Affrontare il lutto è la cosa più difficile, la cosa più logorante e debilitante che esista. Ognuno di noi ha un modo diverso di affrontare il dolore. Ognuno di noi ha subito una perdita in vita sua, un familiare, un amico, una persona che stimavamo. Io ho perso delle persone in vita mia, ho perso delle parti di me, le più importanti. Dopo aver perso la persona che ci completava, l'unica persona che riusciva a strapparci un sorriso nei momenti di difficoltà, stai certo che non tornerai mai uguale a prima, stai certo che non sarai mai più come prima. Ricostruire il nostro cuore, ritrovare le forze, riprendere a vivere non sono cose immediate, ci vogliono mesi e per alcuni perfino anni prima di riuscire a stare in piedi da soli. Trovare il giusto equilibrio, trovare la consapevolezza che quella persona non è più qui, è la parte peggiore dell'elaborazione del lutto.
Nella prima fase l'ira ne fa da padrona, la rabbia annebbia ogni singola cosa. La rabbia è come una nebbia fitta e densa, si prova a superare quel muro, ad abbatterlo, ma non si riesce a trovare la luce. In quel momento si deve trovare l'equilibrio per stare in piedi, da soli, si deve cercare il modo di non passare per la vittima. Credo che nessuno voglia essere compatito, non credo che essere al centro dell'attenzione in quello stato possa far bene a qualcuno. Capisco anche che alcuni di noi si sentano confortati nell'avere delle persone che si prendano cura di noi, avere amici, persone sincere in quel preciso momento può avere due aspetti: il primo è a parer mio positivo sentirsi amati e sapere che nei momenti bui ci sia qualcuno a proteggerci può aiutare. Il secondo è negativo c'è la possibilità che la persona che affronta il lutto si appoggi completamente ad un'altra, non reagendo. È negativo perché le persone dopo un paio di giorni riprenderanno la propria vita e chi ha subito la perdita sarà al punto di partenza.
Gli amici che ti consolano in quei momenti devono capire che tu hai bisogno di tempo, hai bisogno di mettere in ordine le idee, quindi gli amici devono tirarti su il morale, ma devono anche avere un'ottima tempistica.
Nella seconda fase si troverà un finto equilibrio precario. Si riuscirà a stare in piedi fisicamente, si andrà a lavoro con il sorriso stampato in faccia, fingendo che tutto vada bene. Rispondendo: "Io sto bene" a qualsiasi domanda, in realtà in quel momento non si sta bene affatto. Si cerca solo di non essere compatiti, di non dover essere salvati perché tu non hai potuto salvare, non hai fatto nulla per tenere in vita quella persona.
Quando la mattina ti alzi dal letto per affrontare la giornata so che cosa ti ripeti, oggi starò meglio, oggi troverò la forza, ma nel corso della giornata qualcuno ti farà le condoglianze e tu non riuscirai a controllare l'istinto andrai in posto da sola, ti scenderà una lacrima, in quel momento ti renderai conto che non sei pronta, che ti serve tempo. Odierai le persone che ti diranno" non ti preoccupare io ci sono per qualunque cosa", ma quella persona dov'era prima? Lì capirai che se prima della perdita non c'era stata lo ha detto solo per formalità. Ti odierai per non poter sopportare di vedere le altre persone felici, innamorate e che vivono, come tu non riesci neanche più a ricordare.
Nella terza fase che arriverà più o meno velocemente sarai quasi guarita, questo è il momento in cui devi riprendere la tua vita, esci sfogati, evita di bere, evita di drogarti, ma inizia a vivere di nuovo. Capire quando arriva questa fase è la parte più difficile, per me semplicemente è arrivata quando non dovevo più sforzarmi di controllare le lacrime, quando ho smesso di sentire prepotentemente quel dolore.

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Cicatrice di una vita
General FictionQuesto libro è un flusso continuo di opinioni, emozioni e sensazioni. Si potrebbe definire un libro introspettivo, ma io non amo le definizioni. Semplicemente parla di temi che non sempre si ha il coraggio di affrontare da soli. Si potrebbe anch...