Capitolo 5.

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Erica fece un discorso profondo prima di iniziare quel discorso. Nessuno, in quella stanza, poteva capire quanto fosse difficile. Era tutto così confuso. Ancora si chiedeva se l'avesse visto davvero o fosse solo tutto nella sua testa. Ma il terrore che provava in quel momento era reale. Ormai lo aveva giorno e notte. La paranoia la accompagnava ovunque andasse.

Simon era al suo fianco e tutto il branco li fissava, seduti nel divanetto del suo salotto. Li guardavano con una vena di divertimento, quasi si aspettassero che, invece di un pericolo mortale, annunciassero che si erano fidanzati e che sarebbero stati insieme per sempre.

-Siamo tutti in pericolo.- dopo attimi di silenzio, riuscì a parlarne. -Un ombra.. Qualcuno.. mi ha spiata. Mi ha guardata. Per una settimana intera. Tutto il tempo. Quando mi giravo era sempre lì: quando ero con voi. Quando uscivo con le mie amiche. Quando andavo a scuola. Forse continuava pure quando dormivo. Non so chi sia. Ma non penso punti solo a me. Ma ora è da ieri che non si presenta: qualcun'altro di voi subirà questo e prima o poi passerà all'azione.-

Non riusciva a raccontare quei giorni d'inferno senza scoppiare a piangere, come stava per succedere ora. I ragazzi si guardarono l'un l'altro, sbigottiti, posando poi lo sguardo sui due ragazzi. Ma proprio in quella stanza qualcuno fingeva: lui, a differenza di tutti, sapeva perfettamente chi era quell'inquietante figura.

Malia aveva optato per invitare lì anche Angelique, ma gli altri erano stati in disaccordo. Non sapevano che era lei che aveva portato quell'essere da loro e che, anche se non volevano saperne di lei, alla fine l'avrebbero affrontato insieme. La credevano ancora una nemica o gli faceva comodo non averla lì?

Nessuno replicò, così intervenne Simon, spartendo gli ordini. -Non può rimanere da sola. Io rimarrò con lei stanotte e vi informerò se ricompare. Intanto, Malia e Liam provate a chiedere a Chris di questo. Alec, cerca Angelique.-

A Malia si ghiacciò il sangue nelle vene: anche Liam l'aveva notato, Alec era strano. Non si comportava più da capobranco e lei non si fidava più di lui. Non avrebbe più affidato la sua vita a lui e di sicuro non avrebbe lasciato Angelique con lui.

-Non ci faremo abbattere. Da nulla.-

-

Angelique, intanto, in preda alla febbre, non andò a scuola. Quello era un problema: così, avrebbe potuto ricordare tutti gli avvenimenti che, fino a quel momento, era riuscita a trascurare. E ricordare, per lei, era sempre doloroso.

"Owen stava sfrecciando tra le strade del 1890 con Liz al suo fianco che lo incitava a non fermarsi. Gli continuava ad urlare di resistere, che mancava davvero poco. Non potevano arrendersi ora.

Axel li stava rincorrendo, era dietro di loro. Non sarebbero riusciti a seminarlo.

Ormai, erano davanti alla porta, che Liz spalancò velocemente: non si sentiva le gambe da quanto aveva corso e le mancava il fiato. Ma sapeva di non potersi fermare.

Appena si girò per controllare Owen, il suo fratellino, che era costantemente in pericolo, sì, ma che era sempre riuscita a salvare, notò che non c'era. Aveva le lacrime agli occhi. Owen era rimasto indietro.

Non se ne era accorta.

Probabilmente, era quello il motivo per cui Axel non era in casa sua: era troppo occupato ad uccidere suo fratello.

Voleva abbandonarsi al dolore perché lo sapeva che, infondo, era solo colpa sua se era morto. Voleva piangere.

Ma non poteva. Suo fratello, così, si sarebbe sacrificato per nulla. La sua morte doveva servire a qualcosa.

Così, riuscì ad azionare la macchina del tempo. E scappó."

Un campanello distrasse Angelique dai ricordi, e lei ringraziò il cielo per quello. Quella scena continuava a ripetersi nella mente, ancora e ancora. La verità è che lei non era ancora riuscita a superare il fatto che il suo fratellino, di a malapena quindici anni, fosse morto a causa sua. E non pensava l'avrebbe mai fatto.

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