Capitolo 28

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- Non mi piace questa cosa - disse Ben, sistemandosi gli occhiali da sole sul viso - Non posso ignorarlo, lui è ancora stramaledettamente libero e senza colpe secondo la legge.

- Ben - piagnucolò Emy, alzando gli occhi al cielo con aria frustrata - È una cosa stupida ed impulsiva, tu non lo farai!

Ben sembrava davvero furioso quella mattina. Non faceva altro che stringere i pugni e aggrottare le sopracciglia. In più sembrava irritabile come non mai. Era davvero nervoso, ed Emy sapeva benissimo che aveva intenzione di andare a parlare con suo padre.

- E poi sentiamo, cosa vorresti dirgli? - chiese frustrata la ragazza - Otterresti solo un sacco di guai, rischiando di essere scoperto!

Ben, imperterrito, continuò a camminare verso la sua vecchia casa, dove stavano ancora sua madre e suo padre.

Stava solo facendo lo stupido e l'impulsivo, doveva pensare a ciò che faceva, invece che andare così istintivamente a fare qualcosa che avrebbe potuto metterlo seriamente nei casini.

Stufa, Emy lo afferrò con forza per un braccio e lo voltò verso di sé - Rispondi alla mia domanda, dannazione! Cosa vorresti fare una volta davanti a lui, eh? Sentiamo!

Ben restò zitto, i pugni ancora serrati, e anche da sotto gli occhiali Emy percepì il suo sguardo freddo. Da quando aveva ricevuto quella notizia su suo padre, non più di un'ora prima, sembrava che in lui fosse cambiato qualcosa. All'improvviso sembrava essere diventato apatico e indifferente. Aveva insistito per uscire di casa, e subito Emy lo aveva seguito, preoccupata dal suo fare freddo.

- Allora? - chiese ancora la ragazza, incrociando le braccia al petto - Su Ben, piantala! È una follia la tua, non...

- Io non voglio parlargli - disse Ben, interrompendo la ragazza è sorridendole in modo strano - Io voglio solo... Fargli male. Tanto male.

Detto questo, scostò Emy con forza, tornando a camminare verso la sua vecchia casa. La ragazza, sempre più preoccupata per il ragazzo, non demorse, e lo afferrò ancora per la felpa, tirandolo indietro con forza.

Era cambiato così tanto in così poco tempo, come se quella notizia avesse risvegliato il mostro che Emy aveva visto tempo prima.

Ben stavolta non le rispose neanche. La spinse con forza a terra, per poi iniziare a correre.

Emy doveva trovare il modo di fermarlo, prima che lui potesse fare qualcosa di cui si sarebbe pentito. Stava ammattendo, stava ammattendo di nuovo.

Si alzò in piedi, riflettendo. Voleva uccidere suo padre. Sinceramente della vita di quel bastardo non poteva fregargliene di meno, ma non poteva permettere a Ben di trasformarsi in un mostro, in un assassino.

Lui era Ben, ed anche se sotto forma di fantasma, era sempre il ragazzino timido e dolce che Emy aveva imparato ad amare.

Non un mostro, un pazzoide che si faceva trascinare dalla sete di sangue. Non poteva permetterlo.

La ragazza svoltò, prendendo una strada diversa da quella di Ben, doveva cercare di anticiparlo. Sperava solo che quell'uomo non fosse a casa, in quel modo Ben avrebbe anche potuto rinunciare alla sua sete omicida.

Non poteva permettere che quel ragazzino si trasformasse in un mostro, non se lo sarebbe mai perdonato.

Corse come non mai, fino ad arrivare nella via dove ancora l'uomo viveva.

La ragazzina percorse rapidamente il vialetto scivoloso per colpa della neve che si stava lentamente sciogliendo, e bussò alla porta con forza.

- Chi è? - chiese la voce di una donna dall'interno.

Emy sentì lo sguardo proveniente dallo spioncino su di sé, e la porta si aprì leggermente - Che cosa vuoi, ragazzina?

- Suo marito è qui? - chiese lei, andando dritta al punto.

- Qualsiasi cosa tu volessi urlargli contro puoi dirmela. Si sta godendo la libertà per adesso, è uscito a fare una passeggiata.

- Senta - disse Emy, cercando di vedere se Ben stava arrivando - lui è in pericolo, suo...

Non fece in tempo a finire la frase che vide Ben spuntare dal vialetto di fianco e lo sguardo della madre che si impietriva, mostrando terrore misto a sorpresa.

- Ben... - mormorò la madre - Sono pazza, vero?

- No - rispose Ben, piazzandosi davanti ad Emy - Tu levati.

La ragazza venne bruscamente spostata, mentre madre e figlio si guardavano.

- Tu sei morto - disse lei, facendo un passo indietro e cercando di chiudere la porta.

Ben la tenne aperta a forza, ed iniziò ad urlare, tentando di entrare.

- Fammi vedere quel bastardo, è stato lui! È colpa sua, solamente sua!

Emy tirò indietro il ragazzo, e la porta si richiuse davanti a loro.

- Che fai! - esclamò lui, con sguardo furioso - Tu non volevi la mia felicità?! Vattene, ho qualcosa da fare!

- Smettila! - ringhiò Emy, prendendolo per il colletto della felpa - Tuo padre è fuori.

- Lo aspetterò.

- È sbagliato! Tua madre starà già chiamando la polizia e...

Non poté continuare, poiché le sue parole furono interrotte dal forte schiaffo che le arrivò dritto in viso.

Emy si bloccò, guardando lo sguardo furente di Ben, davanti a lei. Quelle piccole pupille rosse la fissavano con aria gelida.

Era Ben? Come poteva essere davvero lui?

La ragazza si portò una mano alla guancia, spalancando leggermente la bocca.

- Ben... - disse, mentre il ragazzo si appoggiava con totale indifferenza al muro della casa.
Emy lo guardò, ancora bloccata. Non le aveva fatto male, almeno da fuori.

Dentro, si sentiva spezzata.

L'aveva fatto davvero? Lo stesso ragazzino gentile e timido di un tempo?

Lo stesso che non le avrebbe mai fatto del male?

Poi, Ben spalancò gli occhi, e la sua figura tremolò.

Si portò una mano alla tasca, sussurrando.

- Dannazione, la schedina!

Detto questo, scomparve.

Game Over | Ben Drowned Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora