Espanyol calcolò che sull'Africa vi era ossigeno per gli Helita sufficiente per anni anche se fosse stato distribuito a tutti i circa duemila soldati. L'incognita erano sostanzialmente due: quanti Helita erano sopravvissuti? e quanto ossigeno erano riusciti a salvare? La notte fu trascorsa nella paura con turni di guardia di quasi la metà dei sopravvissuti. I soldati allestirono un piccolo campo affianco all'Africa con le cose che avevano recuperato addentrandosi nel ventre squarciato della nave, per quanto fosse stato possibile. Nelle spedizioni avevano trovato circa una ventina di superstiti ancora bloccati all'interno, molti dei quali feriti. L'adrenalina che scalciava da dentro e il calore del fuoco con la sua accecante luce rendeva difficile dormire i soldati che rimediarono vagamente coprendosi il viso con stracci o piccoli detriti. Ma fu la mattina seguente che si fece la conta dei danni. La nave, che ancora bruciava nella tiepida luce solare e che avrebbe continuato a farlo per giorni, era totalmente andata. Da diversi squarci nella sua corazza già si cominciava a vedere lento ma costante il gas rosso uscire avvolgendo le fiamme e danzando con loro. Presto tutta l'area circostante non sarebbe più stata sicura. Nè per gli Umani ne tanto meno per gli animali che, però, non potevano saperlo. Come strumenti di comunicazione vi erano solo le radio nelle armature, ma solo per comunicazioni da soldato a soldato, e l'altra radio, quella per comunicazioni a grandissime distanze. Quella che avrebbero usato per chiamare l'Asia e le altre navi, per avvertirli del tradimento e del pericolo che si annidava nei grandi sorrisi dei loro vicini. E per chiamare i soccorsi ovviamente. Ma la questione era: a chi? Non era detto che le altre navi non avessero subito la loro stessa fine e, in quel caso, chi sarebbe venuto in loro soccorso?
Albert guardava gli ufficiali capeggiati dal comandante Kasonde passare da soldato a soldato chiedendo il loro nome e annotandolo su alcuni fogli che erano riusciti a salvare. Guardava gli altri soldati guardarsi costantemente in torno mentre si svegliavano e si preparavano. Nessuno abbassava mai la concentrazione, ogni cespuglio era un nemico ed ogni albero un traditore. I posti per nascondersi abbondavano in nord America. Una terra dove già durante la massima espansione dell'uomo la natura ancora viveva forte e dominante, dove il clima era rigido e la fauna ricca e pericolosa. Non il miglior posto per un estraneo dove perdersi. Albert guardò in lontananza mentre, seduto su un grosso tronco bruciato, cercava di togliersi il bracciale sinistro dell'armatura che si era rotto irrimediabilmente e gli aveva dato fastidio per tutta la notte. Guardò verso nord sopra le irte fronde dei pini dove si innalzava una grande montagna la cui parte superiore era brulla, formata solo da nuda roccia, costoni e caverne. Era là che si sarebbero diretti fra non molto. "Per due motivi principalmente" aveva spiegato Kasonde dopo aver avvisato tutti della decisione presa insieme al suo secondo e i suoi ufficiali. "Primo perchè se stiamo lassù, dentro qualche caverna, siamo più al sicuro e sarà più facile difenderci e più difficile attaccarci, e secondo, ma non meno importante, abbiamo provato ad usare la radio galattica ma non funziona bene a queste altitudini. Dobbiamo raggiungere una posizione parecchio sopraelevata per farla funzionare. I nostri operatori ci assicurano che su quella montagna, a nord, non dovrebbe fare i capricci".
Erano pronti a partire dunque. Albert si alzò raccogliendo la sua poca roba e si avvicinò a Ryan Pack. Stava diventando un vero e proprio amico per lui. Da compagno di viaggio a compagno di sopravvivenza ce n'è di strada, non lo avrebbe mai pensato fino la sera prima, lui che dopo la missione sulla Terra pensava di aver visto tutto. La verità è che non c'è mai fine al peggio.
"Ho sentito il comandante parlare col secondo, hanno appena finito il censimento. Compresi loro e noi due attorno a noi ci sono centonove tra soldati, operatori e tecnici. Centonove! Su tremilacinquecento!" lo guardò con aria fintamente sorpresa. I conti balzavano subito all'occhio, c'era da essere tristi ed arrabbiati, ma non sorpresi pensò Albert. Bastava guardarsi in torno per capire l'entità della strage e smettere di colpo di stupirsi di essere così pochi.

STAI LEGGENDO
Creations - Sotto il sangue degli Umani
Science FictionL'Umanità ha rischiato l'estinzione per mano di chi l'aveva creata e ora si trova coinvolta in una guerra che non sente come propria. Tra Galassia e Terra si svolge un nuovo importante capitolo della storia Umana. Riusciranno gli Uomini ad essere fi...