indimenticabile, ma dobbiamo farci forza e superare anche questa"
É vero io e mamma ne abbiamo superate tante insieme. Supereremo anche questa, spero.
Mamma è davvero una donna forte, crescere quattro figli da sola non è stato semplice.
Ricordo quando papà stava ancora con noi, prima del divorzio e della nuova moglie, era bello stare tutti insieme.
Papà ormai lo vedo poco, ha una figlia della mia stessa età, e chissà quanti altri in giro, dicono che ci assomigliamo molto, a parte il colore dei capelli, i suoi sono castani, occhi marroni, e niente lentiggini. I miei rossicci aranciati e gli occhi chiari. Io non vedo tutta questa somiglianza.
Per fortuna andiamo in scuole diverse, lei non mi sopporta proprio, non ho mai capito il motivo, mamma dice che è per il fatto che papà i suoi primi anni di vita non li ha il vissuti con loro, ma con noi.
"Tesoro, ho detto qualcosa che non dovevo?" Mamma mi distrae dai miei pensieri.
Oh cavolo, non le ho risposto.
"No mamma, hai ragione, pensavo a ciò che hai appena detto." Concludendo con un abbraccio.
Lei ricambia stringendo più forte.
Amo i suoi abbracci, mi fanno sentire al sicuro.
Tutto ad un tratto, mi sento la testa girare.
"Mancano 15 minuti, facciamo colazione a quel bar?" Chiedo a mamma
"Ottima idea, un caffè mi farebbe bene, ora come ora." Dice dirigendosi verso il bar.
Ci sediamo in un tavolino messo in un angolo, è molto accogliente, le pareti sono di un bianco lucido, il bancone è nero e bianco laccato, al centro pende un lampadario favoloso che illumina tutta la sala.
"Rachel!" Mamma mi distrae dai miei pensieri. Mi stava chiamando da diverso tempo, non la sentivo proprio.
"Stavo fra le nuvole. Dimmi." Le rispondo sbuffando.
Mi indicò con lo sguardo il ragazzo del bar che era venuto a prendere l'ordine.
Mi sorride appena volto lo sguardo.
Un sorriso meraviglioso, perfetto, da farti perdere il respiro.
" Cosa le porto?" Chiede.
" Un succo d'arancia una brioches, grazie" gli sorrido e torna al bancone.
Nel frattempo il ragazzo non mi toglie gli occhi di dosso, comincia ad innervosirmi.
Nel momento che ci serve la colazione gli chiedo "ehm.. Scusa ne avrai ancora per molto? Non mi hai tolto lo sguardo di dosso neanche per un secondo." Lui abbassa lo sguardo.
"Rachel! Che modi sono? Scusala." Risponde, guardandomi perplessa.
"Scusami ma il tuo viso non mi è nuovo, non riesco a capire dove ti ho già vista." Dice con lo sguardo fisso sul mio.
" Scusami tu, ma è una cosa che mi innervosisce parecchio. Comunque piacere, io sono Rachel." Gli sorrido.
"Piacere Nathan." Ricambia il sorriso e prima di riprendere a lavorare mi fa l'occhiolino.
Nathan...
Quel nome mi suona famigliare, continua a vagarmi nella testa per tutto il tempo.
Finita la colazione, ci avviamo dallo psicologo.
Mentre cammino sento la colazione salire.
" Mamma, mi serve un bagno." Le dico con lo sguardo un po' preoccupato.
"Che succede tesoro? Eccolo, è li in fondo" indicandomelo.
"Nulla mamma, devo solo andare in bagno." É inizio a correre verso il bagno.
Mi chiudo dentro e vomito tutta la colazione.
Questo bagno mette ansia.
Mi sciacquo la faccia e bagno i polsi con dell'acqua fresca.
Mi sento un po' meglio ed esco.
Mamma mi aspetta preoccupata, riconosco tutti i suoi sguardi, fingo un sorriso e le vado in contro, si tranquillizza appena mi vede sorridere.
È un mese e più che mi sento sempre così, nausea, capogiri, vomito.
Sarà lo stress.

Ti amerò per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora