Do You Trust Me? - LoRies

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Pairing: LoRies
Lenght: One Shot
Genre: Narrativa Storica, AU
Words: 1.237

Aries era appoggiata con le spalle al freddo legname di cui era composta la base di quella nave, e stava facendo tintinnare le piccole catenelle che aveva intorno ai polsi, anch'elle gelide come l'aria fuoristante.
La stiva era piena di deportati, prigionieri che venivano scortati in Australia per poi essere usati come schiavi, giocattoli...
Pupazzi da torturare.

Le persone più ricche potevano permettersi un tenore di vita lussuoso, ma chi si trovava nei ceti sociali più bassi aveva poche possibilità.
La migliore prospettiva era quella di diventare bambinaie o balie, o magari giardinieri o cuochi nel caso degli uomini.
La rivoluzione industriale di quegli anni, però, aveva acceso una scintilla di speranza nei cuori degli uomini, londinesi o immigrati nella grigia città inglese, su nuovi orizzionti lavorativi che avrebbero potuto garantire una vita migliore per sé e per le loro famiglie.

Su quella nave nel mezzo dell'oceano Atlantico, c'era anche chi era rimasto sul ponte al freddo, dato il poco spazio a disposizione. In realtà lo spazio era molto, quasi troppo se la nave fosse stata adoperata per il trasporto di borghesi in crociera o in viaggio; ma in questo caso specifico era occupato dalle tante persone che vi erano chiuse dentro, infrangendo lo spazio vitale tra di loro.

E anche Aries era lì, in silenzio, cercando di parer invisibile a tutte quelle persone. Se non si fosse ribellata ai propri padroni sottraendo degli avanzi di cibo dalla cucina in cui lavorava come sguattera, ora sarebbe ancora a casa, con sua madre e la propria famiglia, magari a lavorare al caldo di quell'abitazione nobile.
Ma l'aveva fatto per aiutare i propri parenti. Chissà se in quel momento stavano bene...

Una voce maschile, però, la destò dai suoi pensieri tristi.

- Cosa ci fa una bella donzella qui? -

La ragazza dai crini rosati, i quali finivano con dei boccoli che ricordavano della morbida lana di cui lei personalmente non aveva potuto usufruire più di tanto per via della sua posizione sociale, alzò lo sguardo malinconico dedicandolo interamente al giovane.
La voce apparteneva ad una guardia, a giudicare dell'abbigliamento, ma non pareva rigido e autoritario come i suoi colleghi.
La guardia aveva i capelli rossi, tendenti all'arancio, e gli occhi di un verde intenso. Probabilmente era originario dell'Irlanda o dell'Inghilterra del nord, sicuramente non aveva l'aria di un londinese.

- Mi dispiace. - si limitò a dire lei, come se si sentisse in colpa per aver occupato il piccolo spazio che le era stato assegnato in quella nave, togliendo la possibilità di mobilità agli altri detenuti.

- Ti dispiace? Devi aver combinato qualcosa di grosso allora. Ma quell'espressione accigliata non ti si addice. - riprese il ragazzo, facendole l'occhiolino e porgendole una mano.

- Io... Ho solo preso un pezzo di pane e un pezzo di formaggio dalla cucina dei miei padroni per poter sfamare la mia famiglia - sussurrò Aries con le lacrime agli occhi e lo sguardo basso - mi dispiace, mi dispiace! -

- Hey hey, okay. Basta scusarsi, non è nemmeno un reato così grave...- sussurrò il rosso a sua volta, imbarazzato, in modo da non farsi sentire dai suoi superiori.

Lui lo pensava davvero, ma se l'avessero sentito avrebbero potuto additarlo come traditore e licenziarlo, se non addirittura fargli fare la stessa fine di quegli uomini e quelle donne che si trovavano ammassati lì, e di cui l'unica colpa era essere nati in un contesto sociale con regole troppo rigide.

- Io sono Loke, piacere. - le porse la mano, abbassandosi alla sua altezza e poggiando un ginocchio per terra.

- Aries. - si limitò a dire lei, quasi ammaliata dagli occhi smeraldini del ragazzo, ignorando la mano che egli le stava porgendo.

- Quindi, la tua unica colpa è stata quella di voler aiutare la tua famiglia? - chiese lui per poter continuare la conversazione, ricevendo un cenno di conferma in risposta.

- Allora, ti aiuterò a scappare. - le sorrise, infine.

***

Aries non sapeva molto della vita in Australia, ma era certa che non vi vivessero solo deportati.
Era una colonia molto grande e di sicuro ci dovevano essere dei centri abitati.
La ragazza già fantasticava su una possibile vita di campagna, in cui lei e Loke vivevano da famiglia felice facendo i contadini.
Non aveva mai pensato al formare una famiglia propria, né all'amore in generale; ma le parole confortanti di quella guardia carceraria oltre ad averla rassicurata facendola fidare di lui, avevano acceso in lei una speranza e una voglia di vivere che non aveva mai provato.
Purtroppo per lei, il viaggio sarebbe durato ancora molto tempo, mesi addirittura, ma la rosata era molto paziente e rimase nel suo angolino in attesa della propria salvezza dalla voce sensuale.

Era periodo natalizio inoltrato quando la nave che trasportava Aries sbarcò sulle coste della colonia inglese.
Il piano del ragazzo era semplice: la rosata sarebbe stata nel suo gruppo di detenuti e, una volta che gli altri sarebbero arrivati al campo di lavoro in cui avrebbero vissuto per il resto della loro vita come minatori, i due sarebbero scappati verso la città più vicina per ricominciare da zero.

Ma i traditori, vengono quasi sempre scoperti. E puniti.

- Mi giungono voci - esordì Caprico, un colonnello dell'esercito incaricato di sorvegliare i suoi sottoposti e i detenuti fino a destinazione, - che vuoi far evadere una prigioniera.-

- E da dove avrebbe sentito questa voce, signore? -

Loke era sicuro di sé e per niente in ansia in quel momento. Era il più rilassato possibile, in modo da non far captare al suo superiore tutta la verità.

- Dei prigionieri hanno udito una tua conversazione con una deportata. Ovviamente non posso credere alle parole della feccia della società, ed è per questo che te lo sto chiedendo Loke. Hai in programma un'evasione quest'oggi?-

- No signore.-

- Bene, allora farai meglio a stare attento a ciò che fai - rispose avvicinandosi a lui - lo sai che fine fanno i traditori.- finì la frase formando una pistola con le mani e fingendo di sparargli al centro della fronte, per poi andarsene.

Nonostante quella breve conversazione con il generale, Loke era determinato nel portare a termine il proprio piano.
Verso sera, raggiunse Aries nella sua cella - in cui si trovava in attesa di essere trasferita sul campo di lavoro - e vi entrò.

- Dovremmo accelerare i tempo, piccola.-

- Eh? - domandò lei, in un misto tra confusione e imbarazzo.

- Qualcuno deve aver fatto la spia e il generale mi tiene d'occhio. O scappiamo adesso o mai più. - le spiegò guardandola negli occhi, cercando di infonderle coraggio.

- Su piccola Aries, ti prometto che sarai felice. - le sorrise, provocando un rossore tenue sulla gote della ragazza.

- Mi dispiace.- ripeté lei, come di consueto, ma sorridendo ampiamente per l'emozione.

***

Dopo aver cenato ed essersi accertato che tutti stessero dormendo, Loke sgattaiolò dalla propria tenda fornita dall'esercito inglese e si intrufolò nuovamente nella cella di Aries.
La ragazza era già sveglia, troppo ansiosa per poter chiudere occhio, e un sincero e ampio sorriso si aprì sul suo viso illuminandola.

- Okay, ora dobbiamo cercare di essere il più silenziosi possibile. - sussurrò Loke, aprendo le manette dell'altra che, una volta libera, gli si fiondò al collo stringendolo in un abbraccio e ringraziandolo con le lacrime agli occhi.

Il rosso la prese per mano e, una volta fuori, iniziò una corsa contro il tempo verso la libertà.

- Siamo liberi? - chiese la ragazza, dopo aver percorso diversi chilometri mano nella mano con il ragazzo, il quale non accennava a lasciarla.

- Si - sorrise lui, guardandola fugacemente per non perdere l'orientamento - siamo liberi, piccola.-

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