Capitolo sei.

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Appena sono tornata a casa sono crollata sul letto in un attimo, é stata una giornata lunga e piena di emozioni.
Decido di chiamare Taylor.
"Pronto." Risponde la signora Irina.
"Ciao Irina, sono Rachel."
"Ciao cara, come stai?"mi chiede.
"Tutto bene grazie, lei? "Ricambio. "C'è Taylor?" Proseguo.
"Anche io grazie, certo, te lo chiamo subito." Urla il suo nome subito dopo.

"Rachel! Finalmente ti sento! Come stai?" Ha un tono di voce allegro.
" Sto bene. Mi chiedevo.. Vieni da me? Dobbiamo raccontarci un po' di cose!"
"Dammi 5 minuti e sono da te!" Riattacca.

Devo raccontare anche a lui la situazione che mi circonda in questo momento, per affrontarla devo avere i miei amici accanto.
Mamma dovrebbe arrivare tra un ora dal lavoro.
Il campanello suona e corro ad aprire.

Le sue braccia mi avvolgono.
Taylor ha gli occhi azzurri e i capelli biondi. Un sacco di ragazze gli vanno dietro, ma lui evita tutte, non ho mai capito il perché. È un ragazzo molto freddo apparentemente, ma sa sorprenderti se vuole.
Dopo avermi abbracciata, mi fa segno di aspettare con la mano ed esce.
Io lo guardo interrogativo e si presenta con una torta in mano come faceva da piccolino.
A quel gesto mostro un grande sorriso.
"Taylor non dovevi! Grazie."
Lui ripete le mie parole facendomi le smorfie.
Rido.
Ci sediamo sul divano bevendo un tè caldo, dandogli una fetta della sua torta, fa abbastanza freddo, ci stiamo avvicinando al Natale ormai, ci raccontiamo un po di cose, finendo a parlare di me.
" Cosa?! E cosa dicono i tuoi?" Urla.
Per fortuna non c'è nessuno in casa oltre a Igor.
" Taylor, non lo sanno ancora, lo so solo da pochi giorni, ho bisogno di tempo per elaborare la situazione." Dico in tono triste.
Lui mi abbraccia senza aggiungere altro.
A volte un abbraccio vale davvero più di mille parole.
In fine ci guardiamo un film per passare un po più di tempo insieme.

Si erano fatte le otto decido di accompagnarlo a casa, tanto stiamo abbastanza vicini, così, ne approfitto per fare una passeggiata.
" Ci vediamo presto Rachel, grazie per avermi accompagnato. " ringrazia dandomi un bacio sulla guancia.
"Ciao Tay." Gli sorrido.

Con tutta la tranquillità possibile torno a casa.
" È il tuo ragazzo quello?" A quelle parole mi spavento e il cuore cominci a battermi forte.
"Mi hai fatto spaventare! Ciao Nathan, no, Taylor é il mio migliore amico. Che ci fai da queste parti?" Chiedo incuriosita.
È così bello. Solo a guardarlo rimango incantata.
"Ero da Scott." Risponde.
"Non sapevo che abitasse qui vicino." Affermò.
"Si, abita proprio lì" indica.
Miller non me lo ha mai detto, perché?
" Capisco.." Abbasso lo sguardo.
"Ho detto qualcosa che non dovevo?" Mentre mi domanda, mi solleva il viso dal mento.
Bastava un suo tocco, e il calore si diffondeva in tutto il mio corpo.
"No, ma non me lo aveva mai detto, é passato a prendermi svariate volte per andare a scuola e sai io abito proprio lì.." Gli indico casa.
"Quando sarà il momento magari te lo racconterà." Mi mette una mano sulla spalla.
Cosa deve raccontarmi? Cosa mi nascondono
" Va bene." Non aggiungo altro.
" Devi rientrare subito?" Non mi dispiace affatto il modo in cui l'ha chiesto.
"No, certo che no" gli faccio un sorriso.
Andiamo a sederci su una panchina qui vicino a chiacchierare.
" Devo parlarti di una cosa delicata.." La cosa mi preoccupa parecchio.
Di cosa verrebbe mai potuto parlarmi, ci conosciamo appena.
Annuisco evitando di interromperlo.
"Ricordi qualcosa di quella sera?" Perché mi chiedeva questo?
Mi fa male parlarne ma devo superarlo, penso tra me e me.
Faccio un respiro profondo.
"Prima e durante l'accaduto sì, ricordo ogni cosa, quello che successe dopo ho solo qualche ricordo vago."rispondo alla sua domanda
"Cosa ricordi di quello che successe dopo?" Chiese incupito.
"Ricordo che qualcuno mi aiutò a vestirmi, non so cosa indossavo, ma non mi ricordo nulla di quella persona, come se avessi rimosso tutto, mi accompagnò solo per un tratto, poi arrivò mamma e gli raccontai tutto e più nulla. Perché Nathan?" Chiedo.
"Indossavi una maglietta grigia, dei leggings è un paio di Adidas bianche?" A quelle parole mi allontanai da lui, e scoppiai a piangere.
Come lo sapeva?!
"No Rachel, non ti allontanare, lasciami finire per favore." Continua.
"Stavo andando da Scott quella sera, mi persi, in una via affiancata a un bosco, quindi chiamai Scott, avvisandolo che tornavo a casa perché non trovavo la casa, ad un certo punto sentii un urlo, più mi avvicinavo più sentivo piangere, e vidi questa ragazza che tentava di coprirsi.." Si fermò per un attimo.
"Ero io.." Dissi subito.
"No volevi farti aiutare, mi sono presentato, e tu hai cominciato a dire in continuazione Elena, il viso si vedeva a stento, non credevo fossi tu, dicevi di chiamarti Elena, o almeno io credevo fosse il tuo nome, fin quando stamattina mi hai detto che eri stata violentata. Ti ho accompagnato fino all'entrata della via, non volevi che ti accompagnassi oltre. Per quello mi era famigliare il tuo viso.. Non lo raccontai a nessuno, non era mio diritto, speravo di rincontrare quella ragazza, per sapere come stava. Insomma..." Lo abbracciai senza farlo finire di parlare, aveva detto abbastanza per me.
Ora mi é chiaro, ecco dove avevo sentito quel nome...
" Forse cercavo mia madre, lei si chiama Elena , ero sotto shock. Grazie Nathan, sono contenta di aver trovato quel ragazzo che mi aiutò." Lui mi abbraccia a sua volta.
"Sono andato da Scott perché volevo il tuo numero." Afferma imbarazzato.
"Come mai ?" Arrossisco.
"Dovevo parlarti di questa cosa e.. Chiederti se ti andava.. Ehm insomma, sei libera domani sera?" Chiede impacciato.
Annuisco.
" Passo a prenderti alle otto?" Domanda imbarazzato.
"Alle otto é perfetto." Affermo.
Mentre mi sorrideva, avevo uno sguardo preoccupato, e posai la mano sulla pancia.
Una valanga di pensieri occuparono la mia mente.
"Rachel é tutto apposto?" Anche il suo sguardo era preoccupato.
"Devo dirti una cosa prima.." Abbasso lo sguardo.
Lui mi afferra la mano e mi fa cenno di proseguire.
Non volevo essere esplicita ho paura di spaventarlo, il mio sguardo scende alle mani e a quel gesto arrossisco.
"Io.. " mi fermo qualche istante. Per prendere coraggio.
Il mio cellulare suona.
Lui abbassa lo sguardo, io faccio un sospiro di sollievo, non era ancora il momento di diglielo, avevo fatto una sciocchezza.
"È mamma, sarà preoccupata. In fondo sono le undici" gli mostro il cellulare e poi rispondo.
"Si mamma arrivo, ho incontrato un amico, tutto qui." concludo la chiamata.
"Immagino sia una situazione difficile anche per lei. Ti accompagno a casa." Dice continuando a tenermi la mano, e ci avviamo verso casa.
"Buonanotte Rachel, a domai." Mi da un bacio sulla fronte.
"Buonanotte a te." Gli sorrido.

Ti amerò per due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora