Capitolo 14

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Le notti successive furono del tutto prive di sonno.

Non feci altro che restare a guardare il soffitto con un'espressione del tutto indifferente sul viso e lo sguardo perso, mentre i miei genitori e mio fratello si preoccupavano di più.

Mi avevano fatta vistare da uno psicologo, ma non era servito a nulla. Io ero rimasta zitta per quasi tutta la seduta. E anche in quei giorni erano ben poche le parole che avevo pronunciato.

Del resto, in che altro modo mi sarei dovuta sentire? Era tutto così strano, così orribile. Così... Così tremendamente sbagliato.

Avevo avuto diversi lutti nella mia vita, avevo perso i miei nonni, e qualche anno prima mio padre era mancato.

Eppure nulla mi aveva mai lasciata sconvolta così tanto. Perché, per la prima volta, qualcuno di caro era morto in modo del tutto orribile, talmente disumano da non essere comprensibile da qualcuno come me. In più, tutti gli eventi successivi alla morte di Ben mi avevano lasciata a due poco sconvolta.

Poi, dopo circa quattro giorni, non ce la feci più. Ero sempre più stanca, e le occhiaie si facevano ogni giorno più scure e pesanti. Mi addormentai di colpo sul mio letto, che per tutti quei giorni non avevo mai lasciato, a causa della mia immensa stanchezza e venni inevitabilmente inseguita dai miei incubi.

Sognavo una figura in verde, dai capelli biondi, che mi seguiva, impossibile da scalfire o spostare. Non importava quanto io potessi essere veloce, la figura era sempre dietro di me, a sorridermi in modo strano.
Facevo alcuni passi, mi giravo, e lui era immobile, a guardarmi. Se mi allontanavo lui si teletrasportava, e dopo pochi secondi riappariva vicino a me.

Con un po' di timore mi avvicinai a lui un paio di volte, ma se lo colpivo non lo scalfivo minimamente, come se fosse stato fatto di puro e duro metallo.

Continuai a correre senza alcuna meta, e quell'inquietante presenza che mi seguiva come un'ombra, e che più che un umano o comunque qualcosa di vivo sembrava una statua, non faceva altro che venirmi dietro.

Ad un certo punto, però, il ragazzo apparve esattamente davanti a me, senza mai smettere di sorridere. I suoi occhi si fecero del tutto neri, ed una lacrima rossa gli colò lungo la guancia.

- Cosa vuoi? - chiesi, deglutendo e facendo un passo indietro.

- Giochiamo! - rispose lui, cercando di saltarmi addosso, mostrando per la prima volta di potersi muovere senza teletrasporto.

Gridai, voltandomi e tornando a correre, nello strano paesaggio del sogno, simile alla città dell'orologio. Eppure ogni cosa sembrava rotta, e una strana musica risuonava nell'aria.

Corsi nella piazza a sud, alzando lo sguardo sul cielo rosso, dove una luna ghignante sembrava guardarmi, e voltandomi per vedere ciò che mi stava attorno.

La figura verde sembrava sparita, così decisi di prendere un po' di fiato. Non c'era nessuno.

Feci un paio di passi, che nella città di pietra, completamente vuota, sembrarono risuonare forti come non mai.

Ancora qualche secondo, ed un brivido mi salì lungo la schiena.

- Hai incontrato un terribile destino, non è vero?

Una figura alta mi apparve davanti, ed io balzai all'indietro. Portava un pesante zaino, a cui erano appese diverse maschere, e mi guardava con aria decisamente poco amichevole, nonostante sul suo viso fosse stampato un sorriso.

- Già. L'ho incontrato - risposi, fissando l'uomo negli occhi ridotti a due fessure.

Non ero spaventata, nonostante l'aspetto inquietante di quella strana figura. Ero improvvisamente del tutto apatica.

Lui ridacchiò alla mia risposta. Non so perché, ma non mi mossi. Forse, in qualche modo, il mio subconscio aveva capito che quell'uomo non mi avrebbe fatto del male.

O forse era proprio lui a tenermi ferma, per chissà quale ragione.

Restai ferma, con le braccia lungo il corpo, e fissai l'uomo, con un volto inespressivo.

- In realtà, però, è stato qualcun altro qui, ad averlo incontrato per davvero - dissi, con ogni paura ormai scomparsa.

L'uomo ridacchiò ancora. Era strana, la sua risata - Ogni destino è triste. Del resto tutti prima o poi finiremo tra le braccia della morte. Eppure, a volte, il peso di queste cose può essere alleggerito.

L'alta figura si chinò su di me, porgendomi una mano - Forse tutto ciò che devi fare per tornare felice è far tornare in sé chi è diventato un mostro. Racconta la sua storia, e spiegagli che non esiste un destino felice. Magari tutto finirà per il meglio.

L'uomo sorrise, ma non nel modo strano di prima. Era un sorriso vero, umano. Gli presi la mano e lui si inchinò.

- Credo che sarebbe la cosa migliore - dissi, non appena lui si fu rialzato.

Mi mise una mano sulla testa, scompigliandomi paternamente i capelli, e anche io ricambiai il suo sorriso.

- Puoi far trovare la pace alla tua anima, Emy, ed anche a quella di Ben. Fallo, e starai meglio.

Intonò alcune note che ben conoscevo, e nel mio cuore si fece largo un sentimento di tranquilla serenità.

Era come se tutto, all'improvviso, fosse stato semplice e chiaro. Tutto facile, tutto tranquillo. Del resto, era così.

Quell'uomo, in qualche modo, era stato la luce nell'oscurità nebbiosa della mia mente.

- Grazie - mormorai, rivolgendo un sorriso all'uomo.

Lui scosse piano la testa, continuando a sorridere, e sparì nel nulla.

Tornai a girovagare per la città, in pace. Canticchiavo tranquillamente le note che quell'uomo mi aveva insegnato, con un sorriso sulle labbra.

Ero alla ricerca di Ben, anche se prima ero fuggita da lui. L'unica cosa che dovevo fare era affrontarlo di petto, e parlargli.

Fuggendo dai miei incubi, questi sarebbero solamente diventati più forti e più spaventosi.

- Oh, non adesso - disse la voce dell'uomo che prima avevo incontrato, anche se la sua figura non si fece assolutamente vedere - Non è nei sogni che devi affrontarlo. Svegliati Emy, e fai finire tutto. Svegliati.

Ed aprii gli occhi.

Angolo autrice: Ma salve! Aspettavo da tempo di scrivere questo capitolo questo capitolo, e credo che sia uno dei miei preferiti. In ogni caso per lo speciale della prima K di visualizzazioni ho deciso che farò un disegno( che spero di completare al più presto) e poi, in un angolo autrice, dirò dieci curiosità su questa storia, se la cosa vi interessa. Ora vado, credo di avere un disegno da fare.

Game Over | Ben Drowned Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora