Capitolo 7

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<<Lailah>>
A sentire quel nome Sebastian ringhiò, ma fu prontamente zittito da Lilith, che non riuscì a nascondere l'irritazione causata dal sentire il suo vecchio nome.
<<Nessuno ha mai saputo della mia esistenza... mamma e papà...>>
<<A quanto pare qualcuno è riuscito a risalire a te... E non è tutto>>
<<Che altro succede?>>
<<Uno degli uomini che mi ha attaccato aveva un tatuaggio sul polso. Ne ho trovati altri uguali su dei cadaveri che mi sono arrivati prima dell'aggressione... Credo che possano essere collegati>>
<< Che forma aveva il marchio?>>
<<Due mezze lune, la concavità verso l'esterno, intervallate da una sfera.>>
Lilith riflettè per qualche secondo, prima di spalancare gli occhi e correre dove aveva lasciato cadere il raccoglitore. Ritornò dopo poco, posando i fogli sul tavolo e iniziò a guardarli attentamente.
I disegni di Lilith erano vari: la facciata di una villa, un paio di ali color pece, vari ritratti di Adrian... Tutti, però, avevano, in basso a destra, il marchio descritto da Adrian. Tutti tranne il disegno utilizzato da Adrian come indizio.
<<sapevo che qualcosa non quadrava in quel disegno...>>
<<Cos'è quel marchio, Lilith?>> Chiese Sebastian preoccupato.
<<Lo usavo come firma... L'ho visto in un libro una volta... È l'unione della vita terrena con i poteri angelici e diabolici... Lo si usa spesso per rappresentare i bambini come me>>
<<I bambini dell'eclisse?>>
<<Si. Il disegno che mi ha lasciato Adrian non ha il marchio perché risale a prima dell'incidente>>
<<Quindi chiunque sia responsabile degli omicidi è un bambino dell'eclisse?>>
<<O comunque li conosce. Adrian, possiamo vedere i cadaveri?>>
<<Sono in bottega... Vi ci potrei portare, ma la ferita mi ha prosciugato le forze... E anche tu Lilith dovresti riposare...>>
Lilith abbassò lo sguardo. La resistenza era da sempre uno dei suoi punti deboli.
<<Ottimo. Lilith può portarci alla magione...>> Cominciò Ciel prima di essere interrotto da Lilith
<<Quello che Adrian intende è che nessuno dei due può aprire un passaggio. Aprire un varco richiede molta energia, anche solo per una persona. Io ne ho aperti due e siamo passati in tre... In più l'energia per guarire Adrian... Sono esausta. Non riuscirei ad aprire un varco>>
<<In parole povere siamo bloccati qui>>
<<Beh, se dobbiamo metterla su questo piano... Si>>
<<Fantastico>> il sarcasmo nelle parole di Ciel era tagliente come un rasoio.
<<Potete fermarvi qui per la notte... Adrian può stare nella camera dei miei genitori, io nella camera di Sebastian e Ciel... Voi potete prendere la mia...>>
<<A me sembrerebbe più logico il contrario...>>
<<Sapete perché non voglio tornare in quella stanza Ciel. Non fate il finto tonto>>
Divise le stanze, ognuno si ritirò nella propria.
La stanza di Ciel era identica a quella vista nel ricordo di Lilith e Ciel non poté biasimare la ragazza per non aver voluto entrarci.
Nella vecchia stanza di Sebastian, intanto, Lilith piangeva silenziosa. Aveva promesso a sé stessa di non tornare mai più in quella casa, non voleva rivivere il ricordo dell'incidente... Eppure ci era tornata, insieme a Sebastian e come se non bastasse sembrava che il sangue non volesse abbandonare quel luogo. Prima lei, poi Adrian...
Era terrorizzata e non solo dall'idea che ci fosse una setta di persone che cercavano una ragazza che non esisteva più...
Tremava come una foglia, ma era esausta e si addormentò, cedendo alla stanchezza.
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L'indomani mattina Lilith si svegliò presto e andò in cucina, dove trovò Sebastian intento ad osservare i disegni che aveva portato dalla villa.
In particolare osservava il disegno di due bambini, un angelo e un demone...
<<Disegnare era il mio modo di non dimenticare...>>
<<Lilith... Io... Non volevo...>>
<<Non c'è problema, anzi, sono contenta che tu li abbia visti. Quando sono fuggita, con l'aiuto di Adrian, ho cancellato la tua memoria e quella di Grell. Per quanto ne sapesse chiunque, io non esistevo. Nessuno conosceva il mio dolore, né il tuo. Per questo ho deciso di disegnarlo. Io volevo dimenticare, ma non volevo che tutto andasse perduto...>>
<<Non ci sono disegni di mamma e papà, però>>
<<Io... Non li ricordo, Sebastian. Non ho idea di come sia possibile... Ricordo immagini sporadiche... Una vecchia ninnananna, la risata della mamma quando mi facevi i dispetti e io mettevo il broncio, papà che ci rimproverava bonariamente quando combinavamo qualche disastro... Ma non ricordo i loro volti... Non ricordo com'era stare nelle braccia della mamma, sulle ginocchia di papà... L'unica famiglia che abbia mai conosciuto siete tu e Adrian>>
Gli occhi di Lilith tornarono a riempirsi di lacrime e Sebastian, finalmente sicuro di ciò che andava fatto, si alzò e abbracciò la sorella.
<<Hei, tranquilla, non fa niente se non li ricordi... Non li ricordo neanche io. Ci siamo bastati a vicenda per tanto tempo... A me va bene così>>
Lilith strinse il fratello con forza, affondando il viso nel suo petto. Lui non le aveva mai parlato in quel modo, la sua freddezza era un tratto distintivo che si portava dietro fin da piccolo, dalla morte dei loro genitori, e quelle parole le portarono alla mente dei ricordi lontanissimi, di quando erano ancora una famiglia intera, di prima dell'inizio di tutti quei casini.
In quel momento arrivò Adrian, che osservò a lungo i fratelli, prima di schiarirsi la voce.
<<Dovremmo partire il prima possibile. È possibile che, vista la mia assenza, gli assalitori abbiano cancellato le proprie tracce dalla bottega...>>
<<Magari dovremmo dare a Lilith...>>
<<No, è tutto okay. Sto bene, davvero. Va a svegliare Ciel, io e Adrian ci occuperemo dei preparativi>>
Sebastian non se lo fece ripetere e andò dal padroncino.
Lilith raccolse i disegni e li rimise in ordine nel raccoglitore.
<<Le cose tra te e Sebastian sembrano andare bene>> esordì Adrian.
<<Uhm... Si... Diciamo che ci stiamo conoscendo a vicenda, ecco>>
<<Beh, è qualcosa>>
<<Non preoccuparti. Una volta finito tutto ciò tornerò a casa e tornerà tutto come prima...>>
<<No, Lilith, non tornerà tutto come prima...>>
<<Lo so, i ricordi di Sebastian... Sarà difficile cancellarli stavolta...>>
<<Quello che intendevo dire è che magari... Tu hai sempre voluto una famiglia, Lilith, e lui...>>
<<Sei tu la mia famiglia, Adrian. Lo sai bene>>
<<Non è così, e lo sai bene. È vero, ti ho cresciuta per anni, ma Sebastian è sempre tuo fratello. Ricordo ancora quando ti svegliavo di notte, urlando il suo nome e tutto ciò che potevo fare per calmarti era leggerti qualcosa>>
<< "Il manuale del perfetto becchino"... Me lo ricordo ancora... Come ho fatto a non capire che mestiere facessi ancora è un mistero...>>
<<Non è questa la cosa importante, Lilith!>>
<<Lo so, okay? Lo so! Ma non posso pretendere di stare con lui, Adrian. Dopo l'incidente... Sono scappata senza neanche dirgli addio. Sono diventata un mostro e l'ho abbandonato. Come posso pretendere che accetti già solo la mia presenza... Se non fosse per il caso...>>
<<Lui ti vuole bene, Lilith. Ha solo paura, lo sai. Ha paura che possa succedere di nuovo qualcosa... Ha paura di perderti, ora che ti ha ritrovata.>>
<<Non è questo che ho percepito...>>
<<Hai percepito quello che volevi percepire. È sempre stato un tuo punto debole, sei troppo di parte...>>
<<Oh, beh, scusa se sono di parte leggendo le emozioni di MIO FRATELLO>> a quel punto la ragazza stava praticamente urlando.
<<Non è questo che volevo dire...>>
<<Beh, magari...>>
Lilith fu interrotta da dei passi che si avvicinavano. Ciel e Sebastian fecero capitolino nella piccola cucina.
Il bambino sembrava ancora mezzo addormentato e combatteva visibilmente contro il sonno.
<<Noi siamo pronti>> esordì Sebastian.
<<Perfetto, Adrian...>>
Ma Adrian era già pronto, la mano sul muro a tenere aperto il varco.
Come al solito passò prima Sebastian, poi Ciel e infine Lilith. Prima che la ragazza passasse, però, Adrian la guardò, con sguardo di scuse. Lilith non si lasciò impietosire e proseguì oltre il varco.
I quattro si ritrovarono in una piccola bottega, disseminata di bare di varie forme e dimensioni.
<<Da questa parte>> li chiamò Adrian, indicando verso il retro del negozio.
Lì vi era una specie di obitorio, dove Adrian era solito sistemare i cadaveri prima della sepoltura.
Qui, su dei tavoli di legno, giacevano tre corpi, tutti e tre uomini.
Lilith li osservò a lungo: i tre non avevano nulla in comune. Due erano intorno ai 45-50 anni d'età, mentre il terzo non poteva averne più di 20.
Avevano tutti e tre occhi e capelli di colore diverso.
<<Come si chiamano?>>
<<Andrew Gray, Simon McGregor, Matthew Lewis>>
<<Non sono parenti... Occupazione?>>
<<Sarto, Cocchiere, barbone in Whitechapel>>
Lilith non aveva idea di cosa li accomunasse.
Si avvicinò ai corpi e sfiorò la fronte del più giovane. Non riuscì a vederne i ricordi, ma fu inondata da una consapevolezza. Controllò anche gli altri due, per esserne certa, ma lei sapeva.
<<Sono Bambini dell'Eclissi>>

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