Capitolo diciannove- Amo irresponsabilmente tanto che non riesco a smettere

66 8 27
                                    

Concepivo effettivamente quanto le mie forze si erano azzerate, in tutto questo arco di mesi, e, come se non fosse sufficiente, il tempo fluiva ad oltranza, come se fosse un piena.
Lo zero stava scoccando ed io sentivo di non avere più tempo. Si stavano avvicinando; zero ore, zero minuti, zero secondi. Lo udivo dentro il mio cuore che, forse, non c'era più nulla da realizzare, ma continuavo ad auspicare perennemente, finché, anche la speranza, sarebbe svanita, come una nube grigia che spicca il volo nella bellezza del firmamento.

Dovevo intraprendere questa dura lotta che mi si ostentava innanzi gli occhi. Non sussistevano spade o armi di qualsiasi genere, piuttosto esistevano me e il mio cuore, che avevano bisogno di scoprire un accordo preciso, un punto proprio, che non avrebbe mosso neppure i più temibili mari degli oceani.
Io ero la guerriera, che doveva guerreggiare contro un ordinario nemico, qualsiasi persona che avrebbe ostacolato il mio cammino in un modo o nell'altro, e avevo la consapevolezza che questa battaglia -perché sì, lo era- si poteva rilevare dura, ma dovevo faticare, si.

Anche se il nemico mi avrebbe scaraventata a terra, mi avrebbe spintonata, fatta cadere o, anche se fossi cascata ugualmente, per la troppa spossatezza, per un cedimento improvviso che pareva non avrebbe concesso più nulla, e anche se il nemico avesse dovuto scagliarmi contro le più armi letali del mondo, io dovevo rialzarmi. Potevo essere solo io l'unica persona che poteva salvarsi. Potevo essere solo e unicamente io a salvare il destino della mia vita.

Io potevo sconfiggerlo. Dovevo ghermire in mano quella spada, farlo terrorizzare, fargli comprendere l'acutezza, senza stradicare dall'anima la sua vita.
Dovevo fargli assimilare il concetto che potevo calpestarlo, ma che, al contrario suo, non facevo esattamente nulla di tutto ciò, in modo che, il suo microscopico cervello, potesse intendere che non ero come lui e mai lo sarei diventata, e che non mi sarei mai calata ai suoi livelli, e che, infine, a dispetto di ciò io ero una persona migliore.
Ed è lì che ne uscirò vittoriosa. Avrò riportato la vittoria dentro. Ed è proprio lì che avrò vinto questa battaglia.

La determinazione aveva fatto parte del mio essere, avvolgendomi talmente tanto da riuscire a debilitare tutti i pensieri negativi, lentamente.
E tutto ciò mi aveva comprovato che potevo farcela, che c'era un'opportunità che la vita mi presentava, che mi mostrava dinanzi, ed io dovevo essere forte; non apparire, ma esserlo. Esserlo internamente.
Ci sono sempre delle chance che la vita ci riserva dinanzi, ma noi siamo talmente ciecati, da non riuscire a scorgerli, neppure stremandoci.
Abbiamo la cecità davanti gli occhi, anche se ci vediamo perfettamente.
Vista assente, occhi cicatrizzati, come aghi, ma cuciti male.
No, non dovevo arrendermi. Non potevo cedere.

Mi stavo alzando, le mie gambe, stavano avanzando, percorrendo la strada, fedelmente da soli. Le mie gambe seguivano ciò che il mio cuore sentiva, in questo momento.
Spalancando gli occhi, osservavo clamorosamente un oggetto della mia stanza, ed era come se fosse pronto ad ipnotizzarmi, con la sua potente chiarezza, e nitidezza.
Un semplice oggetto imperfettamente ipnotico.
I miei occhi caratterizzavano, molto probabilmente, voglia di farcela.
Perché non ha importanza quando la cogli, ma l'importante è farlo. E se non senti nulla, giungerà sempre il momento giusto, quell'attimo, altresì quel minuto in cui sentirai di poter cambiare radicalmente tutto ciò che ti circonda.

L'adolescenza, quel lasso di tempo concepito da paranoie, di autostima alquanto bassa, l'avevamo vissuti un po' tutti, e non so quando sarebbe passato tutto ciò, come un soffio di vento, ma io sentivo di poter mutare qualcosina dentro di me, tentando di migliorare me stessa, ma perché lo volevo io, e aspiravo io a tutto ciò.
Le persone non potevano cambiarmi.
E adesso ambivo io di essere in grado di poter trasformare pian piano un aspetto del mio essere.
Ma non lo facevo per gli altri, bensì per me stessa.

La Magia Dei Tuoi OcchiWhere stories live. Discover now