Capitolo 7

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Non ho mai creduto nel Destino, non ho mai creduto che ci sia un libro con scritto la nostra fine, non ho mai creduto nelle coincidenze, nelle fatalità. Non ho mai pensato, non ho mai permesso che le coincidenze prendessero il sopravvento su di me, non credo che le cose capitino per caso, il Fato da me non è mai stato considerato.

Non ho mai accettato che una persona si possa totalmente e incondizionatamente gettare ed adagiare nelle mani del Destino, poi chi governa il Destino? Posso capire il Destino per quanto riguarda la sfera religiosa, posso capire il fatto che ognuno di noi abbia un progetto creato da Dio, posso immaginare le ragioni che spingano le persone ad affidarsi nelle mani di un essere superiore, un essere che vuole proteggerci, un'entità che ci indichi il cammino nei momenti di sconforto.

Purtroppo per me non mi sono mai affidata a nessuno dei due casi. Dico purtroppo perché in alcune occasioni credere che non siamo padroni delle nostre azioni è rassicurante, aiuta a non farsi divorare dal senso di colpa. È anche vero però che non prendersi totalmente le proprie colpe è un segno di immaturità, si cresce affrontando le conseguenze, non credere che ognuno di noi abbia voce in capitolo è come non essere mai colpevoli. È come se un assassino, un ladro non avesse responsabilità, allora perché loro non dovrebbero essere liberi?

Essere una persona che crede totalmente nella responsabilità individuale, ha i suoi aspetti negativi, uno tra questi è il fatto di credere di essere padroni incondizionati della nostra vita, pensare di avere la responsabilità e l'onore per ogni nostra azione non è facile da gestire.

Immaginate di essere responsabili della morte di un vostro caro, per una banalità (un ritardo, una lite, una caduta, ecc...), i fatalisti lo chiamerebbero uno scherzo del destino, ma per una persona che crede di essere padrona della propria vita è la rovina. Pensare che avreste potuto evitarvi quel dolore, pensare che lui poteva essere ancora vivo è una sensazione atroce. Vivere, convivere con il senso di colpa è come vivere con un macigno sullo stomaco è come vivere con uno zaino pieno di libri, si faranno le cose di sempre, ma non sarà mai facile, si arriverà a casa stravolti anche non avendo fatto nulla. Le vostre spalle saranno distrutte come la vostra anima, le macerie che vi lascerete dietro saranno uno scempio, avrete sempre un dolore cronico alle vostre spalle. Dovrete andare da un buon fisioterapista per rimettervi in careggiata, ma non vedrete mai il mondo allo stesso modo, non sarete mai più leggeri e spensierati.

Col tempo diventerete immuni al dolore, marcirete dentro, vi spegnerete in modo lento e doloroso, perché la vita funziona così e non è giusta, ma ognuno di noi ha il proprio fardello.

Io credo che ognuno di noi è totale padrone del proprio Destino, non credo nelle coincidenze, non credo nella frase "è colpa del Destino". Io credo che bisogna prendere in mano le redini del proprio Destino, credo fermamente nella responsabilità individuale. Sono stanca delle persone che si piangono addosso, dicendo "non potevo fare nulla", certo che potevi, alzati e combatti con le unghie e con i denti perché in questa vita nessuno ti regala nulla. Lotta fino a quando non sei stremato, lotta fino a quando non ti sei ferito e anche in quel caso alzati e combatti fino alla morte, tutti prima o poi moriremo, ma nessun dolore provocato dalle conseguenze potrà mai superare il dolore di non aver vissuto.

Prima di combattere con tutte le vostre forze per qualcosa, decidete per cosa vale la pena morire, non affrontate dolore inutile, combattete per le cose che vi fanno stare bene, dovete andare in guerra per ciò in cui credere altrimenti è solo una facciata.

Morire in battaglia è la pura e vera gloria, tutto il resto è vergogna, se non avete mai desiderato di morire da eroi allora non avete ancora trovato qualcosa per cui vale la pena vivere. Trovate lo scopo della vostra vita, prendete a pugni il Destino e se vincerete la battaglia non ci sarà felicità più grande, ma anche se perderete non rimpiangerete mai di esservi fatti del male, solo chi è sceso in guerra, solo chi ha perso qualcuno in battaglia, sa cosa vuol dire vivere, vivere senza esclusioni di colpi.

Il giorno in cui vi alzerete dal letto con la forza e la voglia di lottare, in quel giorno nascerete, sarete rinati e vedrete chiaro il vostro futuro. Non pensate, non fate passare l'attimo buttatevi con tutta la grinta, con tutta la forza che avete. Non temete quel giorno vi accorgerete quando arriverà e se non arriva da solo, se non si accede l'interruttore da solo, accendete il salvavita.

Non esistono i treni persi, non esistono le seconde occasioni, alzatevi puntuali, prendete il treno e se arrivate tardi correte fino alla fermata dopo, mai aspettare il treno che verrà perché potrebbe non arrivare mai.

Siate ciò che volete essere e non vergognatevi di essere diversi, perché non esistono le anime gemelle, non esistono due persone uguali, esistono solo delle affinità. Alzatevi e cercatevi la vostra persona, nessuno di noi è diviso a metà, non esiste la metà che ci completa, esiste solo colui che riesce a capirci, esiste colui che comprende la nostra anima. Trovate e lottate per il vostro amore eterno, anche se poi non è mai eterno anche se vi farà del male, perché se aspettate non farete altro che rimandare e non otterrete mai nulla.

Ho conosciuto un uomo si chiamava George Grey, voglio raccontare la sua storia perché è una storia che fa riflettere, fa riflettere forse molto di più di tutto ciò che ho appena scritto.

Quest'uomo è rimasto sempre nel suo porto sicuro, immobile e frenato dalla paura. Ha avuto la possibilità di amare, di lanciarsi in qualcosa, slacciando il paracadute eppure anche in quel caso non ha provato ed è rimasto nella sua campana di vetro.

George non crede nell'amore, non crede che sia sicuro, crede invece che sia una trappola, un inganno meschino. La contraddizione principale di quest'uomo è che lui voleva cambiare, voleva aprire la porta alla vita, ne aveva bisogno invece le paure, le conseguenze, il rischio, l'ignoto hanno avuto il sopravvento su di lui.

Quest' uomo in vita non aveva un carattere forte, non era ambizioso, non aveva il fuoco che gli bruciava dentro, vedeva soltanto la vita passargli davanti.

Ora che è morto riesce a capire che forse avrebbe dovuto vivere perché la morte arriva per tutti e le emozioni belle o brutte che siano ci fanno sentire vivi e lui non è mai stato realmente vivo. Ora capisce che una vita senza uno scopo, è vuota e il dolore peggiore che si possa avere, peggiore anche delle conseguenze. Ha lasciato che il Destino decidesse per lui, che le coincidenze sostituissero le sue scelte. George non credo che avrà mai pace perché la vita non gli ha negato delle scelte, delle possibilità è lui a non averle colte.

Le sue paure secondo il mio punto di vista sono dovute al non essere all'altezza, per paura del giudizio altrui, per paura di essere ferito nell'orgoglio, per paura di mettersi a nudo, di essere unico. Lui a parer mio vuole avere la situazione sotto controllo e quindi non accetta "le ombre", le incertezze, eppure la sua vita è fatta di esse perché se non prendi decisioni come sei il capitano della tua nave?

Forse da ragazzo George è stato represso, forse è stato abituato a vivere nel porto sicuro, forse è stato educato a temere il giudizio degli altri e forse la vita gli ha risparmiato il dolore, non facendo temprare il suo carattere. Secondo me da morto ha fatto il bilancio della sua vita e il risultato è stato negativo.

La sua vita si potrebbe paragonare a delle vele ammainate che simboleggiano che non è mai partito, che non hai mai corso il rischio. È come una barca ancorata al porto ferma e statica che eppure brama e desidera salpare, desidera lasciarsi andare, desidera vivere.

Quello di cui invece si è reso conto è che avrebbe dovuto desiderare di vivere, avere gioia e passione, salpare correndo il rischio di annegare. Meglio essere sopraffatti della vita, dal suo caos, che aver vissuto nella monotonia.

In fondo nessuno sa ciò che succederà ma io vi chiedo non è meglio aver deciso il modo di morire che vivere aspettando l'inevitabile?

Cicatrice di una vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora