Sono pronta. Posso farcela.
Mi ripetevo queste parole mentalmente più di una volta, cercando di convincermi del loro significato mentre mi guardavo allo specchio.
Questo era il primo giorno che passavo in un paesino della Francia, in compagnia della mia sola zia Agatha.
Come ci ero arrivata? Semplice!
Mio padre e mia madre avevano recentemente divorziato e la cosa non mi sorprese più del dovuto, dopotutto sapevo che la loro unione non sarebbe durata. Prima di tutto perché mia madre era francese e mio padre americano, secondariamente erano esattamente opposti caratterialmente parlando.
Feci una smorfia alla mia immagine riflessa mentre osservavo i tratti del mio viso.
I miei capelli lunghi e mossi erano sicuramente opera di mia madre, tranne per il loro colore (che avevo preso da papà) come l'azzurro dei miei occhi. Per quanto riguardava il carattere... beh... ero tutta mia madre!
Chi mi conosceva sapeva che ero solare, arguta e dannatamente testarda, oltre che curiosa all'ennesima potenza.
Gettai un'ultima occhiata allo specchio, controllando che fossi perfetta per il mio primo giorno di scuola.
Eh sì, dal loro divorzio, entrambi avevano deciso di affidare la mia tutela a mia zia Agatha, mentre loro sistemavano le varie scartoffie e cercavano di ricreare una situazione stabile per il mio ritorno.
Ecco perché ora scendevo le scale della mia nuova stanza, nella mia nuova casa per dirigermi rigorosamente nella mia nuova scuola.
Con passo deciso arrivai fino alla macchina ed entrai, allacciandomi la cintura e preparandomi per il mio viaggio all'Inferno.
Zia Agatha accanto a me mi scoccò un'occhiata complice.
<<Suvvia, non essere nervosa, Kate! Ti posso assicurare che la tua nuova scuola sarà meravigliosa>>.
Speriamo bene!
Detto questo, mia zia schiacciò l'acceleratore e partimmo immettendoci nel traffico mattutino delle otto meno un quarto.
Arrivai a scuola che la campanella era già suonata da dieci minuti. Merda!
Mia zia Agatha mi scortò nei corridoi della scuola, motivata a raggiungere la segreteria.
Notai i suoi occhi blu luccicare lievemente, mentre il sorriso le si allargava in viso. C'era qualche ammiratore della zia che lavorava in segreteria, ne ero sicura.
Mentre svoltavamo l'angolo, vidi un ragazzo appoggiato svogliatamente ad un muro con la sigaretta in bocca a un metro da me. I suoi occhi incontrarono i miei e mi scrutarono con una sincera curiosità. Probabilmente si stava chiedendo chi diavolo fossi...
Feci per sorridergli, ma lui girò il capo in direzione di un rumore che proveniva dal corridoio.
Erano tacchi. Stava arrivando qualcuno. Zia Agatha si fermò a guardare la scena insieme a me.
Una donna bassa, sulla sessantina, con i capelli grigi legati in una crocchia, veniva verso il ragazzo con uno sguardo omicida.
Il giovane rimase immobile, continuando a fumare la sua sigaretta indisturbato, fino a quando la donna non lo raggiunse e gli gridò in faccia. <<Lacroix! Sei sempre in giro a fumare e a saltare le lezioni! Torna subito in classe!>>. La signora agitava in aria un povero quotidiano ripiegato su se stesso, e per un paio di volte rischiò di lanciarlo in faccia a... a... Lacroix.
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Dolce Flirt: Amour Sucré
Fanfiction> Incrociai le braccia al petto, furente: > >, m'interruppe lui, appoggiando il suo dito sulle mie labbra. Quel gesto bastò a mandare il mio cuore in totale confusione. La sua mano scivolò sulla mia guancia, mentre i miei occhi incrociarono finalme...