Capitolo quindici.

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Questi giorni ho passato tantissimo tempo insieme a Nathan.
Siamo stati davvero bene.
Mi ha accompagnato anche dal dottor Ivanov per disdire le sedute.
E lui ha accettato con gioia la mia scelta.

Stamattina mamma è andata a prendere i regali con Elisabeth, tra poco dovrebbe arrivare.
Io e Nathan stiamo guardando un film comico, ogni suo sorriso è una distrazione, tanto da baciarlo ogni volta e a lui non dispiace affatto.
"Penso dovrei andare, tua mamma dovrebbe tornare a minuti." mi avvisa Nathan.
Mamma non sa niente ancora, non vorrei ci sorprendesse cosi dal nulla.
Sinceramente nemmeno io so cosa siamo.
"Va bene." gli sorrido accompagnandolo alla porta.

"S-salve signora." mia madre era esattamente davanti alla porta.
"Ciao.. Ehm.." non si ricorda il nome, ma dalla sua espressione le sembra un viso famigliare.
"Nathan." le ricorda.
"Nathan?" corruccia la fronte.
"Mamma il ragazzo del bar" affermo.
"Mi sembravi famigliare, cosa ci fa qui?" mi chiede.
"Be vedi mamma io e lui, ehm lui.."
"Sono il suo ragazzo." dice finendo la frase al mio posto.
A quell'affermazione il viso mi si riempie di gioia.
Mamma mi guarda e sorride poi guardandoci entrambi.
"Piacere Nathan, io sono Elena." gli porge la mano.
"Piacere mio Elena." sorride imbarazzato e l'aiuta a portare in casa le borse piene di acquisti.

Mamma è cosi curiosa che gli chiede ogni cosa, partendo dalla scuola, a come abbiamo continuato la conoscenza tra di noi.

"Lui mi ha accompagnata a casa quella sera." ammetto.
Il suo viso si riempie di lacrime e abbraccia Nathan ringraziandolo.
"Mi ero promesso di ritrovarla. Ed ora eccomi qui." afferma guardandomi.

"Ti fermi a pranzo?" chiede mia mamma.
"Volentieri." afferma lui.
Mentre gioca con Igor.
Igor adora Nat, nonostante la sua gelosia quando mi si avvicina.
"Meglio se ti fermi, cosi poi mi preparo senza che vai e poi ritorni."
Stasera vuole farmi conoscere suo padre, ho un ansia tremenda, alla fine è di direttore del college, non so come comportarmi difronte a lui.
Fortunatamente, lo aveva avvertito della mia situazione, un problema in meno.
"Hai ragione." mi bacia.
Quanto amo quelle labbra.

"Cosa fai a natale Nathan?" chiede mamma mentre pranziamo.
Ha preparato la pasta.
Il cibo italiano non manca mai.
"Io e papá non facciamo mai nulla a natale, solo schifezze e film." ride.
"Potreste venire qui, se vi va. Conosci Alison e Scott scommetto, ci saranno anche loro." afferma.
Mamma e Eleonore sono diventate amiche da quando hanno saputo la situazione, hanno preso la decisione di non dire nulla a papà riguardo clarissa, nonostante io e Scott non fossimo d'accordo.
"Mi piacerebbe, stasera chiederò a mio padre." avverte.
Quest' anno lo festeggeremo in grande.
Nonna, Simon, sua moglie Sara, il figlio Kevin, Thomas e Noah, Elisabeth, Alison, Scott, Eleonore, e il compagno di mamma che conoscerò il giorno di natale.

Nathan gioca ancora con Igor, ne approfitto per farmi una doccia.
Salgo le scale ed entro in camera mia, preparo i vestiti, e li appoggio sul letto, qualcosa di semplice, ma elegante per la situazione.
Un paio di jeans, gli unici che mi vanno ancora bene, camicia bianca e un cardigan nero.
Faccio partire la musica e mi rilasso sotto il getto della doccia.

Esco dal bagno con solo l'asciugamano in dosso, fortunatamente Nathan è ancora di sotto.
Faccio per far scivolare l'asciugamano a terra quando la sua voce mi fa fermare.
"Fossi in te aspetterei." sghignazza.
Risistemo l'asciugamano.
"Che tempismo." affermo lanciandogli un occhiata.
Si avvicina, mi da un bacio sul collo, e le sue mani cadono sui miei fianchi.
Il battito del mio cuore sembra quello di un cavallo in corsa, una scarica di brividi percorre il mio corpo.
Impulsivamente mi giro verso di lui, le nostre labbra si sfiorano.
Il mio respiro si fa pesante, la nostre lingue si cercano giocando insieme. Finiamo contro l'armadio, con una gamba lo stringo di più a me, dimenticandomi di essere coperta con poco, la sua mano entra sotto l'asciugamano accarezzandomi su e giù dal fianco sfiorandomi di lato il seno andando dietro la schiena dolcemente.
Il cellulare suona interrompendoci.
Mi sono lasciata completamente trasportare dall'istinto.
"Pronto." dico
"Ah, ciao papà, sei tu." affermo.
"Che entusiasmo Rachel." sbotta lui.
"Scusa. Dimmi" rido.
"A che ora passo a prenderti alla stazione?" domanda.
Domani ho il pranzo con lui, mi ero completamente dimenticata i biglietti del treno per Boston.
Non poteva starsene a Portland?
"È un problema se vengo con un amico?" domano ad una domanda.
"Assolutamente no" afferma.
"Allora ci vediamo direttamente a casa." avverto.
Chiudo la telefonata.

"Vieni con me domani a pranzo da mio padre? Sta a Boston." chiedo facendogli gli occhioni dolci.
"Certo amore." mi bacia.
Amore?
Mi ha chiamata amore per la prima volta.

Finisco di prepararmi.

"Mamma ci vediamo più tardi." l'avviso.
"Ciao tesoro, buona serata." mi da un bacio veloce sulla fronte.
Durante il tragitto non parliamo molto, Nathan aveva acceso la musica, e canticchiavamo insieme.
"Sei agitata?" chiede.
"No, cosa te lo fa pensare?" lo guardo.
"Stai giocando con quella collanina da più di quaranta minuti. Lo fai ogni volta che sei nervosa." mi fa notare.
Ha ragione.
Sono agitata per la cena con suo padre, spero di piacergli, ma lo sono anche per quella con mio padre, sarà difficile fingere di non sapere nulla della questione Eleonore.
"Solo un pochino." gli sorriso.
"Stai tranquilla, non è come dicono tutti." mi rassicura.
Al campus dicono che è la persona più fredda che abbiano mai visto, dal volto sempre arrabbiato, con un carattere impulsivo e che qualsiasi cosa non gli vada bene lo dice senza peli sulla lingua.
Gli sorrido.
"Domani dobbiamo partire presto." lo informo.
"Potresti restare a dormire da me, se ti va." mi guarda.
"Non ho il pigiama, ne il cambio per domani." affermo.
"Puoi dormire con uno dei miei, e domani rimetti questi vestiti." propone.
"Se il signor Reed è d'accordo, volentieri." lo bacio.

Avviso mamma della possibilità di restare a dormire da Nathan e lei stranamente è d'accordo.
Deve piacergli molto Nat.

"Finalmente conosco la ragazza di mio figlio." afferma il signor Reed.
"Buonasera signor Reed, è un piacere conoscerla. Sono Rachel." gli porgo la mano.
Ride.
"Ma quale signor Reed, queste formalità non servono Rachel, mi chiami pure Adam." mi leva la mano e mi abbraccia dandomi un bacio sulla guancia.
Ero stupita da questo comportamento.
Nathan aveva ragione, non è assolutamente come ne parlano.

"Nathan, mi ha detto che anche a te piace la psicologia." incalza.
"Si, un giorno spero di lavorare in questo campo." affermo.
"È molto impegnativo ma sicuramente c'è la farai. C'è la farete entrambi." sorride.
"Papá, la mamma di Rachel ci ha invitato a casa sua il giorno di natale, visto che non facciamo nulla da anni, potremmo..." lo interrompe Adam
"Quest'anno andiamo a casa di un amica, che voglio presentarti, e ci sarà tutta la sua famiglia." lo avvisa.
Lui annuisce.
"Sarà per la prossima volta." dico sorridendo.

La cena era squisita, Adam non accennò nulla sul fatto del bambino, mi ha fatto davvero piacere.
Ci mettiamo a vedere le foto di Nat da piccolino, in alcune ci stanno anche Scott e clarissa.
Mi fa notare in ognuna la somiglianza e decide di regalarmene una, lo abbraccio.

"Buonanotte Adam, grazie per la cena, davvero buona." gli sorrido.
Aveva accettato che dormissi qui.
"Quando vuoi venire, sarà un piacere. Buonanotte ragazzi."

Anche qui Nathan ha il letto matrimoniale, nel vederlo rido.
"Mi piace stare comodo." sorride.
Mi porge il suo pigiama e lo indosso.
Lui indossa il suo.

Le nostre labbra giocano dolcemente.
"Buonanotte piccola."
Poi da un bacio sulla pancia.
"Buonanotte anche a te." sussurra.
"Buonanotte Nat." concludo con un altro bacio.
Domani dobbiamo alzarci prestissimo.

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