Capitolo 14 - Tradimento

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Nello spazio non si ha il concetto di sera, eppure, da dietro il vetro dell'Aquila, Albert poteva già vederla. Canada veniva chiamata un tempo quella grande terra che confinava con il freddo polo nord ora nella semi-oscurità, con la linea del Sole che impercettibilmente si spostava a Occidente a dare il buongiorno forse a qualche comunità di Umani sopravvissuti. Sarebbero arrivati la mattina del quarto giorno da quando erano partiti dall'Asia abbandonando i loro compagni a una settimana dalla battaglia di Mundus per richiamare l'Africa e portarla al fronte a combattere. Non gli piaceva stare in disparte ad Albert, sebbene fosse uno a cui piacesse vivere e con un po' di vergogna nel profondo era contento di essere stato scelto per questa missione di richiamo. D'altronde l'ultima volta che aveva lavorato per qualcuno era finito sottopagato e con un dito rovinato. Si guardò il medio della mano sinistra mentre cercava invano di tendersi come i suoi fratelli. Almeno ora riusciva a piegarlo, post-operazione per settimane riusciva a fletterlo di pochi millimetri mentre sulla nocca la ferita si cicatrizzava lentamente.

Lo rattristava parecchio vedersi il dito così lui che era quasi maniaco sul suo corpo, che non voleva avere niente che non andava o fuori posto. Molti lo interpretavano come un segno di vanità e di ricerca della perfezione, ma non era affatto così. Albert semplicemente non sopportava l'idea che un minuto prima era sano e un minuto dopo aveva un dito deforme o una malattia ecc. Si sentiva stupido a dirlo,ma a lui piaceva essere sano. Comunque quel dito gli dava forza, solo che qualcosa era scattato nella sua mente quel giorno dell'infortunio. Tra i suoi amici era conosciuto per non essere un ragazzo di mezze misure, per lui o era nero o bianco: nei rapporti personali così come nelle situazioni di vita quotidiana. E quel giorno lui decise che non avrebbe più lavorato per nessuno, non si sarebbe più fatto usare da uomini o Helita avari di guadagno. E anche la sua professione di soldato cominciava ad uscire dalla sua nuova visione di vita. Voleva essere libero, la sua vita non meritava di finire per nessuno, era sua e sua l'avrebbe fatta. Molto presto.

Guardò il resto dell'equipaggio mentre cominciava a sgranchirsi le gambe e raccogliere ognuno le proprie cose. In disparte l'altro umano, un soldato di nome Ryan Pack che Albert non conosceva, era inginocchiato mentre prendeva dallo zaino i pezzi dell'armatura e li indossava con movimenti esperti. Albert preferiva essere preparato in anticipo e godersi il viaggio finale a mente sgombra. Era fatto così. Dall'altro lato della navicella vi erano i cinque Helita, anch'essi occupati nei preparativi. Il più grosso di loro era lo stesso che aveva avvisato Albert di persona di essere stato scelto per il viaggio. Daniel ignorava con che criterio fosse stato scelto e non lo importava più di tanto. Si chiamava Rok e alla sua testa rasata si contrapponeva la folta barba castano-rossa raccolta in trecce che si colpivano rimbalzandosi addosso ad ogni movimento del gigante. Rok era un alto ufficiale dell'esercito Helita di stanza sull'Asia ormai da qualche anno. Tutti lo conoscevano e lo temevano soprattutto da quando diede spettacolo con uno dei suoi sottoufficiali. Si raccontava da testimoni oculari che Rok era sopravvissuto ad un colpo di pistola ravvicinato alla tempia sparato da un suo sottoufficiale geloso del rispetto di cui godeva e dell'ammirazione che Nefilio in persona godeva per lui tanto da avergli promesso il posto di guardia personale non appena una delle stesse non fosse morta. Ciò che gli diede la fama di spietato assassino e il motivo per cui tutti cercavano di stargli alla larga però fu per quello che fece al suo attentatore. Tagliò lui sia le gambe che le braccia e, dopo avergli curato le ferite in modo che non morisse, lo gettò legato a una piccola "zattera" collegata da cavi alla Nave Madre creata da lui stesso con materiali di fortuna nello spazio dandogli sufficienti bombole d'ossigeno perchè la morte arrivasse prima di stenti che per soffocamento. Il corpo del sottoufficiale si poteva vedere dalla sala mensa mentre agitava la testa, unica parte che riusciva a muovere, disperandosi. Ci vollero tre giorni perchè il corpo smise di muoversi e altri cinque prima che persino il comandante della nave trovasse il coraggio di ordinare di tagliare i cavi.

Creations - Sotto il sangue degli UmaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora