7. La mancanza di Lydia

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Allison's pov

Ieri ho fatto del mio meglio per aiutare i miei amici ed ora sono seduta sul letto da ore, senza riuscire a staccare la spina del mio cervello e riposarmi e senza la minima voglia di alzarmi e utilizzare questo tempo prezioso per fare altro, come ad esempio affinare le mie abilità con i poteri. Sono in quel punto della vita in cui è come se fossi su un enorme grattacielo e con due sole possibilità: buttarmi e riuscire a vedere cosa di bello potrebbe esserci di sotto, oppure restare qui sopra con la sicurezza del presente, senza rischiare. Mi sento esattamente così. 

Il problema è che fino a qualche giorno fa, se mi avessero chiesto quando voler dire a Scott e agli altri della mia vita, avrei sicuramente risposto che avrei aspettato sino al pieno controllo. Ma ora...ora è diverso. Li ho già aiutati un po' di volte in segreto, ma facendo in questo modo ho solo permesso ai loro dubbi ed alla loro inquietudine di aumentare. Ed io non voglio minimamente fare del male a loro né tanto meno continuare questa terribile farsa, che fa stare male anche me. Sono così stanca di ascoltare e fare ciò che gli altri mi dicono di fare, che se mi venisse un colpo di testa, raggiungerei Scott anche ora per parlargli. 

Continuo con questo massacrante monologo mentale fino a quando, finalmente, decido di alzarmi da questo maledetto posto e vestirmi. Cerco di trovare qualcosa di carino da indossare nell'armadio che è lì con i miei vestiti, che mi aspetta da mesi. Tra le altre cose ritrovo dei jeans, una maglietta grigia, un giacchetto di colore neutro e la mia vecchia sciarpa turchese. E, come in un flashback, mi torna in mente il giorno in cui io e Scott ci siamo visti per la prima volta. Mi ero appena trasferita qui e timidamente venni introdotta nella classe in cui c'era anche lui. Ricordo tutto come se fosse ieri e, fiduciosa che lo ricordi anche lui, decido che è ormai arrivato il momento di riutilizzare quei vecchi vestiti per andare da S., cercare di scavalcare il muro che ci ha divisi, per tanto tempo e riavere indietro tutto ciò che per mesi è stato solo un tanto meraviglioso, quanto distante sogno.

E' l'alba, ma non mi importa: in un modo o nell'altro andrò da lui. Esco senza far rumore, per evitare che mio padre si svegli e mi incammino verso casa sua. So bene dove tengano le chiavi di riserva ma, non volendo far prendere un colpo a Melissa, cerco di arrampicarmi sul tetto per raggiungere la finestra della sua camera, che fortunatamente è aperta. Quando ce la faccio, lo vedo lì che non riesce a dormire e fissa l'ultimo quarto della luna, come se fosse il vuoto. Quando sono sul punto di entrare, lui si gira dall'altra parte e per un attimo sono felice di questo: posso, infatti, entrare senza sentirmi troppo osservata. Ora che sono nella sua stanza, partendo con un banalissimo "Ciao Scott...", inizio a parlare incessantemente e a raccontargli di quanto mi sia mancato in questo tempo, di quanto avessi voluto parlargliene prima e del fatto che non ne avessi avuto occasione e possibilità. Continuo così per più di 30min, andando nervosamente avanti e indietro per la stanza, e nel momento in cui concludo con un altrettanto banalissimo "Sono qui per te, sono tornata.", lui si gira. Sto per saltare sul letto ad abbracciarlo, quando mi rendo conto che in realtà si è addormentato e si è girato solo per stare in una posizione più comoda. 

Così senza fermarmi a pensare, scappo via dalla finestra. Mi avvio per la strada e scoppio a piangere. Non credo di essermi sentita così tanto stupida in tutta la mia vita. Ero partita col presupposto di riuscire ad abbattere quello stupido muro che ci divide e mi ero illusa di avercela fatta, ma a quanto pare il mio istinto ha sbagliato. Probabilmente non potrei sentirmi peggio di come mi sento ora. Inizio a correre come un'ossessa verso casa. Le lacrime sembrano tagliarmi il volto e l'affanno, dovuto al continuo correre senza fermarmi, mi uccide. Mi fermo un istante e poi riprendo, con ancora più rabbia e delusione di prima. Quando arrivo, corro su nella mia stanza e prendo il telefono mio padre. Mi fermo sul letto e senza minimamente pensarci, inizio a scrivere a Lydia come se fossi lui, che ho un urgente bisogno di vederla. 

Ho bisogno della mia migliore amica, ho bisogno della sua presenza e lei mi risponde dopo qualche ora. 


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