Il sussurro di Lilith spezzò un silenzio quasi irreale.
La ragazza sollevò la mano dalla pozza e delle piccole particelle luminose iniziarono a volteggiare per la stanza.
Piano piano le particelle si aggregarono per formare delle immagini.
I tre videro Undertaker combattere tre uomini incappucciati. Questi lo colpirono più volte, finché non cadde a terra.
Erano pronti a ucciderlo, quando un quarto uomo comparve sulla scalinata che portava verso le altre stanze della villa.
I tre incappucciati si alzarono e seguirono il quarto fuori dalla magione.
La visione si concluse con Undertaker che si dirigeva verso le scale strisciando.
<<Non so chi fossero quegli uomini, né come o perché siano entrati nella villa, ma giuro sulla mia stessa vita che gliela farò pagare per quello che hanno fatto ad Adrian>>
Si rivolse verso i due uomini
<<Andiamo, forse so dove può aver lasciato un indizio>>
Lilith condusse Ciel e Sebastian lungo la grande scalinata in mezzo alla sala e poi lungo un corridoio. Tutte le porte erano bianche, eccetto una color pece.
Lilith si fermò davanti alla porta e la aprì.
Era la stanza di una ragazza, era visibile, ma tutto ciò che era contenuto era nero, dai mobili alla tappezzeria.
Un unico dettaglio era fuori posto. Sulla scrivania, infatti, capitanava un unico foglio.
Lilith si avvicinò e afferrò il foglio.
<<So dov'è>>
<<Dove?>> chiese Sebastian
<<A casa>>
Il foglio, infatti, era il disegno di una casetta di campagna, piccola e accogliente, sicuramente realizzato da un infante.
<<Puoi portarci lì?>> chiese Sebastian cercando di essere più dolce possibile.
<<Credo... Credo di sì...>>
La ragazza però non si mosse. Continuava a osservare il disegno. Le sembrava strano, sbagliato. Come se mancasse qualcosa.
<<Lilith? Tutto bene?>>
<<Io... Si. Tutto bene. Devo solo prendere una cosa>>
Da una cassettiera, Lilith prelevò un raccoglitore ricco di fogli. Qualcosa, nel disegno che le aveva lasciato Adrian, non le quadrava. Lilith non sapeva dire cosa, ma era convinta che l'uomo avrebbe potuto aiutare a capire.
Si avvicinò alla parete libera più vicina e, come alla magione, vi posò la mano.
Questa volta fu più difficile attingere a un ricordo della casa, Lilith dovette concentrarsi a fondo prima di trovare una memoria adatta.
Quando fu pronta fece cenno al fratello di passare e lui, più tranquillo rispetto alla prima volta, attraversò il passaggio seguito da Ciel.
Quando Lilith passò fu colta da una nostalgia paralizzante e allo stesso tempo fu spaventata da quel che vide.
Di fronte a lei si stagliava la piccola casetta di campagna che aveva abitato da piccola. La stessa casetta in cui aveva quasi perso la vita.
Fu come se un peso le si posasse sul petto e come se la gola le si annodasse.
Strinse più forte il raccoglitore al petto e avanzò verso la casa, pregando silenziosamente che Adrian fosse lì e stesse bene.
Esitò prima di aprire la porta di ingresso e si girò a guardare il fratello. Sebastian annuì, comprensivo, e lei si sentì, per un attimo, più sicura.
Aprì la porta e varcò la soglia.
Fece cadere il raccoglitore, con i fogli che si sparsero per terra.
<<Adrian!>> Esclamò.
Lui era accasciato su una delle sedie che si trovavano intorno al tavolo da pranzo, nella piccola stanza aldilà della porta.
Era a torso nudo e aveva una benda sporca e insanguinata avvolta intorno al fianco destro, su cui faceva pressione. Sul tavolo erano sparsi vari contenitori di liquidi, ago e filo, sporchi di sangue e una ciotola piena d'acqua.
Lilith si diresse verso l'uomo, che la guardò.
I capelli argentati erano stati intrecciati frettolosamente e l'immancabile frangia del becchino ricadeva scompigliata sul suo viso, nascondendogli lo sguardo.
Lilith posò delicatamente le mani sul volto di Undertaker e scostò dolcemente la frangia.
Lacrime calde iniziarono a scorrerle sul viso quando Adrian alzò una mano dal fianco e la posò su quella di Lilith.
<<Ehi, non piangere... Sto bene, tranquilla, è tutto okay>>
<<Fammi vedere...>>
<<Non c'è bisogno, davvero...>>
<<Adrian, ti prego>>
Il tono tagliente e disperato della ragazza convinsero Adrian a spostare anche l'altra mano dal fianco.
Lilith si chinò, per vedere meglio la ferita, e iniziò a svolgere la benda.
La ferita aveva i bordi frastagliati ed era profonda. Adrian aveva provato a suturarla alla bell'e meglio, ma il lavoro era approssimativo e non permetteva alla ferita di rimarginarsi, dato che spillava sangue a ogni respiro.
<<Si sta infettando.>> Disse Lilith secca. Era come se l'aver visto il danno l'avesse trasformata. Non piangeva più, anzi, il suo sguardo era concentrato.
<<Sebastian, apri la prima anta appesa al muro nel cucinino. Ci sono degli stracci, prendine uno. Nella seconda anta ci sono delle coppe, riempine una d'acqua tiepida, il lavandino...>>
<<Lo so, Lilith.>>
Mentre il demone prendeva ciò che era stato richiesto, Lilith posò le mani sul fianco di Adrian, che sussultò.
<<Scusami...>>
<<Non è niente...>>
Ciel, curioso, si avvicinò ai due.
<<Cosa fai?>>
<<Io... I miei poteri...>>
<<Lilith ha il potere della guarigione>>
<<Il potere della guarigione?>>
<<Posso guarire qualunque essere, solo toccandolo. O almeno in teoria...>>
<<Cosa intendi?>>
<<Non sono onnipotente, Ciel. Non posso curare la morte. A volte, alcune situazioni sono troppo gravi perché io possa sistemarle. Io non interferisco col lavoro degli shinigami>>
Mentre parlava, Lilith muoveva in modo esperto le mani sul fianco di Adrian, che si rilassò pian piano. Ciel osservò, basito, la ferita richiudersi, senza lasciare cicatrici. Quando fu rimarginata del tutto, Lilith si girò alla ricerca del fratello, che era già al suo fianco.
Prese lo straccio che Sebastian le porgeva, ringraziandolo a bassa voce, e lo inumidì con l'acqua anch'essa portata da lui.
Si apprestò a pulire la pelle di Adrian, eliminando ogni traccia di sangue. Lilith sapeva benissimo che lui avrebbe potuto farlo da solo, ma era il suo modo per rassicurarsi, per controllare che la ferita fosse sparita, che lui stesse bene.
Finite le operazioni tornò a guardare Adrian negli occhi.
La cicatrice che gli deturpata il viso era sempre stata uno degli elementi tipici dell'uomo, ma, per la prima volta, Lilith immaginò la ferita aperta, suturata come possibile.
<<Chi erano? Perché erano lì?>>
<<Non so chi fossero. Fanatici forse. Qualcuno li aveva mandati alla ricerca di qualcosa. Anzi, di qualcuno.>>
<<Chi cercavano? Hanno detto un nome?>>
<<Oh sì che l'hanno detto... Ma non ti piacerà saperlo>>
<<Dimmelo, Adrian.>>
<< Lailah>>
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Un diavolo di... Cameriera?
FanfictionStessa Londra, stessa Magione, stesso Conte tredicenne, stesso maggiordomo... E se aggiungessimo qualcosa? Una ragazza magari. E, perché no, dal passato misterioso?