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Crystal era nella solita macchina nera, quel fin troppo caldo pomeriggio di fine inverno. Era lì da ormai due ore, con le lunghe gambe snelle accavallate, le cuffiette nelle orecchie coperte dai corti capelli neri e lisci e il mento appoggiato alle mani, mentre i vivaci occhi azzurri, appena sopra il naso un po' schiacciato, scrutavano l'esterno. Non che ci fosse molto da guardare: solo campi, alberi e qualche casa sparsa.
A questi non do neanche una settimana... pensò quasi involontariamente.
Parlava dei suoi nuovi genitori adottivi...
E probabilmente aveva ragione: aveva avuto moltissime famiglie adottive, ma l'avevano sempre riportata indietro, all'orfanotrofio. Si, Crystal è orfana. Da quanto? Beh, da sempre in realtà. La ragazza non ricorda neanche di averli mai visti i suoi genitori... di loro le rimaneva soltanto il braccialetto con un piccolo ciondolo dorato a forma di fiamma che portava costantemente al polso.

Le ruote dell'auto frenarono sull'asfalto nuovo davanti alla villetta della "coppia prescelta". Crystal sbuffò sonoramente, spostando poi il braccio per raggiungere la portiera. Scese lentamente e recuperò la valigia nera dal bagagliaio, per poi fermarsi davanti al cancello in ferro battutto che dava sulla casa, aspettando l'assistente sociale che l'aveva accompagnata e guardandosi intorno. Era chiaramente in periferia, in una bella zona ricca di verde. La villetta bifamigliare di un bianco quasi accecante era circondata da un giardino più che curato e sul cancelletto d'ingresso c'era una graziosa targhetta che citava "Famiglia Lindeen" in una bella grafia ricca di ghirigori.
Crystal storse il naso, era tutto troppo perfetto. Appena sotto la targa un cartello avvisava che c'era un cane in giardino, a giudicare dalla figura un husky, dedusse la ragazza.
La mora prese un bel respiro, quindi spinse in avanti il cancelletto, entrando seguita dall'assistente sociale che nel frattempo l'aveva raggiunta. Subito l'enorme cane di cui avvisava il cartello le corse incontro abbaiando furiosamente. La ragazza lo guardò tranquilla e l'husky si zittì subito, mettendosi seduto. Ma lei a questo non fece neanche caso, proseguendo lungo il vialetto di ghiaia che conduceva all'ingresso. Neanche il tempo di bussare che la signora Lindeen aprì la porta con un accenno di sorriso cortese. Era una donna minuta ma ben proporzionata, con dei corti capelli biondo cenere e gli occhi di un azzurro limpido.
《Buongiorno, entrate pure》 disse con voce sottile e allegra, allargando il sorriso e spostandosi per fare in modo che i due riuscissero a entrare, quindi si fermò a parlare con l'assistente. Crystal rimase qualche minuto nell'ingresso ad aspettare un qualsiasi segno dalla futura matrigna, spostando il peso da un piede all'altro e guardandosi intorno, poi presa dalla curiosità cominciò a esplorare. Passò di stanza in stanza osservando le pareti dai toni pastello e i mobili sobri ed eleganti, così puliti che la minima macchia si sarebbe vista benissimo. Le mancavano da vedere le camere quando fu richiamata all'ingresso dalla padrona di casa. Tornò velocemente al punto di partenza, senza fiatare, mentre l'assistente se ne andava con un grosso fascio di fogli.
《Tesoro, vieni, ti accompagno alla tua camera》disse allegra la padrona di casa, quindi la prese a braccetto e la trascinò nel largo corridoio che dava sulle camere, lasciandole giusto il tempo di prendere la valigia. Le due arrivarono fino alla penultima porta sulla destra, quindi la signora Lindeen aprì la porta e spinse delicatamente dentro Crystal. La stanza era abbastanza spaziosa e luminosa, grazie soprattutto alla grande finestra che dava sulla strada. Era ammobigliata con mobili più sobri e femminili di quelli del resto della casa, ed erano sui toni del bianco e del grigio. La ragazza andò a sedersi sul letto, molleggiando un po' sul morbido materasso.
《Ti lascio un po' di tempo per sistemare le tue cose, se hai bisogno sono in cucina》disse la signora Lindeen con il solito sorriso, avvicinandosi alla porta.
《Grazie signora Lindeen》
《Di nulla cara, ma chiamami Rachel, "signora" mi fa sentire vecchia》
《Oh, ok... grazie Rachel》 si corresse Crystal con un sorriso, quindi l'adulta uscì dalla stanza.
Subito la ragazza tirò la valigia sul letto, cominciando a disfarla.

-

Dopo qualche oretta passata a "personalizzare" la sua nuova camera Crystal si buttò sul letto a braccia aperte, chiudendo gli occhi.
Chissà per quanto durerà... ripensò a tutte le volte che l'avevano riportata indietro. Non aveva mai capito bene il perchè, sapeva solo che a volte aveva vuoti di memoria e quando si risvegliava dalla specie di trans in cui era entrata era coperta di graffi e la stanza in cui si trovava era distrutta, come se un animale selvatico ci fosse rimasto chiuso dentro. Non aveva idea di cosa succedesse durante quel periodo buio, semplicemente aveva un forte mal di testa e poi si risvegliava a lavoro compiuto.

《Sono a casa!》
L'urlo riecheggiò per tutte le stanze, accompagnato da un crescente rumore di passi che si avvicinavano. Dalla porta della camera fece capolino una ragazza poco più bassa di Crystal, probabilmente della sua stessa età. Aveva lunghi capelli parecchio mossi ma non ricci e color ebano, che le incorniciavano il volto rotondo e un po' paffuto. Gli occhi di un verde spento e dalle lunghe ciglia erano tra le sopracciglia folte e il naso un po' a patata, mentre le labbra si incurvavano in un sorriso furbo.
《Heylà sorellona》 disse la ragazza infilando le mani affusolate dentro le tasche della felpa nera di almeno due taglie più grandi, facendo tintinnare la collana dorata con un ciondolo rosso che portava al collo e lasciando leggermente spiazzata l'altra. Aveva una sorella? Non le era mai capitato. Di solito la sceglievano sempre coppie senza figli...
《Ciao... come ti chiami?》 Chiese Crystal, decidendo di partire dalla domanda più basilare.
《Martina, piacere》 rispose l'altra porgendole una mano, che Crystal prontamente afferrò e strinse, quindi Martina si buttò sul letto accanto a lei, stiracchiandosi.
《Io sono...》 cominciò Crystal, ma venne subito interrotta dall'altra.
《Crystal, lo so. La mamma mi ha detto tutto di te》
《Owh. Beh non me lo aspettavo》 replicò l'interessata, facendo sorridere Martina.
《Da lunedì verrai a scuola con me, ma temo ci metterai un po' a rimetterti in pari con le materie》la informò quest'ultima.
Crystal si limitò a un "ok", per niente allettata all'idea di studiare.

《Ragazze! Scendete, è pronto!》urlò la signora Lindeen, o meglio Rachel, dalla cucina. Neanche il tempo di sentire la frase che le due erano già schizzate per il corridoio, affamatissime. Entrarono in cucina spintonandosi appena, andando quasi ad urtare Rachel che nel frattempo stava spostando una pentola bollente di pasta. La donna ridacchiò appena guardando le due sedersi, quindi si sedette anche lei.

-

Consumarono velocemente la cena, chiaccherando tranquille. Crystal dovette sorbirsi il solito "interrogatorio": 'come è andato il viaggio? Com'era l'orfanotrofio? Ti piace...?'
Finì velocemente di mangiare, sparecchiando successivamente e congedandosi con la scusa della stanchezza per sottrarsi dall'uragano di domande della sua nuova famiglia.
Entrò in camera al buio e si sdraiò sul letto senza neanche cambiarsi, infilandosi sotto le coperte. Cercò inutilmente di addormentarsi, cosi cominciò a pianificare il giorno seguente.

Le due e un quarto di notte.
E lei era ancora sveglia. Sospirò, spostando le coperte di lato e poggiando i piedi nudi sul pavimento freddo, rabbrividì e si diede la spinta necessaria ad alzarsi con le braccia. Le venne un leggero capogiro e le si offuscò la vista per qualche secondo, ma probabilmente si era alzata troppo bruscamente, così non se ne preoccupò. Aveva bisogno di una boccata d'aria, ora.
Si infilò una felpa e le scarpe, quindi uscì dalla stanza.
Si incamminò silenziosamente per il corridoio, cercando di non svegliare nessuno, quindi raggiunse rapidamente la porta di ingresso e aprendola quel che basta per farla passare comodamente uscì. Si sedette sui piccoli gradini dell'ingresso, respirando a pieni polmoni. Decisamente meglio pensò chiudendo gli occhi e mettendosi più comoda, una gamba distesa e una piegata, le braccia a sostegno della schiena appoggiate a terra. Era lì da poco quando l'husky che aveva intravisto quando era arrivata le si avvicinò cauto, come a sondare il territorio. Crystal sorrise, e a quel punto il grosso cane si avvicinò più tranquillo. Le annusò le mani e si lasciò accarezzare.
《Charlie》 lesse la ragazza sulla medaglietta appesa al collare del cane, che nel frattempo si era accucciato accanto a lei, con la testa sulle sue gambe.

Quando Crystal si decise a tornare in casa erano ormai le quattro. Ripercorse la strada fatta precedentemente al contrario, fino a tornare in camera. Aveva tutta l'intenzione di tornare a letto e tentare di dormire almeno un paio d'ore, ma non fu possibile.
All'inizio non fu altro che un leggero mal di testa, la vista annebbiata e le vertigini. Ma poi, in pochi minuti, si trasformò in un dolore lancinante, come se miliardi di spilli incandescenti le trapassassero il cranio infinite volte. Si prese la testa tra le mani, lottando per non urlare e accovacciandosi a terra. Sapeva perfettamente cosa stava accadendo: un altro periodo buio.
Ma questa volta era più forte, poche lacrime di dolore le rigarono le guance, prima che svenisse.
Poi, solo buio.

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