Chapter 11

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Lunedì 1 aprile. Ore 17:00.

Eravamo già atterrati e arrivati a casa, la mia casa. Mia madre era venuta a prenderci ed era rimasta piacevolmente sorpresa nel trovarmi accompagnata da Jackson.
Mentre ci dirigevamo verso la casa di mia nonna gli fece un sacco di domande, e lui la fece divertire un po' con qualche battuta. Inutile dire che era già entrato nelle grazie di mia madre in pochissimo tempo, tanto che una volta che fummo arrivati mi prese da parte e mi disse "Vedi di non fartelo scappare".

"Wow. Questa casa è veramente bella. Così antica e.... giapponese." Esclamò il biondo facendomi sorridere. Lo feci entrare in casa e appoggiammo le valigie all'entrata del salotto.
"Jackson fai come tu fossi a casa tua; dormi qua o hai già prenotato l'albergo? Sarebbe un vero peccato non poterti ospitare." Gli chiese mia madre dirigendosi in cucina.
"Signora Nakamoto non volevo essere d'intralcio, ho già una stanza prenotata in un hotel qua vicino." Le rispose cordialmente. Io intanto mi ero tolta il cappotto e mi ero già seduta al tavolino di bambù del salotto, intenta a guardare Jackson in piedi e un po' a disagio, non sapendo cosa fare. Pensai a come sarebbe stato passare quei pochi giorni da soli in casa. I film mentali che stavo creando non erano niente male. Mi risvegliai allo schioccare di dita davanti ai miei occhi.
"Ti eri incantata, bella addormentata." Scossi la testa cercando di non guardarlo.
"Jackson tu non sei d'intralcio, solo che non ero preparata a ricevere un bel ragazzo insieme a mia figlia." Nascosi il viso tra i capelli per la vergogna mentre lui sorrideva. "Permettimi di ospitarti qua a dormire, è il minimo che posso fare." Continuò mia madre imperterrita.
"Bhè se insiste allora accetto, non voglio farle un torto signora Nakamoto."
"Chiamami Yuki tesoro." Disse sorridendo e appoggiando del thè sul tavolo. Poi si avvicinò al mio orecchio e sussurrò "o potrebbe già chiamarmi 'mamma' o 'cognata', no?" Facendomi spalancare gli occhi.
"MAMMA!" Urlai spaventando Jackson. Fulminai mia madre. Se avesse sentito?! Dopo diventava tutto più imbarazzante. Mia madre mi fece solo l'occhiolino e ci lasciò, pronta per andare in aeroporto e badare alla pasticceria al posto mio.
Appena rimanemmo da soli calò il silenzio. Io bevevo nervosamente il thè mentre Jackson si guardava intorno. Proprio come quel giorno che rimase a dormire con me.
"Quindi.. non dovresti annullare la prenotazione all'albergo? Non che io voglia costringerti a stare qui." Dissi cercando di non sembrare invadente.
"Oh... se non mi vuoi e provi ancora del rancore verso di me non è un problema dormire da un'altra parte." Sollevò le spalle. Riflettei; forse era meglio farlo restare qua, aveva già speso soldi per i biglietti dell'aereo senza che io gli chiedessi nulla, forse era il minimo che potevo fare.
"Voglio che rimani qui." Risposi decisa. Quando mi sorrise maliziosamente iniziai ad andare nel panico ed arrossire. "Non voglio che tu debba spendere altri soldi perché volevi accompagnarmi. È il minimo che dovrei fare per ringraziarti." Sussurrai l'ultima parte guardando verso il giardino per evitare il suo sguardo.

"Nami, vieni in ospedale a darmi il cambio? Ho bisogno di tornare a casa e riposarmi per bene." Mi chiese mio padre tramite il cellulare.
"Certo appa, mi stavo giusto preparando." Chiusi la telefonata e presi le chiavi della vecchia macchina di mia nonna.
"Dai Jackson, sali in macchina." Appena salì partii, mentre lui accese la radio.

"Preparati a conoscere il resto della mia famiglia." Gli dissi mentre entravamo in ospedale.
"Don't worry, sarò carino e coccoloso."
"Di sicuro piacerai a mia nonna, era un'insegnante d'inglese." Annuì.
Una volta raggiunta la stanza che ospitava mia nonna bussai. Una voce maschile, molto probabilmente mio padre, mi disse di entrare.
"Appa! Nonna!" Corsi ad abbracciare mio padre brevemente per poi buttarmi su mia nonna, che mi accolse con una forte stretta.
"Sweetie, mi sei mancata tantissimo." Disse lei cercando di farmi sorridere. Avevo già cominciato a piangere e vidi luccicare i suoi occhi.
"Anche te, grandma." Risposi tra i singhiozzi. Rimanemmo un po' così, ad abbracciarci e guardarci.
"Ehm, Nami.." mio padre ci interruppe, e quando mi girai verso di lui mi indicò Jackson che stava fuori dalla porta. Mi alzai e lo andai a prendere.
Lo afferrai per il polso e per un attimo ebbi un brivido che mi gelò sul posto. Quando mi ripresi lo portai in stanza.
"Appa, grandma, lui è Jackson. È un mio amico e ha voluto accompagnarmi qui." Si presentarono lui e mio padre con un sorriso.
"Nami non pensavo fosse carino! Damn, mi hai colto di sorpresa!" Mi parlò in giapponese nonna mischiando quel poco di inglese come fa sempre.
"Hi Jackson, i think you don't know my language so if you wanna speak to me do it in english please, I don't know much of your language too." Gli disse dolcemente finendo con una piccola risata. Jackson rimase stupito dalla sua fluenza e cominciò subito a risponderle.
Parlarono tra di loro in inglese per ben un'ora.

"Fortuna che io ero venuta per te eh, e poi mi pianti per lui." Le dico ridendo.
"Volevo conoscerlo un po', stai tranquilla sweetie, stasera torno a casa con voi." Mi sorrise mentre l'aiutavo ad alzarsi. Jackson mi aiutò e una volta in piedi la prese a braccetto e uscirono. Passai qualche secondo in stanza a raccogliere gli oggetti personali di mia nonna che sentii le loro risate risuonare per tutto il corridoio.
Questo mi fece sorridere. Ero contenta di vedere mia nonna stare alquanto bene. Mi bastava quella poca felicità per stare bene.

"Oh, finally, sono di nuovo a casa mia. Non ne potevo già più della minestrina insapore di quell'insulso ospedale." Cominciò nonna appena mise piede dentro casa.
"Guarda che il menù non cambia stasera, farò un po' di brodo e riso." Le dissi mentre mi spogliavo.
"Nami, invece di infrangere i sogni di una povera vecchia, portami in camera mia, che mi cambio." Subito Jackson si propose di aiutarla, così la lasciai a lui.
Vederli salire le scale a braccetto mi fece emozionare. Pensai a Jackson non solo come ad un amico, ma come un compagno. Rabbrividii. Non perchè non mi piacesse, ma perchè non volevo rovinare un bel rapporto d'amicizia così. Cercai di scacciare via quei pensieri e andai in cucina a preparare la cena.

"OH MY GOD, Nami-chan, sei sempre stata una gran cuoca ma stasera ti sei superata. Come sarebbe bello mangiare uno dei tuoi dolci adesso."
"Nonna, era solo riso.."
"Sarà, ma era davvero buono."
"Madre, è perchè sei abituata ai pasti di mia moglie."
"Bhè... Non hai tutti i torti.. mamma non è così brava a cucinare, ma a preparare qualche dolce se la cava... almeno." Risposi facendo ridere i due.
"Bhè, sarà meglio che andiamo a dormire. Se domani vuoi mostrargli un po' la città dovrete svegliarvi presto." Annuii. Domani, visto che metà della giornata era libera, potevamo fare un giro, e potevo mostrare al biondo qualche posto carino.
Dopo aver lavato i piatti aiutai mia nonna a coricarsi nel letto. Quando uscii dalla stanza trovai Jackson ad aspettarmi.
"Allora, adesso vediamo dove posso farti dormire." Gli sussurrai facendogli segno di seguirmi.
"Questa è la stanza di mio padre mentre questa di solito è per gli ospiti.." dissi aprendo una porta ma rimanendoci male trovando la stanza affollata di scatoloni e mobili.
"Ok, non devo andare nel panico, ma credo dovremo dormire insieme." Dissi fin troppo calma.
"Scherzi?!"
"No.." aprii la porta della mia stanza. Era stata ricavata tanto tempo fa dal vecchio sgabuzzo, quindi non era un gran chè in ampiezza.
"Ah.. penso che siamo costretti a questo punto, vero?" Annuii massaggiandomi le tempie e maledicendo mentalmente mia madre. Mi avvicinai al mini armadio e estrassi due futon.
"Tieni, se hai bisogno di altro chiedi." Gli porsi il suo futon e mi guardò un po' imbarazzato.
"Io..ho il vizio di dormire senza maglietta.. ti da' fastidio?" Arrossii solo al pensiero di essere soli, noi due, al buio, e con lui mezzo nudo.
"N-no.. basta che non ti ritrovo nel mio futon." Risi nervosamente cercando di rompere l'imbarazzo che si era creato.
"Don't worry."

Sweet // Jackson WangDove le storie prendono vita. Scoprilo ora