La casa delle bambole

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Logan correva senza mai voltarsi, aveva lasciato dietro se l'unica persona che considerava amica.

Gustav non aveva smesso mai di parlargli bene di lei, era una ragazzina coraggiosa, forte e piena di sé. Eppure quella volta non gli era sembrato così.
L'aveva ripudiato a causa del suo sogno, l'aveva giudicato un criminale nonostante sapesse che tipo di persona era in realtà. Era ferito nel suo animo e nell'orgoglio.

Correva dentro a quella foresta con cui Grace aveva comunicato, qualcosa di spaventoso l'avrebbe atteso ma non gli importava avrebbe raggiunto Brian ad ogni costo.

Arrivò al termine della foresta e di fronte a lui ergeva un immenso paese colorato. Trasmetteva pace, gioia, felicità, tutto l'opposto di ciò che la natura gli aveva suggerito. E se Grace si fosse sbagliata? E se voleva spaventarlo per impedirgli di diventare un pirata? No, non era da lei. C'era dell'altro e Logan lo avrebbe affrontato a testa alta.

«Sto arrivando, amico mio.» ripeté a voce alta ma nel frattempo un uomo dalle sembianze gigantesche lo rapii infilandolo con forza dentro ad un sacco portandoselo via attraverso un passaggio segreto del bosco.

Per terra Flora osservava la scena senza muovere un dito. Non era lui quello che aspettavano, colui che avrebbe salvato il popolo della foresta. Non le importava aiutare quello straniero. Fida, l'intelletta del loro regno, aveva previsto l'arrivo di una donna che li avrebbe portati alla salvezza e Flora l'avrebbe attesa lì, come da comando.

«Lasciami uscire, farabutto!» Logan continuava a divincolarsi all'interno di quella sacca. Doveva uscire. Cercò di sguainare la sua katana ma un colpo secco e netto gli fece perdere i sensi, «così smetti di muoverti» furono le ultime parole udite.

Aprii gli occhi dopo un lasso di tempo indefinito, si svegliò disteso su di un letto non troppo comodo. Non sapeva quanto tempo fosse passato da quel rapimento ma soprattutto non aveva la minima idea di dove si trovasse. Era già a Candy Mandy?

Attorno a lui l'ambiente era sciatto, privo di vita, quasi finto. L'arredamento sembrava più di plastica che altro. Aprii senza troppi sforzi una porta che lo introdusse in un corridoio bianco e rosa con dei fiori dipinti sul pavimento. Dov'era finito? Sembrava tutto così surreale, si sarebbe svegliato fra non molto, ne era sicuro, si trattava solo di un incubo, nient'altro. Da quelle pareti c'erano solamente porte, nemmeno una finestra.

Aprendo nuovamente un'entrata si ritrovò dentro una cucina. Tentò di aprire il frigo ma era impossibile così come per tutte le altre mensole o cassettiere. Spingeva con forza ma sembravano più dei giocattoli a misura umana.

La frutta, poggiata elegantemente dentro ad un cesto al centro del tavolo, era finta. Provò a mordere una mela non riuscendo nemmeno a romperla. La gettò con forza per terra ma lei rimase intatta, così decise di affettarla con la sua lama e, finalmente, il frutto si divise a metà. L'interno brillava di argento, era fatta di ferro colorato. Che razza di posto è questo? Pensò nel panico. Affettò l'altra frutta poggiata dentro al cesto ottenendo sempre lo stesso risultato. Si trovava in un luogo innaturale, artefatto, spurio.

All'improvviso gli tornò in mente Grace, l'aveva avvertito che avrebbe corso qualche pericolo ma la situazione era peggio di quello che pensava. Aveva pensato magari all'attacco di qualcuno, un sovrano dittatore o roba così. Mai avrebbe creduto di potersi ritrovare in un mondo di plastica e ferro.

Uscii dalla cucina e aprii un'altra porta, quella volta raggiunse un salotto con diverse poltrone bianche dove erano stati sistemati dei manichini talmente perfetti da sembrare umani.

Rimase a bocca aperta, sembrava di essere dentro ad una casa delle bambole. Le tendine, le finte finestre con uno sfondo pitturato, la teiera e le tazzine da the vuote.

[In sospeso] Grace, il risveglio dei poteriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora