eruri (red)

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Don't leave me alone...

"Levi! Levii!"

Giungeva alle mie orecchie, sotto quel cielo così dannatamente azzurro, ove nessuna nuvola osava fermarsi, trascinate via dal vento impetuoso che soffiava verso un orizzonte indefinito alle mie pupille. 

"Levi!"

Fragori lontani, urla distorte che invocavano il mio nome, dopo un'altra tremenda battaglia, un altro scontro oltre ogni misura, un'altra inutile vittoria... Si, inutile...

A cosa poteva mai servire battere quel nemico infinito, su quella misera terra smeralda, ristagnante del sangue ancora vivo e sgorgante dai corpi mutilati delle persone che avevano creduto in una speranza, in un ideale di liberazione e salvezza. A cosa poteva mai servire illudersi in tal maniera, fino a perdere l'organo più importante, smembrato tra i denti possenti di giganti dalle fattezze umane.

Nulla...

Per quanto mi sforzassi di vedere oltre, nulla era diverso da quelle monotone praterie, puntellate qua e là dalle fitte foreste secolari, sopravvissute chissà come, alla furia dei colossali esseri contro cui ci sforzavamo di trionfare. Allora perché mi ostinavo ancora a prendere parte a quelle spedizioni? Perché accettavo di sottoporre i miei occhi a quella tortura, fatta di dolore e terrore negli ultimi istanti di chi credeva in me? Perché il mondo doveva essere così tremendamente ingiusto?

Perché... Perché dovevo perdere proprio lui... Perché avevo dovuto assistere proprio alla sua morte, legato dalle tremende catene del tempo, le quali, già una volta, mi avevano strappato ciò che mi era più caro... 

Perché...

Io... Non volevo...

Non desideravo avere impressa la sua immagine urlante divorata da un mostro e con stretto tra le dita il suo busto già sofferente sotto le palpebre, ogni secondo di oscurità che mi concedevo, ogni attimo in cui mi rifugiavo in una falsa calma dettata dal buio.

Il nero...

Il nulla...

Quanta tranquillità mi infondeva, prima di quel giorno...

Quel senso di leggerezza, di distacco perenne da una realtà maligna, dove il caos e gli orrori che si manifestavano attorno a me, sparivano in una nube di cenere, come bruciati dalla mia stessa brama di quiete.
Era la libertà che perseguivo, la cura al male che tanto mi opprimeva.

L'oblio...

Alzai lo sguardo, ancora una volta verso quel  cielo cobalto, tenue, sormontato dalle nuvole leggiadre e candide, le quali si intersecavano tra loro in un morbido puzzle, delineato dai raggi dorati del sole, che si con delicatezza di facevano largo tra le crepe argentee.

"Quindi, anche tu mi hai abbandonato, eh Erwin?"

Domandai all'aria, mentre quelle lingue di fuoco fievole accarezzavano il mio viso, assaporando ogni sensazione di quella visione.
Scostai la mano e avvertii il pezzo di metallo della lama macchiato di liquido purpureo, che tanto mi aveva accompagnato nelle mie spedizioni.
Lo afferrai saldo nel pugno, alzandolo all'altezza del mio volto, puntando la punta verso quelle due sottili fessure, quelle due pozze di catrame che tanto odiavo.

Presi respiro, aumentai la fretta sulla lama, creando solchi superficiali sui miei palmi, dai quali scorsero due rivoli di sangue fino alle mie guance.

Un altro respiro, un diamante liquido sfuggì sotto la palpebra, poi, la discesa.

Un colpo secco, una decisione disperata. Un tentativo di cancellare per sempre la colpa che non ero riuscito ad evitare, scossa dalla voce che mai avrei creduto di udire.

~One Shot~ Sex And Love YaoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora