Capitolo 2.

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-Allora, vediamo se ho capito.- sospirò Angelique. Dopo l'urlo di Malia, la bionda le aveva chiesto di fare due passi e, intanto, le aveva spiegato l'intera, complicata situazione.

-Scarlett è la migliore amica della ragazza dai capelli rossi e la fidanzata di Alec. Io le somiglio. Ma non ho capito una cosa. Cosa c'è di strano?-

-È morta- sussurrò Malia.

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Il giorno dopo, Angelique era ormai convinta: doveva stare assolutamente lontano da quel gruppo di ragazzi. L'intera storia di Scarlett le dava i brividi. Malia non le aveva spiegato il modo in cui era morta, nè la sua storia ma le aveva fatto vedere le sue foto.

Non erano solo simili, erano così identiche da sembrare quasi uguali. Solamente qualche tratto le distinguevano.

Assomigliava ad una morta.

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Alla quarta ora del giorno seguente, Angelique -vide nel suo orario- che aveva ancora matematica. Questo significava che avrebbe incontrato ancora il suo vicino di banco, il suo Julian, che però doveva evitare.

Ma ovviamente, nulla andò come aveva programmato.

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-Ehi, Angelique.-

Liam -il nome del suo vicino di banco che scoprì grazie all'appello di quel giorno- non smetteva di sussurrarle quella frase. Ogni volta che il prof si girava, lui approfittava per chiamarla.

Angelique, stufa di sentire ripetere il suo nome ogni tre minuti, decise finalmente di rispondere.

-Liam.-

-Mi dispiace per.. ieri. Non pensavo che i miei amici avrebbero reagito così.-

Disse lui. Solamente che sapeva che stava mentendo. Con il tempo -e con le varie epoche- aveva imparato a riconoscere quando una persona le stava mentendo o meno. Lo capiva, una volta dallo sgurado, una volta dal linguaggio del corpo. Lo capiva sempre. Decise ugualmente, però, di stargli al gioco.

-Non ti preoccupare. Non l'avresti mai potuto immaginare.-

Gli fece un sorriso fintissimo. Era sicurissima che anche lui si fosse accorto che quello che diceva non lo pensava sul serio.

-Liam! Angelique! Lo sapete che è la lezione di matematica e non un uscita tra amici, vero?-

Il prof, prima simpatico, iniziò a starle sul cazzo.

-

Alla fine della lezioni, l'insegnante ci chiamò. La ragazza sapeva perfettamente cosa stava per dirgli, e si malediceva mentalmente per aver risposto a Liam poco prima -infrangendo anche, di nuovo, la promessa che si era fatta.

-Liam, Angelique. Io non riesco a tollerare assolutamente i ritardi -disse guardando Angelique- o le persone che parlano durante la mia lezione. Passerete in quest'aula un'ora dopo le lezioni, come punizione, dove potrete chiaccherare quanto vorrete.-

Sorrise compiaciuto. Stronzo.

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La punizione non era prevista. Doveva assolutamente iniziare a fare ricerche per scoprire il true alpha di quell'epoca. Ed evitare lui e tutto il suo braco. Non poteva esporsi così tanto. Era sicuramente un rischio che stava assumendo, stare lì con quel ragazzo. Implicato in una storia che le dava i brividi.
In quel momento sentiva solo un'enorme desiderio di scappare, ma non poteva.

-

Alla fine delle lezioni, si diresse verso la classe di matematica, scoprendo che Liam era già dentro. Le si contorceva lo stomaco: non voleva passare un'altra ora con quello che era la copia del suo ragazzo nel 1835. Ma doveva.

Si sedette nel banco accanto al suo, sperando che non iniziasse a parlare. Cosa che, puntualmente, lui fece.

-Allora, che cosa- iniziò una frase, ma lei lo interruppe.

-Sta zitto, Ju- Liam.- Angelique si disse di respirare. Non era Julian. -Sta zitto, Liam.- ripetè.

-Oh, okay.-

Liam aveva la faccia leggermente delusa, come se avesse davvero sperato che in quest'ora loro due sarebbero potuto diventare migliori amici per la pelle.

Poi però, Angelique notò qualcosa sulle sue mani. All'inteno, nei palmi delle mani, c'erano dei tagli -come se si fosse conficcato le unghie nella carne, in preda al dolore.

-Come te li sei fatti?-

Gli chiese, curiosa, anche se immaginava già quale potesse essere la risposta alla sua domanda.

-Cosa?-

Le chiese lui, non capendo.

-Quelli..- gli indicò quello che aveva attirato la sua attenzione e che stava guardando da un po'.

-Il cane di mio zio.-

Angelique riconobbe immediatamente che stava mentendo. Come notò subito che Liam era nel panico totale, visto che nessuno gli aveva mai chiesto cos'aveva fatto alle mani.

-Lupo.-

Sussurrò lei, contro la sua volontà. Ma lui, ormai, l'aveva sentita.

-Cosa hai detto?- Le chiese.

-Sei un lupo.-

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